CONDANNARE L’ATTENTATO TERRORISTICO DI MACERATA. SENZA SE E SENZA MA

CONDANNARE L’ATTENTATO TERRORISTICO DI MACERATA. SENZA SE E SENZA MA

Il 19 aprile del 45 mia nonna Maud ha rischiato di essere fucilata dai nazisti che le avevano già puntato il mitra addosso perché sospettavano avesse organizzato una rete di sostegno alle formazioni partigiane nel paese dell’astigiano in cui era sfollata con mio papà. Lui aveva 15 anni, se avesse avuto qualche mese in più i tedeschi (aiutati da solerti fascisti) lo avrebbero portato via e io oggi forse non sarei qui a parlarne. Li hanno cacciati dalla loro casa e poco dopo hanno appiccato il fuoco, ammazzando il bestiame e distruggendo i ricordi di una vita.Pochi anni prima il migliore amico di mio papà era fuggito da Torino con la sua famiglia a causa delle leggi razziali.Sono cresciuto quindi respirando inevitabilmente la cultura dell’antifascismo. Eppure ricordo nel corso degli anni un disagio e un fastidio crescenti per l’abuso che si faceva di quel termine e per la retorica che si andava formando intorno ad esso. In fondo, benché fossi nato appena 26 anni dopo la liberazione di Auschwitz, non avrei mai immaginato che nel 2018 il fascismo potesse diventare di nuovo tema da campagna elettorale. Evidentemente mi sbagliavo, ma oggi una cosa mi è chiarissima: chiunque è libero di pensarla come crede, quale che sia il suo credo politico. C’è però un limite invalicabile che nessuno dovrebbe superare e chi, avendo una responsabilità in virtù del suo ruolo istituzionale minimizza o cerca perfino di giustificare con i “sì, ma..” magari strizzando l’occhio a chi pensa sia giusto farsi giustizia da sé e vendicare così un orrendo omicidio anziché condannare senza se e senza ma, rischia di avallare più o meno coscientemente gesti criminosi come quelli di Macerata.