L’ANTIDEMOCRATICO TRATTAMENTO RISERVATO A IACOBONI, GIORNALISTA SCOMODO

L’ANTIDEMOCRATICO TRATTAMENTO RISERVATO A IACOBONI, GIORNALISTA SCOMODO

Trovo inammissibile si possa anche solo pensare di vietare l’ingresso a un evento politico a un giornalista considerato scomodo. Si può pensare ciò che si vuoledi Iacoboni, ma non c’è nulla di più antidemocratico del vietare a un cronista di fare il proprio lavoro, soprattutto se la forza politica al centro dell’evento mira a essere maggioranza di governo o esercita determinati poteri. Penso il peggio possibile di quello che è successo ieri all’inviato della Stampa, pur non condividendo affatto il suo modo di porsi e di raccontare alcuni fatti, ma la libertà di stampa non può essere considerata un valore da difendere solo quando fa comodo. Se di valore fondante si tratta, allora è proprio la libertà del cronista scomodo e antipatico che andrebbe difesa e la si difende permettendogli di lavorare, accantonando le questioni personali. Non è possibile essere contrari al bavaglio alla stampa e allo stesso tempo essere fautori di questo bavaglio, perché c’è poca differenza tra il vietare a un cronista di fare il proprio lavoro e fare editti bulgari al fine di tacitare giornalisti televisivi considerati scomodi. La storia del mancato accreditamento per tempo, poi, è davvero ridicola e può crederci solo chi non ha mai presenziato a un evento politico in qualità di cronista. Davanti a una scena del genere, se la categoria fosse davvero coesa e avesse bene in mente il ruolo che è chiamata a svolgere e la sua funzione per la collettività, i giornalisti avrebbero dovuto abbandonare in blocco l’evento, pure quelli sul palco. Di fronte a un trattamento così profondamente antidemocratico, si deve rispondere con fermezza assoluta. C’è però un però, che mi va di sottolineare: quello che è capitato a Iacoboni ha avuto risalto perché è un nome noto del giornalismo italiano, ma certo non è la prima volta che accade. A colleghi meno conosciuti e altrettanto indesiderati ogni giorno vengono negate domande, accrediti e interviste da addetti stampa e politici che pensano di non dover rendere minimamente conto del proprio operato. Gli episodi riguardanti giornalisti buttati fuori dagli eventi e allontanati da Digos e sicurezza non appena provano ad avvicinarsi al politico di turno sono molto più frequenti di quanto pensiate, la stampa è calpestata e vilipesa ognigiorno da rappresentanti politici assolutamente bipartisan, ma in maniera forse più sottile e meno plateale di quanto dimostrato dal Movimento 5 stelle. Difendere il diritto di Iacoboni a presenziare a un evento pentastellato equivale a difendere il diritto di migliaia di cronisti sconosciuti che ogni giorno si trovano a operare in condizioni allucinanti perché sgraditi dal feudatario di turno del territorio. Mi piacerebbe che non solo l’episodio di Iacoboni avesse questo risalto, mi piacerebbe che questo risalto lo avessero tutti questi episodi che capitano quotidianamente. Se la libertà di stampa è un valore, allora bisogna seriamente tornare a parlare pubblicamente di tutte quelle mossettine antidemocratiche mese in atto ogni giorno per imbavagliare i giornalisti e renderli inoffensivi. E non si parla solo di mancati accrediti, si parla di querele temerarie, si parla di telefonate di ripicca ai direttori, si parla di richieste di licenziamento, si parla di minacce. Interessa davvero il tema?