MARSIGLIA: POLIZIA HA SCOPERTO ARSENALE USATO PER RAPINE, DIVERSI ARRESTI

Uno degli ultimi agguati è avvenuto a duecento metri da un commissariato. I killer hanno ucciso un uomo con alle spalle una lunga serie di reati, precedenti legati al traffico di droga nell’affascinante quanto dura Marsiglia. Nel solo 2018 gli omicidi collegati alla faida infinita tra le gang sono stati già 17, superata la soglia dei 14 dell’anno precedente e al di sotto dei 29 fatti fuori nel 2016. Numeri impressionanti, quasi nascosti. Sui media locali le news trovano spazio senza particolare enfasi. E a volte stentano a bucare i confini regionali quasi che i grandi giornali fossero interessati solo in parte ad una guerra in una località famosa.In questi mesi i sicari hanno agito ovunque, in città e nei comuni limitrofi. Ci sono in ballo il controllo del territorio – interi quartieri -, lo spaccio agli angoli delle strade, i regolamenti di conti personali e di gruppo, la supremazia lungo certi corridoi attraverso i quali passa la “merce”. Impressionante la cadenza. Un target, un bersaglio massacrato mentre accompagnava la moglie incinta all’ospedale, altri sorpresi sotto casa, altri ancora liquidati mentre erano a bordo della loro auto.Secondo gli investigatori per alcune missioni gli assassini, armati di Kalashnikov, hanno messo in campo anche la tecnologia: i bersagli sono stati pedinati da staffette – magari in moto – o seguiti grazie a segnalatori Gps piazzati sotto la vettura, microspie che hanno tracciato ogni spostamento nell’area urbana. Apparati che sono reperibili abbastanza facilmente e con poche centinaia di euro, mentre non è escluso che i gangster abbiano ingaggiato dei tecnici capaci di risolvere eventuali problemi. Fonti giudiziarie citate dal settimanale Le Point hanno rivelato che numerose imboscate dell’ultimo periodo sono parte di una scissione profonda all’interno del “cartello” Ginac-Marignane. Contrasto esploso, tanto per restare in linea, con un ammazzamento. Feroce.Il 4 febbraio nel parcheggio dal nome suggestivo – Ok Corral – di Cuges-Le-Pins hanno trovato due cadaveri su un veicolo: quello di Antonio Martinez, boss della banda, e del suo autista. L’attacco, come spesso accade nelle organizzazioni criminose, ha innescato una lotta tra diverse componenti, tutte tese alla conquista del vertice.Ma non c’è solo questo fronte. Gli esperti hanno ricordato come sia diventata sempre più profonda una spaccatura tra diverse famiglie coinvolte nel racket degli stupefacenti. C’è un nucleo raccolto attorno ai cosiddetti “gitani”, poi quello degli “algerini” e dei “comoriani”. Fazioni cresciute nel tessuto sociale “nero” della metropoli mediterranea, network che ha dato vita ad alleanze e sviluppato rapporti con il mondo legale dove fare affari o reinvestire.Siamo lontani dalla famigerata French Connection raccontata dal bellissimo film con Gene Hackman nel 1971, con l’eroina spedita verso il Nord America in quantità massicce, però la forza di impatto non va sottovalutata. Intanto per il bilancio di vittime, quindi per la sfida palese alle autorità. In un episodio un commando di uomini armati, con il volto coperto da cappucci e vestiti completamente di nero, hanno bloccato una strada sottraendosi alla caccia degli agenti. Storia strana. Si è parlato di provocazione, di un tentato rapimento, di uno show di forza per rispondere alla visita del ministro dell’Interno. Non sono mancate teorie cospirative su patti sottobanco o coinvolgimento di “sbirri”, un indizio delle acque “avvelenate” che bagnano non solo metaforicamente la costa.La lezione è semplice. Ad ogni latitudine – dal Messico all’Europa – i narcos vogliono spesso dimostrare di essere invincibili e, se hanno l’opportunità, lo sottolineano facendo risuonare le raffiche di mitra. È il potere del Diavolo.Guido Olimpio