LE MACERIE DEL BERLUSCONISMO.
“La corruzione di ogni governo comincia quasi sempre con quella dei princìpi.” C.L. de Secondat, barone di Montesquieu. Ho atteso un paio di giorni prima di parlare della manifestazione di sabato del PDL. E sarebbe anche corretto scrivere che sono stati due giorni d’attesa, d’attesa di un intervento del Presidente Napolitano. Ma è stata attesa vana. A differenza di quanto accadde il 12 marzo, con la manifestazione davanti il Tribunale di Milano, stavolta il Presidente si è limitato a sottoscrivere la moscia difesa d’ufficio dei magistrati fatta dal suo vice al CSM, Vietti. Ho atteso una reazione da parte di Enrico Letta da Pisa, che come Presidente del Consiglio, vedendo il suo vice, nonché Ministro dell’Interno, sul palco di una manifestazione in cui è stata attaccata la magistratura, pensavo sarebbe intervenuto pubblicamente. Ed invece reazione privata, nel tragitto che portava i ministri alla scampagnata dell’abbazia di Spineto, in cui pare che giovin salvatore della Patria non sia stato tenero col suo vice. Che poi sia anche riuscito a convincerlo, che un vice-Premier ad una manifestazione contro uno dei poteri dello Stato, sia una cosa vagamente eversiva non ci scommetterei. Ho atteso, ma nulla. E intanto mi chiedevo, ma perché il Cavaliere ha voluto alzare i toni, proprio ora che è riuscito a rientrare nel giro del potere, col rischio di fare cadere il Governo? Le possibilità che sono riuscito a trovare sono tre. La prima è che, consapevole che una condanna nel processo Ruby sarebbe davvero un colpo esiziale per lui, ha perso ogni capacità di scernimento, ed ha sparato una cartuccia populista, convinto che, circondato dal suo popolo, si sarebbe sentito al sicuro; applicando la solita, ed assurda, massima secondo cui un politico portato in alto dalla maggioranza degli italiani è al di sopra anche della legge. Non credo che questa sia la strada migliore per inquadrare la vicenda. Che il processo Ruby sia per lui un grosso peso, dall’esito incerto, anche politicamente, è senz’altro vero. Ma negli anni ha dimostrato ampie capacità di autocontrollo. Probabilmente la verità è da cercare altrove. Seconda possibilità, ha voluto vedere fino a dove poteva spingersi senza suscitare una reazione dei suoi sottoposti di sinistra. Se questa è la spiegazione, già più probabile, allora i suoi risultati sono stati migliori. A parte qualche dichiarazione indignata, la risposta della sinistra è stata ridicola. Una sinistra vera, non ostaggio del potere incantatore del Cavaliere, avrebbe già fatto saltare il Governo, si sarebbe opposta, con tutta la sua forza, ad un’esperienza che la vede affiancata ad un Ministro della Repubblica che sale sul palco in cui si attacca la magistratura. Una sinistra vera non avrebbe perso un secondo per archiviare questa vergognosa vicenda. Si, infatti, una sinistra vera. Dunque, ramanzina privata del Premier al suo vice, e tutto come prima. La terza ipotesi, per spiegare la manifestazione di sabato, è che Berlusconi volesse far saltare il Governo, o almeno abbia fatto il primo tentativo. Conscio che, secondo i sondaggi di questi giorni, se si tornasse alle urne ora, avrebbe la maggioranza dei voti, dunque maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato, avrebbe cercato di spingere la sinistra a far saltare il Governo. Attenzione a questo passaggio, al momento non gli converrebbe farlo saltare lui il Governo, ed infatti predica calma ai suoi, ora come ora vuole spingere la sinistra a farlo saltare. Così in campagna elettorale avrebbe la carta per cui i traditori, e del patto governativo e delle indicazione del Capo dello Stato, sarebbero quelli del PD; che traditori lo saranno pure, ma non certo dei patti con lui, ma tutt’al più dei propri elettori e della propria storia. Però, in questo caso, dimostra di non avere fiducia nel PD, eppure gli ultimi anni dovrebbero avergli insegnato qualcosa: il PD non lo tradirebbe mai. Ritengo la terza ipotesi la più probabile. Allora si potrebbe pensare che abbia fallito. Probabilmente si. Per questo sono convinto che abbia ragione chi pensa che sarà lui personalmente a far saltare il Governo nel caso in cui, il 25 giugno o quando sarà, arriverà una condanna di primo grado del Rubygate. Però, se accadrà ciò, non è detto che otterrà il suo scopo. Bisogna tenere in conto una prospettiva. In questi giorni Napolitano non ha reagito alla manifestazione di sabato. Se da un punto di vista istituzionale è stato un silenzio grave, da un punto di vista politico è stato ciò che ci si poteva aspettare. Il Presidente è il demiurgo di questa operazione politica, un suo intervento duro avrebbe potuto provocarne la rottura; da qui questo silenzio, grave gravissimo, ma funzionale alla prosecuzione dell’esecutivo. Ma se fosse il Cavaliere a far cadere il Governo? Siamo proprio sicuri che Napolitano scioglierebbe le Camere? Ove Berlusconi operasse come preventivato, penso che il Presidente tenterebbe la formazione di un nuovo Governo. E con i movimenti politici a cui stiamo assistendo in questi giorni, soprattutto le fronde che stanno spaccando il Movimento 5 stelle, non è da escludere che tra un paio di settimane si potrebbero creare quelle condizioni, che sono mancate all’indomani del voto di febbraio, per un Governo di minoranza del PD, riunito a SEL, e con l’appoggio dei pentastellati. In definitiva non è così scontato che i piani del Cavaliere raggiungano gli scopi da lui inseguiti. E se dovesse accadere questo, il Cavaliere rischierebbe molto, anche dal punto di vista politico. Ciò che invece è incredibile, e sinceramente triste, è che questo maledetto ventennio, in cui Berlusconi ed il berlusconismo hanno dettato legge e tempi della politica, non sia ancora finito. Ciò che causa un terribile senso di sconforto è che gli italiani non siano, ancora, riusciti a comprendere la portata del danno provocato, da questa destra, alla Nazione. Danno che si registra in ogni settore della vita pubblica: economia, istituzioni, diritto, società, politica. Siamo talmente sottomessi, culturalmente ed ideologicamente, al berlusconismo che una manifestazione come quella di sabato, che in qualunque Paese civile avrebbe provocato sdegno nella quasi totalità della Nazione, per quasi un terzo degli italiani era legittima e giusta. E tale decadimento morale, civile e politico è stato portato, ancora una volta, al Governo; grazie al PD. Il barone di Montesquieu, se avesse vissuto nell’Italia di oggi, sarebbe emigrato. Come molti italiani, che non riescono più a vivere nel proprio Paese, e non a causa dei clandestini, ma per colpa dei risultati del berlusconismo. Oggi viviamo sulle macerie di quello che siamo stati, e non vediamo il momento della ricostruzione. Ma abbiamo fiducia: forse, prima o poi, quel momento arriverà.
