IL PROGRAMMA DI GOVERNO DEL M5S? OTTIMO E ABBONDANTE, MA IL SUD DOV’E’ ?

Il primo punto è la cancellazione di 400 leggi inutili per sveltire la burocrazia e rendere trasparente il rapporto tra Stato e cittadino; Il secondo è la “smart nation”, che promuova nuovo lavoro e nuove tecnologie. Il reddito di cittadinanza è il terzo punto del programma, “ma non pagheremo le persone per stare sul divano” dice Di Maio che promette due miliardi di euro per la riforma dei centri per l’Impiego per far incontrare domanda e offerta di lavoro e garantire la formazione continua a chi perde l’occupazione: “Con la flex security le imprese sono più Competitive e le persone escono dalla condizione di povertà”. Così i primi tre punti, seguiti da altri 17, vieppiù condivisibili, dalle pensioni minime a 780 euro, 1170 se coppia di pensionati, all’esenzione delle tasse per i primi 10.000 euro. Ma come trovare i 50 miliardi di euro necessari? Si va dallo stop alle pensioni d’oro, a quello per i vitalizi e i privilegi, dagli sprechi della politica alle opere inutili, fino alla riorganizzazione delle partecipate, spending review della spesa improduttiva. Il tutto nella direzione di un lotta decisa contro la povertà, dilagante più di tutto nelle regioni meridionali (ma questo il programma non ce lo ricorda, la parola Sud è tabù anche per il Movimento fondato da Grillo?) Il programma continua con la proposta di diecimila nuove assunzioni nelle forze dell’ordine e due nuove carceri per dare ai cittadini più sicurezza e legalità, lo stop al business dell’immigrazione, la Cooperazione internazionale finalizzata anche alla stipula di trattati per i rimpatri. Diecimila nuove assunzioni nelle commissioni territoriali per valutare, in un mese, come negli altri paesi europei, se un migrante ha diritto a stare in Italia o no. E ancora, contro le truffe bancarie i risarcimenti ai risparmiatori truffati, la creazione della Procura nazionale per i reati bancari, la Riforma bancaria contro le speculazioni. Il programma stabilisce inoltre l’aumento delle risorse per la Sanità Pubblica e la riduzione delle liste di attesa per gli esami medici; 17 miliardi per aiutare le famiglie con figli, rimborsi per asili nido, pannolini e baby sitter. Introduzione Iva agevolata per prodotti neonatali, per l’infanzia e per la terza età. Innalzamento importo detraibile per assunzione di colf e badanti. (Anche qui il Sud è assente visto che per gli asili lo Stato finanzia solo quelli del Nord dove sono presenti in misura decuplicata rispetto al Sud.) Proposta anche la creazione di una Banca pubblica per gli investimenti per piccole imprese, agricoltori e famiglie insieme alla lotta a corruzione, mafie e conflitti d’interesse e la modifica 416 ter sul voto di scambio politico mafioso. La Riforma della prescrizione. Daspo per i corrotti. Agenti sotto copertura. Intercettazioni informatiche per reati di corruzione e agenti sotto copertura per i reati di corruzione e le intercettazioni informatiche con i virus trojan nei Pc e negli smartphone sempre per i reati di corruzione. Il tutto accompagnato da una giustizia rapida, equa ed efficiente, con la riduzione della durata dei processi, la Certezza del processo e della pena. Per l’ambiente, green economy con energia 100% rinnovabile e la creazione di 200mila posti di lavoro dall’economia del riciclo rifiuti, 17mila nuovi posti di lavoro per ogni miliardo di euro investito nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica e Uscita dal petrolio entro il 2050, insieme alla circolazione di un milione di auto elettriche. Per migliorare le finanze dello stato, la riduzione del rapporto debito pubblico/pil di 40 punti in 10 anni. Più ricchezza grazie a maggiori investimenti in deficit, ad alto moltiplicatore e con maggiore occupazione. Riduzione spese improduttive. Tagli agli sprechi e lotta alla grande evasione fiscale. Il superamento della “buona scuola”, un piano assunzioni razionale in base al fabbisogno delle scuole, l’incremento della spesa pubblica per l’istruzione scolastica e l’abolizione del precariato. Per finire, il programma annunciato da Di Maio propone la valorizzazione e la tutela del made in Italy, una maggiore tutela dei beni culturali, la salvaguardia della qualità dei prodotti italiani minacciati dai trattati internazionali, la creazione di un Ministero del Turismo separato da quello dei Beni Culturali. Ancora, investimenti produttivi per 50 miliardi nei settori strategici, quali innovazione, energie rinnovabili, manutenzione del territorio, contrasto al dissesto idrogeologico, adeguamento sismico, banda ultra larga, mobilità elettrica. Ultimo ma non ultimo, il superamento della legge Fornero, con quota 100 e quota 41. Staffetta generazionale. Categorie usuranti. Opzione donna. Come già detto, tutte misure in larga parte condivisibili e già ampiamente proposte in precedenza dal Movimento pentastellato, ma nel programma i No-Euro lamentano la mancanza del referendum per l’uscita dall’Euro, mentre gli operaisti lamentano la mancanza dell’abolizione del cosiddetto Jobs act e chiedono misure di difesa degli occupati. Noi meridionalisti, che per il Sud vediamo nell’Europa un nemico minore dello Stato italiano e abbiamo più disoccupati che occupati, lamentiamo ben altro, la totale assenza di un piano per sanare la più grande ingiustizia italiana: la questione meridionale che riserva un trattamento da cittadini di serie B ai 20 milioni di abitanti del Sud, il 34% degli italiani cui destina appena il 25% delle risorse dello Stato, che solo grazie ai fondi europei arriva al 28%. Molto meno di quanto viene dato ai cittadini del Nord, in tutti i servizi pubblici, salute, istruzione, lavoro, trasporti, infrastrutture. Ciò si traduce in un reddito medio del 40% inferiore ai cittadini del Nord. Nella negazione del diritto alla salute per i meridionali che, con ospedali più poveri e meno soldi per curarsi, hanno un’aspettativa di vita inferiore di quattro anni rispetto al Nord. Nella negazione del diritto allo studio con università più povere, meno scuole, meno tempo pieno, meno mense scolastiche. Meno trasporti, al Nord alta velocità, al Sud meno o zero treni, meno o zero aeroporti, al Nord uno per 50 km, al Sud uno per 300 km, meno strade, autostrade, porti attrezzati, meno di tutto, finalizzato a impedire lo sviluppo economico del Mezzogiorno che non deve fare concorrenza industriale al Nord ma ne deve consumare solo le merci, assorbendo il 70% della produzione industriale esportata dalle regioni settentrionali e deve servire da serbatoio di forza lavoro, prima operaia ora laureata, a basso prezzo per il Nord. Ancor di più fa male al Sud l’elusione da parte del M5S della questione Lega Nord, punta di diamante non solo degli insulti razzisti ma anche dell’attività legislativa antimeridionale italiana. Quella Lega inventata negli anni ’90 per fermare la concorrenza industriale del Sud che in quegli anni, anche grazie alla Cassa per il Mezzogiorno, cresceva più del Nord e faceva paura a lor signori. Esagerare le ruberie della Cassa al Sud è stata un furbata ipocrita per nascondere quelle, ben più gravi, del Nord. Come dimenticare le varie tangentopoli, l’alta velocità ferroviaria costata sette volte il dovuto, le banche, l’Expo, il Mose, che fanno del Lombardo-veneto la regione più corrotta d’Europa? Perché allora candidare al Senato un giornalista come Pierluigi Paragone, ex leghista di spicco, direttore della Padania e tuttora amico di Salvini? I meridionali potranno mai dimenticare le caterve di insulti ricevuti, sotto sua regia, dal quel giornale, fallito, e dalla sua radio? Dicono che sia un esperto di questioni bancarie, ma la banca padana della Lega non è forse fallita? Pensare che Paragone possa aiutare a vincere al Nord, dove il M5S raccoglie la metà dei voti che riceve al Sud è un’illusione. Sono più i voti che rischia di perdere nel Mezzogiorno dove il M5S, visto come sola speranza di cambiamento e di giustizia, è dato nei sondaggi al 35%. Non dimentichiamo che molti portavoce nazionali meridionali, quali Nicola Morra e Sergio Puglia, e portavoce regionali campani e pugliesi quali Marì Muscarà, Rosa Barone, Cristian Casili, si professano meridionalisti e hanno firmato la petizione “Agenda Sud 34%” che rivendica per l’appunto che al 34% dei cittadini italiani sia corrisposto quanto gli spetta per diritto costituzionale, il 34%, diritto puntualmente negato dallo Stato. Dopotutto, un movimento che fa della giustizia il suo mantra, non dovrebbe rinunciare ai suoi principi di equità e non dovrebbe fare calcoli da bottega come gli altri partiti. Non c’è salvezza per questo paese dimezzato senza il coinvolgimento produttivo di tutte le sue componenti sociali, a partire da donne e giovani, esclusi da ogni ciclo produttivo. Come non c’è salvezza nell’escludere il Sud mantenendolo in povertà. Ostacolare le sue grandi potenzialità di sviluppo, che arrecherebbe benefici all’intero stivale, è uno spreco di Sud, un modo coloniale di intendere il rapporto con un terzo del Paese, che oggi giova sì al consumo delle merci esportate dal Nord ma lo fa essere il Paese più ingiusto e arretrato dell’Europa occidentale. Le conseguenze della persistenza di tale colossale ingiustizia potrebbero portare alla spaccatura territoriale dell’Italia tra Nord e Sud. A partire da quella delle forze politiche nazionali che insistono nel condurre un’ottusa politica nordcentrica, umiliando i propri rappresentanti meridionali che infine potrebbero pensare alla formazione di forze politiche meridionaliste. Il Sud è stanco di subire e si ribella, la valanga di no al referendum di Renzi e i voti dati al M5s, diventato primo partito nazionale grazie al Sud, non dovrebbero far dormire sonni tranquilli a nessuno.