VALERIA ROSSI: ARTISTA UGUALE ADOLESCENTE

Valeria: Devi crescere! Chi ti dice così ti aiuta solo relativamente perché anche “crescere” bisogna imparare a farlo. E soprattutto potrebbe non essere troppo tardi per farlo anche in età avanzata. Innato è che succeda biologicamente ma tutto il resto è appreso, così come rispetto alla paura, innato è che si elevino i livelli di adrenalina rispetto ad una circostanza spaventosa e anche che i muscoli si contraggano ma quello che si può (e si deve) imparare a fare è la valutazione dell’entità del rischio e la decisione sulla strategia da adottare per mettersi in salvo. Essendo una capacità che si apprende è utile avere un buon maestro che ti aiuti ad acquisire familiarità con le tue sensazioni e a riconoscere le tue vere emozioni al di là dalle convenzioni che sono gli schemi sociali in cui non sempre ci si riconosce anche perché spesso sono la rappresentazione degli interessi e delle proiezioni di pochi, forse anche di molti, ma non necessariamente di tutti, ma da cui è difficile dissociarsi. Insomma, come si fa a “diventare grandi”? Pietro: spesso fare l’Artista è un grande alibi per non crescere, per restare adolescente. L’adolescenza si abbandona imparando a “prendersi la responsabilità” di tutto ciò che si è e si fa. L’adolescente è irresponsabile, l’adulto al contrario risponde delle conseguenze di ciò che fa, senza alibi, senza pretesti, senza scusanti. V: quindi tu pensi che la mia “scelta” di diventare cantante sia dovuta allla volontà, anche inconscia, di prolungare la mia fase adolescenziale? P: ognuno ha la sua storia e si deve entrare nel merito prima di trarre conclusioni. Di certo esiste radicato lo stereotipo che l’artista si possa permettere il lusso di bizze, vizi e atteggiamenti irresponsabili giustificati dal fatto stesso di essere artista. Il che è un controsenso. P: L’artista può essere autoreferenziale solo nel suo ruolo di esempio applicato alla comunità. Deve pensare agli altri prima di pensare a sé. Ha un compito nobile, quello di dare una direzione alternativa, più lucida, più “illuminata”, più comprensibile. Non è esempio di eccentricità o di lussi sfrenati, di sceneggiate irresponsabili e di depressioni tragiche. Quello è il lato emotivo rimasto ancorato ai bisogni del bambino interiore; non è espressione di “arte”. Pietro: TRE PAROLE: “Artista uguale Adolescente?” Gli artisti sono i catalizzatori dei sentimenti collettivi. Tutti siamo potenzialmente artisti, ma non nell’accezione di adolescenti viziati e irresponsabili che cercano le attenzioni collettive. In quel senso l’artista è un bambino bisognoso di attenzione e in quanto tale non è in grado di fare altro che richiedere attenzione per sé: come può essere utile agli altri? Come può fornire guida e riferimento Artista uguale Luce! Valeria: TRE PAROLE: Lavora su di te.