IL FAZZOLETTO DI OTTAVIA

IL FAZZOLETTO DI OTTAVIA

Venezia è una città fantastica, perennemente al centro dei riflettori: Piazza San Marco, le calli, i rii, la gondola, sono cartoline stupende che mostrano al mondo la bellezza di questa città unica. Il Lido un po’ meno: ok, è sempre Venezia, una sorta di appendice potremmo dire, ma sembra quasi un posto normale. Ci sono strade e non canali, autobus e macchine e non vaporetti o motoscafi. Tranne nei giorni della mostra del cinema in cui si invertono i rapporti e il Lido diventa la sede di una perenne passerella di celebrità, critici, giornalisti di ogni specializzazione, appassionati e curiosi. Solo che la laguna di Venezia a sud si chiama Porto Marghera, senza turismo ma con industria pesante: il centro del lavoro operaio della zona, ammesso che lavoro e operaio abbiano ancora un senso, e in Italia il secondo problema principale del lavoro (dopo il primo che è la sua assenza) ci si infortuna, molto, e si muore, troppo e i riflettori sulla sicurezza nel mondo della voro rimangono sempre troppo poco. Perché non approfittare della concentrazione mediatica sul Lido per ricordare anche questa annosa questione? Ed ecco che viene organizzata una manifestazione, più una sorta di presenza a dire il vero, potremmo forse dire un nodo al fazzoletto per ricordare al mondo che si, Venezia è bellissima, il Lido durante la mostra è stupendo, ma di lavoro si muore sempre troppo. Fra coloro che intendono partecipare alla manifestazione, un “presidio” organizzato dalla Sinistra davanti al palazzo del Cinema del Lido, anche Ottavia Piccolo: l’attrice che vive ormai da anni al Lido è da sempre attenta alle questioni legate al lavoro e ai diritti dei lavoratori.:“Avevamo annunciato questo presidio davanti al tappeto rosso – racconta la donna – non era una manifestazione, ma una testimonianza. Una cosa leggera, senza dar fastidio a nessuno” A quanto risulta dalle stesse parole della Piccolo, l’attrice si stava avvicinando alla barriera di sicurezza per entrare nell’area della Mostra del Cinema e alla zona della manifestazione. Una volta giunta in prossimità del luogo sarebbe stata fermata da tre poliziotti che le avrebbero intimato l’impossibilità di procedere “con quel fazzoletto al collo”. In effetti, Ottavia Piccolo aveva attorno al collo un fazzoletto dell’ANPI. “Incredibile. Ma in che Paese viviamo?”. Ottavia Piccolo, un lungo attivismo alle spalle, non si scompone eccessivamente e decide di tenere la posizione, facendo peraltro notare agli agenti che il fazzoletto che stava indossando non era legato ad un partito politico ma alla associazione partigiana, in cui peraltro si riconoscono numerosi uomini e donne insigniti di decorazioni al valore. L’opposizione degli agenti continua ancora un po’, il tempo che l’attrice minacci denunce per quanto stava accadendo che un funzionario nel frattempo accorso fa transitare la Piccolo. Di certo non si capisce l’intento degli agenti che hanno mostrato tanto zelo, si potrebbe quasi dire eccessivo, nei confronti di un pericolosissimo fazzoletto rosso. Ci sarà forse stato un motivo estetico alla base del tentato diniego, in fondo con il tappeto rosso, il rischio di un tono su tono è giusto dietro l’angolo. Un effetto di certo c’è stato: la manifestazione, tanto giusta, quanto inosservata dai media, decisamente più interessati alla passerella di celebrità che si stava consumando dall’altra parte della strada, ha avuto un certo risalto mediatico proprio grazie all’episodio. Un gesto sbagliato, certo, che, per una volta ha quantomeno portato acqua al mulino del giusto, consentendo a noi tutti di ricordare che in Italia si muore decisamente troppo di lavoro, grazie anche al fazzoletto di Ottavia.