AGLI STATI GENERALI E’ LA VOLTA DI BONOMI

Dunque oggi dovrebbe toccare a lui, al grande oppositore,presentarsi a Villa Pamphili, agli Stati Generali, per raccontare le visioni dell’imprenditoria italiana che fino dall’inizio ha sottoposto il governo Conte al fuoco di fila.Toccherà al neo presidente di Confindustria che ha voluto estremizzare i rapporti con le istituzioni a raccontare la sua visione..Bonomi, ancora prima, dovrà dire in faccia a Conte tutto quello che ha raccontato attraverso media e giornali facendo del male al premier ma soprattutto alla sua categoria ed al suo Paese.Giuseppe Conte lo sa bene fino da prima degli esordi dall’inizio della guida di Bonomi a Viale dell’Astronomia, quando il leader degli imprenditori criticò la strategia impostata per la Fase 2 accusando che certe scelte avrebbero potuto: “fare peggio del virus”.Frase precededuta e seguita da altre che ben poco hanno di costruttivo e lasciano solo intravedere una visione e di un ruolo che in momenti come questo ha grande responsabilità sui destini del Paese anche se fosse solo per l’immagine che trasmette ai mercati esteri.Una sensazione confermata da altre dichiarazioni al vetriolo contro il governo che lasciano perplessi e che riportano alle estremizzazioni, ad accentuare quelle spaccature all’interno stesso di Confindustria, come evidenziato del resto dal voto con il quale era stato eletto. Bonomi in questo inizio di mandato ha proseguito nel suo cammino distruttivo nei confronti dei rapporti con il governo e lo ha fatto di recente, intervistato dal quotidiano francese Les Echos, spiegando che «l’Italia sta scegliendo di favorire l’assistenza invece di liberare l’energia del settore privato. Mi aspettavo dal governo un piano ben dettagliato con un calendario e obiettivi specifici. Questo piano non l’ho visto e sarei curioso di leggerlo».Una accusa di dilettantismo, improvvida, che sarebbe potuta venire dal leader di un movimento radicale piuttosto che dal responsabile di quel mondo da cui ci si aspetta la forza, lo scatto, l’impulso verso uno sguardo comune alla ripresa del cammino. Non singole osservazioni magari alternate da frasi concilianti ma una serie impressionanti di accuse come quella presente nella prefazione al volume “Italia 2030”, dove Bonomi sembra parlare da esponente dell’opposizione: “È mancata finora una qualunque visione sulla Fase 3, da far seguire a chiusure e riaperture. La fase cioè in cui definire sostegni immediati alla ripresa di investimenti per il futuro, riprendendo e potenziando in toto l’impianto d’Industria 4.0” e “affiancandovi un grande piano Fintech 4.0».Una interpretazione, quella di Bonomi, che non lascerebbe spazio di intesa che pare andare ben oltre la misura.Il tutto per una accusa di dilettantismo che risulta non più velata ma piuttosto evidente, distruttiva.Che strategicamente propone una indisposizione al dialogo e che inquieta non solo l’inquilino di palazzo Chigi ma tutta la politica anche quella della quale Bonomi sembra essere l’espressione.“Mi dicono che quando c’è un nuovo insediamento c’è una certa ansia da prestazione politica” risponde indirettamente il presidente del Consiglio, Conte, nel corso di una intervista diffusa da Fanpage.