CARO BOLOGNA, ECCO PERCHE’ SALVARSI QUI NON BASTA

Dal 1909, anno della sua fondazione, a oggi il Bologna èretrocesso in B 4 volte su 86campionati di massima divisione disputati: il4,65%. Nel 95,35% dei casi, dunque, si è invece salvato (vincendo anche 7 scudetti ma nel Giurassico, lasciamoli pur stare). L’88%dei tornei cui ha partecipato il Bologna li ha giocati nella massima divisione. Se ci limitiamo all’era moderna, il Bologna ha disputatoin serie A 22 degli ultimi 30 campionati: il 73,3%. Ne consegue che per il Bologna e per la città di Bologna stare in serie A rappresenti ancora la normalità, mentre giocare in categorie inferiori rimane per fortuna l’anomalia, l’eccezione. Non viceversa. La permanenza in serie A, per quanto non scontata, non può, storicamente e statisticamente, essere considerata un obiettivo straordinario né sufficiente di cui “essere fieri”, per citare la promessa di Joey Saputo. A Bologna non siamo fieri di perdere la metà delle partite. Chi decide di comprare il Bologna – cosa che nessun medico degno di essere iscritto all’ordine, a qualsiasi latitudine del globo, prescrive obbligatoriamente – deve sapere che tenerlo in serie A è il minimo che debba fare. E di solito appena arrivato se ne dichiara consapevole, parlando della storia, della piazza, della tradizione eccetera. Basta con la storiella della piazza incontentabile, esosa e alienata. Anche laFiorentinaè retrocessa 4 volte in 82 campionati di massima divisione (due negli ultimi 25 anni). IlTorinoè retrocesso 5 volte dall’89 a oggi. LaSampdoria4 volte nella sua storia, ilGenoa7 (passando addirittura 25 anni in B). Eppure nessun dirigente di queste realtà paragonabili a quella di Bologna si è sognato mai di dire alla gente, con tono quasi coloniale, concetti tiporingraziate di essere in A, cosa volete di più? Il consolidamento in A promesso dal club in tre anni c’è stato: da tre anni il Bologna si salva virtualmente con ampio anticipo. Bene, grazie di questo. E dopo? La crescita graduale no, quella non c’è stata. Se il Bologna riuscirà a vincere a Udine domenica prossima (improbabile) avrà al massimo eguagliato il risultato di due campionati fa, altrimenti avrà fatto peggio anche dello scorso campionato(che era peggiore del precedente): nessuna crescita, nei risultati, ma una decrescita infelice, in un contesto in cui salvarsi è ogni anno più facile. Va bene anche la politica dei piccoli passi, ma all’indietro no. A fronte di questo stallo avvilente e pericoloso (e siamo poi così sicuri che “con Donadoni comunque non si va giù” valga in eterno?), quel che ad oggi si sa è che l’unica novità più probabile per il futuro è la partenza del giocatore migliore, Verdi. Mentre sono confermati Bigon e Donadoni, cioè chi ha allestito una squadra modesta con quel che passava il convento e quello che ha allenato male la squadra passata dal convento. Il convento è poi il più ricco presidente nella storia del Bologna: anche lui non ha pretese ulteriori? Cioè uno si sveglia in Canada una mattina e dice “ora spendo 130 milioni per non fare peggio di Fabbretti, Gnudi e Guaraldi”? Basta saperlo.