CALIMERO A 5 STELLE

CALIMERO A 5 STELLE

SulFQonline di ieri è stato pubblicato un bell’articolo di Andrea Scanzi, molto crudo nella forma ma con vari spunti su cui riflettere. La tesi da cui si parte è che la vicenda Gambaro, ed altre vicende similari che riguardano il Movimento 5 stelle, non solo non sono così importanti e che l’attenzione mediatiche alle stesse ha uno scopo ben preciso. Ma su questo torneremo tra poco e, avendoci scritto giustoieri, non sono così convinto che la vicenda sia di poco rilievo. Uno dei punti più interessanti dell’articolo è quello in cui si sostengono i meriti del Movimento: esso ha presentato una ventina di DDL, rinunciato al finanziamento pubblico, registra più presenze rispetto altri partiti ai lavori (sia di aula che di commissione), ha preparato la battaglia per l’ineleggibilità del Cavaliere, appoggiato la proposta del PD per il ritorno al Mattarellum (proposta sabotata dallo stesso PD, anche se in effetti mi sembra di ricordare che la prima proposta di legge in tal senso sia stata di SEL, ma poco importa) ecc ecc; eppure ciò che passa nell’opinione pubblica, causa la stampa di regime (N.D.R. non usa queste parole, ma il concetto è più o meno questo), è l’idea di un gruppo di incompetenti teleguidati dai loro due capi. Dunque, riassumendo la tesi, pur avendo fatto il M5S determinate battaglie, queste non vengono raccontate dalla stampa e percepite dall’opinione pubblica, di contro si mette enfasi su vicende tipo quella della Senatrice Gambaro e simili. Scanzi ha ragione. Chiunque dotato di onestà intellettuale dovrà riconoscerlo. Ma il fatto che abbia ragione nel sottolineare le battaglie affrontate dal Movimento, non fa che accrescere esponenzialmente l’errore di fondo, compiuto a febbraio, che si perpetua fino ad oggi. L’errore, secondo chi scrive, risiede in ciò: poiché sono stati votati ed eletti proprio per condurre queste battaglie e per portarle fino al successo finale, farlo da una posizione di minoranza in cui si sono chiusi volontariamente, sapendo che da quella posizione non avrebbero potuto fare assolutamente nulla, ha di fatto tradito il loro mandato ed i loro elettori. Questo, sul presupposto – da sottolineare a pena di un discorso monco- che avrebbero potuto avere un ruolo tale, sarebbero stati fondamentali per l’esistenza stessa del Governo di cambiamento, da cui portare a casa, per loro e per tutti noi, molti successi. Ciò nulla toglie al trattamento indecente, e lo scrive chi li ha da sempre criticati ma nel merito, che ricevono sulla stampa; ma in parte se lo sono cercato loro con l’atteggiamento di scontro continuo con la stessa; d’altra parte non fanno nulla per evitare che i giornalisti e l’opinione pubblica abbiano la possibilità di denigrarli. Le loro battaglie sono importanti ma svolte dalle retrovie, dunque senza possibilità di successo; e lo sono per scelta consapevole del loro capo con cui i parlamentari, ai tempi del dopo voto, una discussione avrebbero anche voluto farla seriamente, ma non gli fu permesso. Chiunque osava suggerire un’apertura verso un Governo Bersani veniva accusato di essere un traditore, tipo untore di manzoniana memoria, e quasi gettato dalle finestre di Montecitorio o Palazzo Madama. Dunque in questa -comunque indecente- situazione si sono cacciati loro stessi; se consapevolmente o per ingenuità, non saprei; ma questo è. Successivamente Scanzi sottolinea alcuni errori, come dire, di gestione del dissenso interno; peraltro sottolineando come in un partito il dissenso deve esserci, e deve essere saputo gestire. Sul punto circa la necessità del dissenso interno sono in perfetta sintonia col giornalista del Fatto; ciò però mi porta a fare un’analisi di profonda critica verso il M5S. In quel movimento il dissenso non può esistere. Qui non stiamo più discutendo del saper gestire le scaramucce tra parlamentari; qui il problema è che nella galassia pentastellata deve, e sottolineo deve, vigere il pensiero unico, che non è quello della rete, ma quello di Grillo. Partendo da questo presupposto, non solo non potrà esistere dissenso, e dunque discussione interna, ma neanche democrazia interna. E questo è un aspetto che mette paura: può un partito democratico non praticare la democrazia al suo interno? Ed attenzione il tanto vituperato PD, a cui non sono mancate le critiche pesanti neanche da parte mia, certe dinamiche non democratiche non le adotta. Chiariamoci un Civati nel Movimento sarebbe stato sbattuto fuori, e deriso, insultato e minacciato da metà degli internauti italiani dopo il primo post; nel PD è ancora lì a combattere la sua battaglia interna. Per tornare alla tesi iniziale, l’affare Gambaro è importante. E lo è per tutta una serie di ragioni. Primo perché se fosse espulsa davvero sarebbe l’ennesima dimostrazione di come in quel partito comanda un uomo; nessuna differenza dal PDL, anzi forse sì, perché oggi non sono così sicuro che il Cavaliere sia ancora il dominus assoluto. Secondo la vicenda che si svolgerà oggi è importante per quello che potrebbe conseguirne, e di cui ho già parlato nell’articolo di ieri, sopra citato. In conclusione, capisco le ragioni che stanno a difesa del Movimento, ma quelle ragioni, solo teoriche, sono sorpassate e soprafatte dalla realtà delle cose, di un Movimento che si è voluto ghettizzare in un’opposizione miope ed inconcludente, e gestita sul piano sia comunicativo che della gestione interna in maniera del tutto insoddisfacente. In pratica, al netto della partigianeria di alcuni quotidiani, raccolgono quasi tutto ciò che seminano.