PENSIERI E PAROLE SUL CALCIO, SECONDO LUCIANO MOGGI

Le cose che l’intervista, e Moggi, non hanno detto, o perlomeno non del tutto Nell’intervista rilasciata a Giancarlo Dotto sul Corriere dello sport, c’è veramente tutta l’anima di Lucky Luciano, nel bene e nel male. Ora è radiato, credo di poter dire giustamente, ne ha fatte tante, altre si è solo vantato di averle fatte, a lui piaceva così, anche millantare, il suo “ mo’ c’è penso io” era un totem, a lui piaceva rassicurare, gestire, comandare, scegliere, decidere, soprattutto piaceva far capire che lui era Moggi e gli altri, venivano dopo, presidenti compresi. Tante sentenze, passate in giudicato, hanno raccontato una verità processuale, che va accettata, o almeno dovrebbe, e hanno sentenziato che la Juventus non ha 36 ma 34 scudetti, ( Moggi, ovviamente, ne rivendica 36) anche questa sentenza andava accettata, anche se così non è mai stato. Difficile però, nel parlare di Moggi, negare che era il più bravo, il più capace, il più competente, il più furbo, ma anche quello che lavorava di più, e quello che aveva spesso e volentieri le intuizioni giuste.Moggi c’era sempre per tutti, non snobbava nessuno, e al telefono rispondeva a tutti, perché amava essere al centro di tutto. La sua colpa: non si accontentava di vincere, voleva stra-vincere e siccome quando qualcuno stra-vince succede sempre che qualcuno stra-perde, questo qualcuno, coalizzato a i numerosi perdenti del tempo, si è coalizzato per farlo fuori, e ci è riuscito. Aveva cominciato a dare la scalata alla Juve, ( litigava con Montezemolo perché non gli dava sufficienti macchine da regalare per le sue pubbliche relazioni) e tramite Gheddafi era in possesso con Giraudo di numerose azioni della Spa Juve, puntando a diventare il proprietario alla morte degli Agnelli, ovvio Montezemolo non è stato a guardare e si è coalizzato con gli eredi. Poi ha fatto la guerra a Carraro e Galliani perché riteneva, a mio avviso a ragione, che avessero troppo potere come presidenti di Federazione e Lega, e anche lì ha trovato dei nemici che si sono coalizzati.Anche con Moratti e Tronchetti Provera era in eterno conflitto, anche se poi lo stesso Moratti, non sapendo più come fare per vincere, si era deciso ad assumerlo. Anche Berlusconi si era stancato di non vincere più e di spendere troppo e pure lui lo voleva assumere, e al posto di Galliani. Ecco la miscela esplosiva era pronta, Moggi con il suo stra-potere aveva stancato tutti, i potenti facevano fatica a sopportare uno che in qualche modo stava superando e usurpando tutto e tutti, imperversava e vinceva, era insomma insopportabile, e decisero di farlo cadere. Moggi e il suo intervistatore non parlano di come scaturì e perché esplose calciopoli, proverò a farlo io. Ovvio Moggi ci mise del suo.Perché quando una ha il potere che aveva Moggi e quando come lui non hai paura di nessuno ( lui aveva amicizie intime con il ministro dell’Interno e con il comandante della Polizia e Carabinieri, manipolava la stampa, quasi tutta, indirizzava le tv e le trasmissioni sportive, aveva inviti per tutti i salotti buoni, nelle trasferte di Champions della Juve amava invitare autorità e chiunque detenesse un potere, certo che poi sarebbe diventato quel l’invito presto una cambiale esigibile) in realtà hai una sola grande paura:di perdere tutto questo! Moggi sospettava di tutti, non si fidava che di se stesso e temeva che qualcuno potesse superarlo e gabbarlo: si inventò la Gea con suo figlio perché aveva capito che i procuratori presto avrebbero avuto un potere enorme e cerco di anestizzare questo potere creandone prima uno uguale e più forte, ma trasversale, non in contrasto con la società ma in combutta con questa: idea geniale che però con il tempo, gli si riversò contro, perché non tutti stavano zitti, così ebbe la denuncia di Baldini ( allora ancora Agente) prima e di Antonelli poi. Quando parla degli arbitri dice una mezza verità : ha ragione, lui non li comprava, ci provo’ quando era al Torino in cambio di donnine compiacenti e fini sotto inchiesta, lui li condizionava, li voleva compiacenti, o perlomeno si preoccupava che non gli dessero contro, li chiamava, li vedeva, gli faceva regali soprattutto gli faceva capire che la loro carriera dipendeva molto anche dalla sua influenza, a lui bastava, sapeva che aveva una squadra forte, e che se un arbitro dirigeva bene e non gli dava contro, o che magari gli concedeva anche solo due calci d’angolo in più, lui la partita la vinceva lo stesso. Era arrivato anche alla Nazionale: Lippi campione del mondo è opera sua, Marcello ascoltava solo lui e ne traeva vantaggi perché solo Moggi sapeva gestire con autorevolezza i campioni e se non fosse scoppiato calciopoli, stava diventando Direttore Generale della Nazionale . Le intercettazioni erano nel tavolo di Carraro da un bel pezzo, là bomba era pronta, bisognava capire quando sarebbe stato il momento giusto, perché quella bomba non avrebbe spazzato via solo Moggi ma anche tanta altra gente e arrecato danni un po’ a tutti. Ricordate il caso Lapo Elkan a Torino e la notte con il Viados?con i giornalisti che arrivano subito li, di chi pensate sia stata la regia ? Ecco quello fu il casus-belli, in quel momento Montezemolo ruppe gli indugi, Carraro e Galliani avvisati : muoia Sansone e, se serve, anche tutti i filistei. Questo Moggi non lo aveva previsto, riteneva che quel segnale che aveva mandato a Montezemolo fosse un segnale di forza, fu invece l’inizio della fine:non avrebbe mai creduto che, per far cadere lui, fossero disposti a tanto. Successe il finimondo si dimisero presidente del CONI, della Federazione, il vice, il presidente degli Arbitri, i designatori, insomma cadde tutta l’impalcatura e le intercettazioni inchiodarono Moggi. In realtà poi la storia processuale dice che nessuna partita fu comprata, nel senso che nessun arbitro fu condannato per illecito o truffa, e anche lo stesso Moggi fu condannato ma non per illecito sportivo, ma per tutta una serie di condotte illegittime. Le intercettazioni provarono che esisteva un mal costume, tutti parlavano con gli arbitri, tutti erano intenti a crearsi dei piccoli vantaggini, tanti millantavano, poi in campo le partite andavano come dovevano andare, vincevano, quelli più forti, retrocedevano quelli più scarsi, ma esistevano due centri di potere, da una parte Moggi e la Juventus, dall’altra Galliani-Carraro il Milan e la Federazione . Ha ragione Moggi quando parla di Meani, che lo hanno fatto passare, non per il magazziniere, come dice lui, ma solo per un consulente esterno: Meani era il braccio armato di Galliani, parlava, incontrava, interloquiva con tutti i direttori di gara, chiedeva di togliere ammonizioni, e, come le intercettazioni hanno dimostrato, fece incontrare anche Collina con Galliani nel suo ristorante nel giorno di chiusura. Pensate che per una frase detta da Moggi, a lui piaceva raccontare qualche panzana “ l’ho chiuso negli spogliatoi o e mi sono portato la chiave” fu incriminato come sequestro di persona, anche se poi, al processo, l’accusa si sciolse come neve al sole. Ma si sa c’era un clima inquisitore, Moggi aveva inquinato il campionato, ucciso i sogni dei bambini, manipolando le partite, e andava condannato : anche Al Capone fu condannato per una semplice evasione fiscale, Moggi fu condannato per piccole cose, tante che si sono sommate, ma soprattutto si voleva arrivare alla radiazione e così fu. Attenzione io non voglio difenderlo, lui imperversava in lungo e in largo, voleva decidere tutto, e agiva sempre al limite e tante volte oltre il regolamento, ma io che ci ho lavorato e che l’ho conosciuto bene, posso dirvi che vinceva perché era il più bravo, il più scrupoloso, non trascurava nessun dettaglio, anzi, lo curava allo spasimo, lavorava sempre e tanto e aveva sempre il dominio di tutto e su tutti.La Juventus avrebbe vinto comunque, ma a lui piaceva vincere con certezza e preparava tutte le situazione propedeutiche alla vittoria, e le trovava. Nella sua bella intervista, ovvio, certe verità non le ha dette, le schede svizzere erano veramente una difesa perché sapeva di essere intercettato, ma lui agli arbitri faceva pressione perché qualche vantaggino alla fine lo otteneva, e gli bastava, ai designatori non si limitava ai panettoni, ( in un’intercettazione parlando con la moglie dice di preparare i regali che deve incontrare Bergamo e Pairetto , perché, “ questi non si accontentano dei panettoni”, ) lui era consapevole che queste piaggerie, questi regali gli avrebbero comunque creato dei vantaggi , sapendo che avendo in mano una fuoriserie, anche un piccolo vantaggio, lo avrebbe aiutato a vincere. A Perugia nessuno lo fece perdere, accadde l’inponderabile, e il gol di Calori fu casuale, però gli costo’ lo scudetto, l’anno seguente non perse per colpa di Nakata’, che è vero, cambiarono le regole in corsa, ma perse per una papera di Van der Sar.Ceccarini avrebbe dovuto dare il rigore, certo, lo ha ammesso pure lui,( intendo Moggi, mentre l’arbitro toscano ha avuto la vergogna di sostenere che era fallo per la Juve) ma nessuno vuole ricordare che pur non perdendo quella gara l’Inter, era comunque ancora dietro di un punto, ed è anche vero che l’Inter l’anno prima disputò tante partite con Recoba in posizione irregolare e sarebbe retrocessa se gli avessero tolto tutti i punti, e l’anno dopo, è vero che lui si preoccupò di poter vincere a Udine facile, favorendo la vittoria della stessa Udinese a Lecce, così che i friulani arrivassero salvi e demotivati, ma l’Inter aveva il destino nelle mani e, si narra, anche mezza squadra della Lazio a favore, e riuscì a perdere 4-2! Anche su De Santis non la racconta tutta la verità, ma solo la parte finale: all’inizio l’arbitro di Tivoli faceva veramente parte della “ combriccola romana” che portarono Dal Cin e Spinelli a fare la denuncia alla Procura della Repubblica ( non nomino gli altri due arbitri romani poiché sono stati assolti dalla giustizia ordinaria e quindi non voglio rischiare querele), De Santis era un dirigente della polizia penitenziaria ed era amico di Mariano Fabiani che grazie a questa amicizia divenne un fedelissimo di Moggi,( prima stretto collaboratore poi ds nelle squadre amiche)e di fatto lo divenne anche l’arbitro di Tivoli.Negli ambienti del calcio era comunque molto chiacchierato la sua vicinanza a Moggi era scontata e diverse sue direzioni furono molto, ma molto chiacchierate.Avvenne però un cambiamento, dopo qualche anno, forse perché le promesse di Moggi non si avverarono, sta di fatto che De Santis cambio il modo di arbitrare e ci furono in effetti un paio di direzioni dove la Juve e, Moggi in particolare, ebbero a lamentarsi, la leggenda narra che nel frattempo Meani lo avesse avvicinato e che, tramite Galliani-Carraro gli avessero assicurato un posto certo ai mondiali di Germania 2006, cosa che puntualmente avvenne, ma che poi con lo scoppio di calciopopoli tale nominations gli fu revocata. Moggi non racconta nemmeno, nella sua bella intervista, che aveva “costretto” la famiglia Della Valle e Lotito a piegarsi al “sistema”e che tramite il vicepresidente della Federazione Innocenzo Mazzini si adoperò alla salvezza della Fiorentina: clamorosa un’intercettazione dell’arbitro De Santis che ritornando dalla gara arbitrata disse a Mazzini” oggi ho fatto un capolavoro,”“ Calciopoli e la firma di De Santis sul capolavoro Lecce-Parma “ dai giornali dell’epoca.Quell’anno si salvarono Fiorentina e Lazio, e fu retrocesso il Bologna, del Presidente Gazzoni Frascara che falli’, e che ha ancora una causa milionaria di risarcimento danni nei confronti di Moggi e Federazione. Per concludere Moggi dice tante verità, tante cose però, ovviamente, le omette, altre le interpreta in maniera molto personale, il personaggio Moggi rimane discusso e discutibile, era sicuramente capace e strafottente, non era un Santo, anzi era molto più vicino ad essere diavolo, ma dirigenti come lui non ce ne sono più, e si vede oggi come il calcio sia ridotto, un gruppo di dirigenti che non riesce nemmeno ad eleggere un Presidente di Lega e Federazione, che sanno solo litigare per spartirsi i diritt tv, una Nazionale esclusa dai mondiali perché senza un dirigente capace e con il carisma e l’autorevolezza di poter guidare una squadra come quella azzurra, insomma pensavo che dopo Moggi sarebbe cresciuta una nuova scuola di dirigenti ma purtroppo, le cose sono solo peggiorate.