IL CALCIO ALLA RADIO, MANDZUKIC E ALFONSO GATTO

IL CALCIO ALLA RADIO, MANDZUKIC E ALFONSO GATTO

Viaggiare a ritroso nel tempo e nella memoria, a volte, è un antidoto alla malinconia. Così ho ascoltato e non guardato Juve-Roma. Proprio come facevo da ragazzino, quando le care voci diTutto il calcio minuto per minutoti portavano a immaginare la partita e ti sembrava davvero di vederli i tuoi beniamini: ecco la parata di Anzolin, la discesa di Leoncini, l’intervento sicuro di Gori, il passaggio millimetrico di Luis Del Sol e il colpo di testa di Stacchini, con il brasiliano Cinesinho, che aveva giocato nel mio Palmeiras di San Paolo, correre avanti e indietro. La fantasia dominava. E dopo le partite, i grandi controllavano la schedina del Totocalcio. Quel Totocalcio che dopo 72 anni è andato in pensione. E che bravi a narrare Juve-Roma, Francesco Repice e Claudio Sala! Sì, sono ritornato ragazzino. E ho “visto” per davvero Mario Mandzukić colpire di testa e infilare la porta del bravo Olsen. La radio è insostituibile. E Marione, come lo chiamano i tifosi della Juventus, sembra un giocatore uscito dagli anni Sessanta e Settanta: uno che non si risparmia mai, forte di testa, uno che lo ritrovi in attacco e un secondo dopo a spazzare un pallone insidioso nella propria area di rigore. Lo penso nella Juve “operaia” di Heriberto Herrera, quella che vinse, con la grinta e la determinazione, lo scudetto del 1967 davanti alla Grande Inter dell’altro Herrera, Helenio detto il Mago. Mandzukić al fianco di Gigi De Paoli e Menichelli, che potenza! E, al calare della sera, ho ripensato ad Alfonso Gatto e alla sua poesiaDomenica al crepuscolo: “In fondo al pozzo delle case sola / la voce di un bambino che pedala / nel suo grigio universo sotto l’ala / del mantello che vola. / È musica di stanza tra le vuote / specchiere delle porte la partita / che s’ascolta alla radio, è già finita. / Restano voci remote”. Le voci che, in questi giorni, nuovamente ti sussurrano: ti voglio bene. Nel tintinnare di tutti i sogni ancora possibili. Di una giovinezza che volevi infinita.