ZONE FRANCHE URBANE: CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

ZONE FRANCHE URBANE: CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

Dall’Inghilterra del nord all’Italia del sud il passo è più breve di quanto non si creda. Entrambe queste aree presentano un’economia depressa basata su un comparto manifatturiero colpito duramente dalla crisi. Realtà che hanno assoluto bisogno di attirare capitali e investimenti produttivi attraverso strumenti specifici. Strumenti come le Zone franche urbane, riscoperte dal governo di Cameron che le ha rese elemento qualificante di una politica di crescita nazionale incentrata sul riscatto delle aree sottoutilizzate. E in Italia? La situazione è diametralmente capovolta. Parlare di Zone franche urbane da noi significa a fare la cronaca di una morte annunciata. Eppure già nel 2008, dopo una lunga negoziazione con l’Unione europea, l’esecutivo Prodi aveva portato a casa le necessaria autorizzazioni per avviare questo importante strumento, chiamato a rilanciare 22 aree depresse del paese ad alto disagio sociale ed economico. Queste avrebbero beneficiato di un sostanziale azzeramento del carico previdenziale, Ici e Irap per le micro-imprese. Insomma, sarebbero diventate vere e proprie “no tax area” finanziate con 150 milioni di euro. Il paese portava a casa un risultato concreto e immediatamente operativo, che avrebbe garantito un primo e fondamentale sostegno alle imprese meridionali. Lo stop è arrivato con l’avvento del nuovo esecutivo. Dopo una prima fase di annunci promettenti, il governo Berlusconi ha sconfessato tutta la linea, dapprima congelando le zone franche e poi svuotandole di fatto con l’ultima manovra estiva. La decisione di istituire le cosiddette Zone a burocrazia zero in coincidenza con le 18 Zfu meridionali, ne ha infatti compromesso il funzionamento alla base, annullando le esenzioni contributive. E a nulla è servita, almeno fino a questo momento, la mozione approvata dal parlamento che impegna il governo a dare nuova linfa a questo progetto. Eppure è proprio oggi che il sud Italia ha maggior bisogno di Zone franche urbane. A ricordarlo al governo, la recente manifestazione di Caltanissetta in cui sindacati e industriali hanno chiesto insieme e a gran voce l’istituzione di una Zfu per la legalità. Il messaggio che arriva dalla Sicilia è chiaro: la sconfitta del malaffare e della criminalità non può essere una pre-condizione delle politiche di rilancio. Al contrario, rappresenta la dimensione entro cui progettare una seria strategia di crescita economica, industriale e sociale. In altre parole non è data vera giustizia senza vero sviluppo. Ecco allora che le zone franche urbane potrebbero dare dare un contributo essenziale allo sviluppo necessario ad estirpare le cause che sono alla base del fenomeno mafioso. Questa mobilitazione forte e unitaria da parte del mondo dell’impresa, del lavoro e della società civile rende oggi possibile una svolta. Lo dimostra il retro-front di alcuni parlamentari siciliani del Pdl i quali, dopo aver detto sì in parlamento allo smantellamento delle Zfu, hanno annunciato di aver presentato un disegno di legge che di fatto le re-istituisca. Un ‘pentimento operoso’ da salutare con soddisfazione. Resta da vedere se a questo annuncio seguiranno atti conseguenti.