L’ARTICOLO 21 DELLA COSTITUZIONE E’ SACRO. MA ATTENTI AI TONI SUL WEB.
Sembra che in Italia, tutto in una volta, ci si sia accorti dell’esistenza del web, e che in questo mare magnum si commettano reati. Che ci sia una nuova attenzione verso tutto quello che circola in rete è indiscutibile, che tale attenzione stia toccando il suo massimo è altrettanto indiscutibile; come è senz’altro vero che ciò sta accadendo alle opinioni espresse sul web. Il tema è complesso e delicato, ci si muove sempre tra diritti costituzionalmente tutelati, diritto di libera espressione e diritto di tutela della persona. Il vero dramma è che spesso il diritto di espressione lo si amplifica oltre i suoi limiti, nulla di cui stupirsi che anche i diritti abbiano dei limiti, ed anche i diritti costituzionalmente tutelati. Il problema nasce quando il diritto di espressione viene concepito come illimitato, o meglio viene corrotto fino a farlo diventare diritto di offesa altrui. La questione è esplosa, nuovamente, stamane, quando Grillo ha pubblicato un nuovo post, e stavolta, per la prima volta nella sua storia, senza possibilità di commenti. I fatti. Nel maggio dello scorso anno, Grillo pubblicò un post sul reato previsto dall’art. 278 del codice penale, che prevede il reato di offesa all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica. Nel post si chiedeva al Presidente Napolitano di chiedere l’abrogazione del reato, in quanto retaggio di altre epoche storiche, e soprattutto perché “Il confine tra satira, critica e vilipendio (“considerare vile”) è materia più indefinibile del sesso degli angeli”. A questo post seguivano, come costume del blog, una serie di commenti. Alcuni, ancora presenti, davvero truculenti ed offensivi oltre ogni limite di decenza, nei confronti del Presidente. La Procura di Nocera Inferiore apre un fascicolo contro 22 di questi commentatori. Oggi Grillo ha riportato parte di quel post, aggiungendo una postilla “In sostanza sotto indagine per “vilipendio“, un termine che può racchiudere qualunque opinione, giudizio, valutazione ritenute offensive. Chi può essere al sicuro di un’eventuale denuncia per una critica al Presidente della Repubblica? Allora, per difendersi, l’unico mezzo è non scrivere più nulla. Bocche cucite. Dita bloccate sulla tastiera. Commenti oscurati.” Richiamare il termine vilipendio è un errore, infatti il reato prevede l’offesa al decoro ed al prestigio del Presidente. E vi è una tutela particolare, rispetto ad esempio alla diffamazione comune, proprio per la rilevanza della carica, infatti ad essere tutelata è principalmente la carica, e non la persona. Che questo possa considerarsi antistorico è una valutazione che mi sembra si possa rigettare. Se da un lato è vero che spesso il confine tra critica, satira ed offesa è molto labile, e spesso attiene alla percezione e sensibilità di chi ascolta, dall’altro è altrettanto vero che le frasi che ho letto non avevano affatto il carattere liminale che ora si vuole dare loro. Sono presenti offese truci ed insopportabili. D’altra parte, se il senso ultimo del post, voleva essere quello di indicare una sorta di censura in Italia, forse proprio lui non dovrebbe parlare. Lui che sarebbe obiettivamente passibile di essere querelato dal Presidente, e se ciò non è successo è proprio perché gode di uno status diverso, per carisma o altro, da ogni altro cittadino, e da ogni altro suo elettore. Ed infatti Grillo si permette di offendere Napolitano, e viene ricevuto durante le consultazioni, altri suoi elettori finiscono indagati; sebbene bisogna ammettere che non mi ricordo di aver sentito mai dire a Grillo frasi offensive come quelle che ho letto nel suo blog, a commento di quel post. Purtroppo il popolo del movimento, non tutto come è giusto sottolineare, ha un’idea del tutto falsata dei meccanismi della società. In parte mi ricordano, ma solo come processo psichico, certi ragionamenti di Berlusconi. Mi spiego. Per il Cavaliere il fatto di essere votato dagli elettori, gli regala uno status che, secondo il suo punto di vista, dovrebbe metterlo al riparo da ogni indagine. Molti fanatici grillini pensano la medesima cosa, almeno in relazione ai reati di diffamazione, semplice o specifica che sia, solo perché portatori di una rivoluzione, e dunque di ideali di giustizia sociale. Ragionamenti indegni, entrambi, di albergare in una democrazia. Stia tranquillo Grillo, criticare chiunque, ed anche il Presidente Napolitano, è possibile, e nessuno meglio di Grillo stesso dovrebbe saperlo. Il problema sono i toni, i contenuti, le cose dette. Insomma è un problema di stile. E come si sa, lo stile o uno ce l’ha oppure no.
