PALESTINA. ANP E HAMAS FINALMENTE TROVANO UN ACCORDO

PALESTINA. ANP E HAMAS FINALMENTE  TROVANO UN ACCORDO

E’stato raggiunto l’ennesimo accordo di riappacificazione fra ANP e Hamas, un accordo che dovrebbe riuscire a ricucire quello strappo così profondo avvenuto nel 2007, quando il movimento islamico si appropriò della striscia di Gaza in seguito ad una mini guerra civile dove morirono diverse centinaia di persone, perlopiù militanti di al Fatah. I promotori dell’attuale accordo sono gli egiziani, ansiosi di ritornare sulla ribalta internazionale e riaffermare il proprio prestigio nella regione medio orientale.Per garantire la riuscita di un accordo che in tutti questi anni è sempre fallito, gli egiziani stanno puntando tutte le loro carte su Yahya Sanwar, il nuovo capo di Hamas, succeduto a Ismail Hanyeh. Sanwar è un tipo tosto, forgiato da anni di carcere israeliano e palestinese, ed è stato rilasciato nell’Ottobre 2011 in seguito all’accordo raggiunto per la liberazione del caporale Shalit, tenuto in prigionia da Hamas per un periodo di oltre cinque anni.Il banco di prova del nuovo capo del movimento islamista è l’ennesima crisi umanitaria che sta attraversando la striscia di Gaza. A renderla particolarmente drammatica è il blocco economico voluto da Abu Mazen per influenzare in maniera decisiva la politica del movimento islamico legato a doppio filo con i fratelli musulmani. Attualmente Sanwar gode di un’enorme popolarità fra i palestinesi, molto di più di quella che i sondaggi accreditano al presidente dell’ANP, Abu Mazen. Sanwar è anche l’unico che abbia il coraggio di dire le cose come stanno, anche a costo di divenire impopolare. E i nemici non mancano, visto che Sanwar, almeno a parole, ha deciso di staccarsi dagli alleati odierni: Qatar, Erduan e Iran.Ma non basta un Sanwar per riuscire a districare i giochi di potere in corso, degni di una corte bizantina. E non bisogna affatto sottovalutare l’Iran, disposto a tutto pur di non perdere un avamposto così prezioso nella sua lotta contro Israele. E’ per questo che gli egiziani, oltre ad aver premuto al massimo per indurre le parti ad arrivare ad un accordo, proteggono il loro nuovo pupillo da possibili attentati.L’accordo raggiunto è ancora incompleto e ha ancora molte falle da tappare. Il problema più acuto riguarda le varie milizie esistenti nella galassia palestinese. Abu Mazen ha posto come pregiudiziale l’esistenza di un’unica forza militare sottoposta al diretto controllo dell’ANP. Per il momento Hamas rivendica la propria autonomia garantendo di mantenere un profilo il più basso possibile nella sua lotta armata contro Israele. Al di là dell’aspetto militare e politico, l’importanza è anche economica visto che soltanto di servizi segreti e forze di polizie varie, nella striscia di Gaza vengono impiegati circa 20 mila uomini. Ventimila stipendi che hanno un’importanza fondamentale in una società dove la disoccupazione è di casa. Come scritto poco sopra l’accordo non è completo e le zone grigie per il momento rimaste irrisolte, sono delle mine destinate a scoppiare a breve se i palestinesi, coadiuvati dagli egiziani, non riusciranno a trovare quel minimo di convivenza necessario per attenuare gli odi sviluppatisi dopo gli scontri del 2007. E in medio oriente la gente ha la memoria molto lunga.I pericoli più prevedibili provengono dai salafiti e dal Daesh, ma anche l’Iran ha molto interesse a riscaldare la frontiera fra Gaza e Israele per riportare la zona in un nuovo conflitto. Sanwar ha già annunciato che ucciderà con le proprie mani chiunque si metterà sulla sua strada. E come scrive Alex Fishman, un noto commentatore israeliano, Darwan è uno che mantiene le sue promesse, soprattutto di questo tipo. http://nena-news.it/wp-content/uploads/2017/10/hamas-fatah.jpg