NO ALLO IUS SOLI, SI AL FINE VITA

NO ALLO IUS SOLI, SI AL FINE VITA

Povero quel paese che, posto dinanzi a una scelta, rifiuta un difficile processo di solidarietà, preferendo garantirsi una facile morte. Il PD, nel disperato fine corsa del suo mandato (peraltro, per certi versi, già finito) sta cercando di approvare le due leggi a cui tiene maggiormente, soprattutto per avvalorare la sua immagine di partito al tempo stesso attento alle dinamiche sociali e all’occorrenza laico, vicino alle frange materialiste che una volta animavano il suo elettorato. Ma proprio quando lo va a contattare, il suo elettorato, anche quello potenzialmente vicino alla sua area, gli crea i problemi maggiori. Si è relativamente vicini alle prossime elezioni? Ebbene, il parere del popolo, testato con metodo berlusconiano attraverso l’istituto dei sondaggi, a opera questa volta di Ilvo Diamanti, dimostra che mentre la prima legge, quella dello ius soli, non è gradita quasi a nessuno, la seconda, quella sul testamento biologico, raccoglie invece molte adesioni. Così il partito di ex maggioranza, dovendo scegliere per ricevere frettolosi consensi, è costretto ad affidarsi proprio alla legge che meno lo rappresenta, vista soprattutto la preponderanza di area cattolica nell’attuale direttivo, una legge che serenamente non si può altrimenti definire se non come un’auto-eutanasia. Queste le considerazioni di natura politica, giustificabili comunque in una logica meccanicistica come è quella della politica, appunto. Ma è un’altra la preoccupazione che nasce dall’analisi di un tale fenomeno, e riguarda gli elettori, le persone. Cosa giustifica infatti da parte di un popolo la scelta di una legge che predilige una facile morte, rispetto a un’altra che impone invece una difficile ricerca della solidarietà? Forse proprio questo paradosso rappresenta lo scoglio contro cui si infrange fatalmente qualsiasi impegno di natura sia politica che sociale, umiliato dall’insorgere degli umori più elementari dell’uomo. Abbiamo ancora davanti agli occhi l’irruzione di un gruppo di naziskin all’interno di un’Associazione che aiuta i migranti, “Como senza frontiere”. Un episodio criminale, certo, ma tutto sommato non così distante dal sentire della maggior parte della società italiana di oggi. Questa la realtà. Triste, certo, ma in fondo comprensibile. Di fronte alla mole di sbarchi che affolla le nostre coste e le nostre città, infatti, l’uomo medio si defila, preferendo evitare un contatto che gli imporrebbe la modifica del suo stile di vita, mentre diventa più semplice accettare di togliersi quella stessa vita nel momento in cui essa perda di attrattiva, oltra che di qualità. Una scelta che, comunque la si voglia guardare, pecca di edonismo e ci preoccupa sul destino stesso della nostra civiltà occidentale.