TRIPOLI, BEL SUOL D’AMORE

TRIPOLI, BEL SUOL D’AMORE

L’ambasciata italiana a Tripoli rimane formalmente aperta, con pochissimi addetti, per ragioni di sicurezza. Alcuni diplomatici, tra cui il vice ambasciatore, Nicola Orlando.Molto da ricominciare da zero aTripoli, se non sarà l’addio. «Sarà anche colpa delle ambizioni francesi sulla Cirenaica, dell’incapacità dell’Ue di marciare unita nel Mediterraneo, del sostanziale disinteresse americano, ma l’instabilità e gli errori in Libia sono anche italiani», osserva Alberto Negri dell’Antidiplomatico in un suo editoriale. “Primo, aver contribuito alla caduta di Gheddafi; due, il ritardo nel prendere atto che la Libia è tornata ad essere Cirenaica e Tripolitania”. La Libia non è più da un pezzo un solo Paese, e la Cirenaica del generale Khalifa Haftar va per conto suo, sostenuta da Egitto, Francia, Russia, Emirati, tutti avversari dei Fratelli Musulmani che a Tripoli puntellano il governo di al Sarraj.Quello a cui affidiamo i migranti e regaliamo soldi e motovedette.Governo fragile e inconsistente che non lo appoggia quasi nessuno, se non l’Italia perché costretta a patti sui flussi dei migranti. E a dire che non siamo capaci di produrre politica estera è ancora Negri: «Con l’Eni siamo il maggiore produttore di petrolio perché spinti a raggiungere singoli accordi con le milizie armate, non con Sarraj. Mentre gli Stati Uniti hanno così illuso i governi Renzi, Gentiloni e ora pure quello di Conte con finte investiture di un nostro ruolo libico assai contestato». D’altronde, già Trump, vedendo che ci occupiamo solo di migranti, che lui odia comunque, ha già passato l’investitura farlocca alla Francia, pronta a guidare armate e a fare affari.Sempre con chi vince.