I TRE PROBLEMI DELLA VITA POLITICA ITALIANA

I TRE PROBLEMI DELLA VITA POLITICA ITALIANA

Qualche giorno fa un mio amico, ex sostenitore della sinistra ed oggi transfugo del 5stelle, sosteneva una cosa, su cui mi ha costretto a riflettere. “Ma con Quello li (guai a pronunciarne il nome) ancora a dettare legge dopo vent’anni, il vostro unico problema è Grillo?” Dicevo che la cosa mi ha costretto ad una riflessione un po’ più approfondita di quanto superficialmente la frase meritasse. Ed allora ha ragione ha sostenere questa tesi? Sicuramente non ha torto, ma credo si possa affermare, con altrettanta sicurezza, che non abbia parimenti ragione. Mi spiego. La nostra democrazia, melius il nostro sistema politico, ha da circa venti anni due evidenti problemi. Il primo è sicuramente l’uomo di Arcore. Sceso in politica, a suo dire, per rinnovare il morente mondo dei partiti – ricorderete gli strali contro i politici di professione e l’elogio dell’uomo imprenditore – dopo la tempesta di Tangentopoli, ha finito non solo per diventarne il più puro rappresentante, ma ha in più introdotto tanti di quei virus, che oggi il corpus partitico è totalmente agonizzante. Per quanto, soprattutto negli anni ’80, i partiti spesso avessero abbandonato la ricerca del bene comune, per rinchiudersi nell’autoconservazione del proprio potere politico ed economico, mai era accaduto prima di allora che una persona scendesse in politica esclusivamente per tutelare i propri interessi economici e per tutelarsi, tramite questa via, dalle inchieste giudiziarie che lo riguardavano. Mai, prima del Cavaliere, il conflitto d’interessi aveva fatto irruzione nella politica in maniera talmente sfacciata. Ed ancora, l’arroganza con cui ha gestito la propria posizione, conquistata grazie a indubbie doti comunicative ed un potere mediatico senza precedenti, lo ha portato a scontrarsi con tutto ciò che intralciasse il suo cammino; e per la prima volta nella storia della Repubblica il conflitto con organi e figure di tutela si è trasformato in mezzo di lotta politica; basti far mente agli scontri indecenti con la Corte Costituzionale o con i Presidenti della Repubblica. Senza contare l’avvelenamento del clima sociale, e la spaccatura che ne è conseguita; dal suo avvento la dialettica politica, anche a livello di semplici cittadini, è diventata battaglia quotidiana, sostenuta da odio e irrazionalità. Ha sicuramente ragione il mio amico ad individuare in “Quello li” la causa prima del decadimento politico italiano, e   il primo e più grande problema dell’Italia. Il secondo, di tali problemi, è stata, ed è, la sinistra, ed il suo patito principale. Sarebbe dovuto essere l’argine naturale, in campo politico e sociale, alla deriva populista del berlusconismo. Ed invece, salvo alcuni momenti in cui è riuscita ad affidarsi a persone preparate e moralmente ineccepibili (vedi Prodi), ha fallito totalmente il suo compito. Anzi il comportamento della sinistra ha ingenerato il dubbio che, se non proprio complici, essi siano stati quanto meno fiancheggiatori dell’uomo di Arcore; e l’attuale Governo certo non aiuta a fugare questo dubbio tremendo. In questo quadro si pone l’arrivo di Grillo e del suo movimento, anzi potremmo correttamente dire che, in parte, tale avvento sia stato figlio di questa situazione. Si poneva, il Movimento, come momento di rottura, come teorica rivoluzione – si vedano le splendide considerazioni presenti in questoarticolo– ed invece ha finito per fallire completamente. In verità, sin dall’inizio, vi erano molti dubbi che i grillini potessero portare davvero qualcosa di nuovo nel mondo politico. Anzi alcuni caratteri, già visibili in campagna elettorale, dovevano far riflettere, e costringerci a vedere le similitudini col Cavaliere. Si prenda, ad esempio, il primo dei caratteri negativi della destra berlusconiana: l’essere un partito di una sola persona, che ne dispone come meglio crede. Ebbene questo carattere, del tutto nuovo nella politica italiana, è replicato in toto anche dal Movimento. Appena si alza qualche voce dissenziente da Grillo, ecco il capo interviene e azzerare le posizioni personali (ricorderete la riunione all’agriturismo all’indomani dei primi malumori, dopo le prime fasi politiche della legislatura). Il Movimento, come Forza Italia prima ed il PDL poi, appartiene ad una persona, che ne detta regole e idee. Se qualche dubbio avete in proposito, è sufficiente immaginare un’elezione in cui manchi Grillo a far campagna elettorale; secondo voi che percentuali avrebbero i pentastellati? Altro carattere del berlusconismo che è presente, in toto, nel grillismo è lo scontro con le cariche dello Stato che osino criticare le sue posizioni. L’ultimo indecente scontro di Grillo è quello con la Boldrini, rea di aver difeso, come suo dovere in quanto Presidente della Camera, il Parlamento dalle stupidaggini del comico genovese. Che poi lo stesso suggerisca alla Presidente di studiare la Costituzione, proprio lui che la legge a proprio uso e consumo (chi vi ricorda?), dà la misura di quanto lo stile proprio del berlusconismo sia stato copiato da Grillo. A tutto ciò si aggiungano altri aspetti del Movimento, da una ignoranza diffusa ad un programma assurdo, dal populismo ignorante fino alla totale mancanza di un’idea generale alla base dell’azione politica; tant’è che esso si è posto come una macchina di distruzione nichilistica della politica senza la capacità programmatica necessaria per ricostruire successivamente. Grillo, con il suo Movimento, doveva essere la soluzione ai primi due problemi della nostra democrazia, ha creato invece qualcosa che è incapace di risolverli, e ciò ne fa automaticamente un problema ancor più grande. Ed i risultati delle amministrative, che attenti a credere che non abbiano nesso alcuno con i risultati generali del Movimento, dimostrano come molti elettori se ne stiano accorgendo e lo stiano abbandonando. Dunque non ci sono dubbi che il mio amico aveva in parte ragione, nell’individuare in Berlusconi il primo problema dell’Italia, ma aveva torto nel non considerare Grillo un problema, al momento ancora minore ma con forte capacità di poter diventare, domani, il problema numero uno della nostra politica.