UNGHERIA: CONTINUANO LE PROTESTE CONTRO LA LEGGE SCHIAVISTA SUL LAVORO. I COMUNISTI IN PRIMA LINEA

Come in Francia, ove proseguono le manifestazioni dei Gilet Gialli contro il governo Macron, così in Ungheria, ove la popolazione protesta – dall’8 dicembre scorso – contro la legge schiavista sul lavoro varata dal governo Orban, che prevede un aumento delle ore straordinarie che i datori potranno chiedere ai loro dipendenti e prolunga a tre anni il tempo che le aziende avranno per poterle pagare. In testa alle proteste i comunisti del Partito Operaio Ungherese (Munkaspart), che si sono posti in maniera critica anche rispetto all’opposizione liberale, la quale di fatto è una opposizione di comodo ad Orban. L’ufficio politico del Munkaspart ha infatti dichiarato: “Ipartiti di opposizione non vogliono veramente fermare la legge, vedono solo uno strumento nelle loro aspirazioni in preparazione delle elezioni europee”e, pertanto, si sono rifiutati di appoggiare le manifestazioni da loro dirette e assai osannate dai media europeisti e “liberal”. Il Partito Operaio, oggi fortemente osteggiato dal governo al punto di aver dovuto omettere il termine “comunista” nella sua denominazione e rimuovere il simbolo storico della falce e martello, ha inoltre dichiarato che:“Nel socialismo, il codice del lavoro serviva i lavoratori. L’avvento del regime capitalista ha cambiato tutto ciò. Oggi, il codice del lavoro rappresenta gli interessi del proprietario capitalista contro gli interessi dei lavoratori. Dopo il cambio di regime, tutti i governi hanno servito gli interessi dei capitalisti senza eccezioni e hanno modellato la legge di conseguenza. I governi possono fare qualche concessione solo su pressioni da parte dei lavoratori”. A ben guardare, in ogni Paese europeo, di qualsiasi colore politico – di destra o sinistra – il codice del lavoro, dagli anni 2000 ad oggi, è stato via via modificato in senso favorevole all’imprenditore capitalista. Pensiamo al Jobs Act del Pd o alla Loi Travail di Hollande e Macron. E in nome dell’”Europa” e dei “mercati” si impongono misure e manovre restrittive e di austerità, che distruggono via via i diritti dei lavoratori, dei disoccupati, dei malati, dei bambini, degli anziani, dei più deboli e liberalizzano ogni cosa, in nome della promozione dell’industria del “divertimento” consumistico e dello sfruttamento delle menti e dei corpi. Corpi che la pubblicità commerciale ed il caravanserraglio mediatico vuole sempre più edonisticamente esibiti e come tali devono essere belli, giovani, sodi, avvenenti… Occorre che i lavoratori si riprendano i loro diritti e diventino proprietari del proprio lavoro. Occorre che i cittadini ricomincino a pensare con la propria testa, senza più lasciarsi imbrogliare dal politico o dall’imprenditore di turno che, anziché guardare ai popoli e ai poveri, preferisce guardare ai ricchi, alle élite e/o ai propri egoistici interessi.