CIAO, SEVERINO, COME’ERI BRAVO AD “ASCOLTARE” I LIBRI

CIAO, SEVERINO, COME’ERI BRAVO AD “ASCOLTARE” I LIBRI

Severino è scomparso. Ma Severino è sempre scomparso e riapparso. Severino era capace di dissolversi e rimaterializzarsi. Severino da giovane scompariva parecchio.Il suo fitto di capelli neri lucenti, nella stanza della cultura di fronte all’ingresso del manifesto, quinto piano. Loro avevano le belle teste,Giannicon i capelli lunghi, Marco con un’onda bionda sulla fronte, e poi Domenico con il frangettone, le gambe da cicogna. Entravo per le pile di libri, che da piccola non avevo mai i soldi per i libri. Severino guardava con la coda dell’occhio, poi ne sceglieva uno e diceva Ecco, prendi questo, però poi scrivi, domani ne parliamo. Il giorno dopo era scomparso. Dove? Non so. A Città di Castello, credo. O chissà. Aveva molti nascondigli.Scrivere di libri era difficile al manifesto perché era implicitamente vietato parlare del libro. Si doveva prenderla alla larga. Non dire di che cosa parlasse. A ben vedere il libro ci parla su molte dimensioni, diceva Seve, ammiccando. A volte il libro sussurra. Come sei bravo, Seve, ad ascoltare tutti i libri. Lui era timido e emotivo, arrossiva. Se doveva dire una cosa difficile andava al punto, altrimenti faceva gran giri, ellissi, digressioni. Cosa voleva poi dire, Severino? Non potevamo chiederglielo perché era scomparso. Trovatemi Severino, intimava Rossana.Un bel giorno lui si manifestava e aveva sulle braccia una pila di libri, uno per tutti quelli che lo cercavano. Arrabbiarsi con Severino che porta un regalo? Non possibile. Dopo mesi chiedeva: lo hai letto, poi? Ne vuoi un altro? Leggi in francese?Non so descrivere il conforto quando ho scoperto che sarebbe stato l’editor di Madri Selvagge, che tutto sarebbe rimasto in famiglia e che la vena radicale del nostro testo era in quelle grandi mani terrestri, da levatrice.Paoloci aveva convinto a scriverlo ma poi Severino se ne prese massima cura. Lo abbiamo letto una domenica a casa mia, prima di mandarlo in stampa. Ogni tanto si fermava, alzava gli occhi e diceva: questo punto mi piace tanto, con la dolcezza e lo stupore che erano il suo dono. Avevo cucinato una minestra, per il piacere di vederlo usare il cucchiaio a gran velocità. E c’erano vino rosso e del pane molto buoni, per lui.Gli ho scritto ai primi di ottobre per sapere se potevo passare. Ha risposto Ora devo andare qualche giorno a Quantico e quando torno ci vediamo, mi racconti che cosa stai leggendo, però tu nel frattempo scrivi.Eh Seve, si fa presto a dire scrivi e poi sparire.