I “FURBETTI DEL COVID”, E MENO MALE CHE C’ERA UN MINIMO DI CONTROLLO

L’INPS pare abbia accertato che durante il “lockdown” siano nate qualcosa come 2600 nuove aziende, fittizie, che per godere della Cassa Integrazione hanno retrodatato assunzioni che, guarda caso, si riferiscono a parenti ed amici. Naturalmente c’è da indignarsi, ma con l’aria che tira c’era da aspettarselo. L’aria che tira e che ha un sapore mefitico di evasione fiscale, corruzione, abusi di potere, appalti truccati, false donazioni ed altro. C’è da dire che queste “pratiche” non sono altro che il risultato di un degrado generale che parte dall’alto, provocato dalla totale disattenzione dalla questione morale per la quale Enrico Belinguer si è sempre battuto.Questa è stata sostituita, e confusa più che altro con il principio di innocenza che attende il terzo grado di giudizio per potere poi dichiarare colpevole chi è chiamato a difendersi da accuse di tutto quanto citato e alla faccia proprio della questione morale. Oggi neppure il terzo grado è sufficiente per salvaguardare, anche se in ritardo, la morale. Registriamo infatti la presenza di indagati, rinviati a giudizio, condannati che tranquillamente girano nei palazzi delle istituzioni, in spregio proprio alla questione morale, e alla decenza, e che fa da esempio per chi poi si comporta come quelle 2.600 aziende citate. In una commedia di Eduardo De Filippo, Napoli Milionaria, il padre discute con il figlio proprio sull’onestà della classe dirigente dell’epoca, siamo intorno al 1942. Il figlio per sancire un diritto che viene proprio da quella disonestà gli risponde, sempre riferito alla classe dirigente: “’o vuò sapé? Arruobbe tu, arrobbo pur’io” (lo vuoi sapere? Rubi tu, rubo anche io). Ed è questa quindi la morale che se ne trae da certi comportamenti che arrivano dall’alto. La molla che fa scattare il piccolo furfante che in questo degrado trova la giustificazione per essersi “uniformato” all’andazzo generale, “al modus vivendi” di quella parte di classe dirigente che, per ben altre quantità di danaro, aggira le leggi dello Stato, che si arricchisce approfittando di ogni occasione che gli capita sottomano, senza più preoccuparsi se pulita o sporca. Naturalmente, e per fortuna, c’è una grande maggioranza di questa classe dirigente che rifiuta certe “pratiche”, che ha bene in mente il ruolo e la responsabilità che questo comporta, la fedeltà allo Stato ed alle leggi. Purtroppo però, quasi sempre sono sopraffatti da quella parte disonesta, che è pure prepotente e che non ha nessuna remora nel raggiungere i suoi scopi, anche perché qualcuno prima di loro ha provveduto a sedare l’opinione pubblica abituandola a certi comportamenti che ormai pare siano entrati nella norma e non costituiscono nemmeno più un pericolo per il consenso, sempre riferito a quella parte “infedele” dell’attuale classe dirigente.E per fortuna che erano stati previsti dei controlli, al contrario di chi voleva una distribuzione a pioggia di soldi con un “semplice clic”.