IL ’68 UN ANNO CHE HA CAMBIATO L’ASSETTO SOCIALE E NON SOLO
Il ’68 è stato un anno speciale anche per i cattolici. Sant’Egidio è nato allora, solo per ricordare.Il movimento dei cattolici del dissenso, così si chiamavano allora i giovani cattolici per il rinnovamento della Chiesa (dicevano cose che oggi dice spesso questo Papa…), arrivarono ad occupare anche la cattedrale di Parma (nella foto del 14 settembre 1968).Peccato che i cattolici in genere (per quel che mi risulta) non abbiano trovato modo di riflettere oggi pubblicamente su quelle importanti esperienze.Io le ho trattate nel mio libro “68 ce n’est qu’un début”, in un capitolo intitolato “io cattolico: non sono d’accordo…”. Parma è nella parte conclusiva. Ecco il capitolo: Lo studente interrompe l’omelia del sacerdote. Trento. E’ già successo in dicembre, in Germania, ma la funzione lì era dei Protestanti…Che cosa sta succedendo nella Chiesa cattolica italiana?A partire dal 1966 gruppi spontanei cattolici hanno organizzato all’interno della chiesa una critica serrata nel campo disciplinare, politico-sociale e perfino dogmatico. Il tentativo è quello di formulare nuovo modi di vivere la fede e di realizzare la comunità spirituale.Il Concilio Vaticano II concluso nel dicembre del 1965 ha dato fuoco alle polveri. Poi però il rinnovamento si è bloccato. Insomma si è ancora in alto mare.C’è da portare avanti la libertà politica dei credenti. La liturgia è stata posta in discussione, con l’italiano nelle preghiere, il maggior spazio alle fonti bibliche, l’altare portato di fronte ai fedeli…Non sono tantissimi ma sono agguerriti e determinasti.Sono nate intere comunità come quella dell’Isolotto a Firenze, presto in rotta di collisione con la gerarchia, il cardinale Florit è fermamente contrario all’esperienza di don Mazzi e dei suoi seguaci. Incombono dalla fine del giugno 1967 le parole-lascito di don Milani con la sua scuola di Barbiana.Insomma la Chiesa è entrata nella fase del “dissenso”, diffuso, spontaneo, ingenuo. Si è alle prese con una sorta di Chiesa sotterranea, un’ “underground church”, qualcosa di avvincente e nuovo…Si chiede il ritorno alla povertà delle origini. Si vogliono rescindere i legami col potere politico. Il sacerdozio viene rilanciato come un servizio militante, un aiuto per i più deboli e diseredati. Tutto questo si è ben presto tradotto in un inevitabile scontro con la Chiesa più tradizionale, non troppo diverso da quello che si sta sviluppando nelle università e negli istituti superiori italiani.Hans Küng, il maggior teologo di riferimento per il dissenso cattolico, in quell’anno cruciale che è stato il ’68 dei cattolici, ha pubblicato “Veracità per il futuro della Chiesa”. Dice: “Si tratterà anche qui di non limitarsi ad interpretare la realtà della chiesa, ma – nella luce dell’evangelo di Gesù Cristo per il nostro tempo – di trasformarla!”.I nodi al pettine sono evidenti. In discussione c’è la neutralità della Chiesa nei confronti della guerra in Vietnam, c’è il silenzio di fronte all’apartheid sudafricano, c’è il peso del concordato fascista tra Stato e Chiesa, c’è la necessità di vivere in una società pluralista in cui si affacciano necessità civili come il divorzio, c’è la condanna della mercificazione del consumismo in favore di una comunità ecclesiale “povera” ecc ecc. Anche i cattolici di base stanno facendo le prove con la loro rivoluzione. E nelle rivoluzioni si infrangono le prassi gerarchiche e l’obbedienza non è più una virtù.E poi su ha la netta sensazione che il pensiero abbia ritrovato le ali, attraverso i pensatori della nuova teologia che non si limitano solo ad Hans Küng o ai preti di strada come don Milani, morto dentro i suoi scarponi da montagna. Circolano allora i testi di John McKenzie, Johannes Metz, Karl Rahner, Edward Schillebeeckx, Ivan Illich, José Maria Gonzales Ruiz, Jean Cardonnel, Hans Urs von Balthasar…E’ una rivolta, a modo suo, pacata e comunitaria, la messa in accusa dello stato di cose esistenti dentro la Chiesa. Il paese pullula di piccoli e medi cenacoli di cattolici che protestano: dal Circolo Maritain di Rimini ai gruppi Presenza e Tralci di Bologna, alle comunità di Rosignano e Brusaschetto Basso nel Monferrato, a Il Momento, il Bernanos e la Chiesa di San Ferdinando a Milano, alla comunità Don Milani di Lovere (Brescia), a quella di Oregina a Genova, al Cenacolo di Napoli.Sono parecchi i passaggi che nel ’68 segnalano questo scontro, basta riandare alla predica subito dopo l’uccisione di Martin Luther King che viene interrotta a San Pietro in Montorio il 7 aprile: il padre ha appena accusato gli ebrei di “deicidio”, un presente gli grida: “Buffone, razzista”. All’uscita il contestatore viene arrestato. Al processo poi in autunno sarà assolto…“A Genova – ricorda Roberto De Bernardis – al cinema Derby di Sestri Livio Labor introduce il ministro Taviani. Siamo usciti tutti con le mani sulla testa…”.In aprile, a Bologna con una serie di scioperi si protesta contro il trasferimento di un giornale cattolico in un’altra città.Sempre in aprile, Milano, un gruppo di studenti fa irruzione in una riunione di cardinali per protestare contro la resistenza della Chiesa.E’ uno stillicidio che vedrà in ottobre, vicino Brindisi, un gruppo di donne impegnate in una veglia di preghiera per protestare contro il trasferimento del loro sacerdote a un’altra città.A niente è servito il solenne intervento censorio antistudentesco che Paolo VI ha espresso il 29 marzo condannando le agitazioni.Tre giorni prima, il 26 marzo, è esplosa Trento. E’ quella la data che coniuga movimento studentesco e contestazione ecclesiale, il fronte si salda nel “controquaresimale” di quel giorno nel Duomo di Trento, una notizia che fa il giro del mondo.Quel giorno dunque uno studente del movimento, dall’apparenza bonaria e men che mai pericolosa, entra nella Cattedrale e giunto sotto il pulpito in cui il quaresimalista Igino Sbalchiero ha appena avviato la sua omelia di fronte ai fedeli interrompe la predica. Sono le 19,15.Lo studente si chiama Paolo Sorbi, detto Paolino perché non è troppo alto, avanza in mezzo ai fedeli e interrompe il prete dicendo a voce alta: “Non sono d’accordo”.Nella denuncia si specificherà che abbia detto anche: “Questo, padre, non è vero e chiedo di parlare…”.Il giovane viene subito trascinato fuori e consegnato alle guardie, nel frattempo allertate, c’è tra loro arrivato trafelato il questore. Il problema è serio, non era mai successo nulla di simile, e poi a Trento la città nota per il Concilio tridentino…Interrogato da un cronista Sorbi spiega: “Interrompendo la predica ho voluto dare testimonianza di come oggi sia impossibile continuare con tali prediche che niente hanno di evangelico e che continuano a tradire il messaggio liberatore del Concilio. Il mio gesto è l’inizio di una iniziativa che dovrà investire altre azioni religiose e tenta di rompere quella stasi che è calata in Italia dopo il Concilio; e non per un senso semplicemente ribellistico, ma per la tristezza di vedere la Chiesa alla quale credo ancora una volta strumentalizzata dai suoi sacerdoti. Cosa c’è in Italia oggi del Concilio? C’è solamente un falso rinnovamento”.Anche Rudi Dutschke in Germania, a Berlino, la sera di Natale in nome del Vietnam ha interrotto la funzione nella chiesa del Ricordo. Ma Trento non è Berlino…Sorbi viene denunciato per turbamento di funzione religiosa, articolo 405 del codice penale.Intanto però gli studenti cattolici dell’università di Sociologia a Trento, giunti al 55° giorno di occupazione della facoltà, si sono riuniti e hanno deciso di dare seguito alla protesta.A gruppi entrano durante le omelie e poi si allontanano in silenzio. Il fatto irrita i fascisti che intervengono ripetutamente in difesa delle regole. La silenziosa protesta degli studenti produce una seconda denuncia, stavolta contro 276 di loro, “per avere in correità e senza aver dato tempestivo avviso al Questore, promosso una riunione in luogo pubblico, nel corso della quale prendevano la parola persone rimaste sconosciute, in prossimità della Cattedrale…”.Assai preoccupato è l’arcivescovo monsignor Gottardi che scrive a nome della chiesa tridentina: non è stato un fatto isolato ma fa parte di una “precisa intenzione di sovvertimento”. Il capo della chiesa tridentina riafferma solennemente che intende tutelare “l’onore” del sacerdote. Ai fedeli viene comunque raccomandato di “non lasciarsi indurre ad alcuna forma di violenza”.Di opposto parere sono numerose voci di base che solidarizzano con i dissenzienti trentini: si fa vivo il gruppo Mounier di Verona, ecco una lettera firmata da 150 trentini, il giornale locale “Alto Adige” ospita opinioni a favore, escono articoli sulla Voce dei Berice, sull’Amico Serafico ecc.A distanza di trent’anni Sorbi ha poi specificato: “Io non volevo assolutamente portare un attacco alla religione cattolica. Cercavamo il rinnovamento conciliare. Non ci accorgemmo che questo strappo rompeva con le componenti progressiste…non poteva essere capito neanche da loro. Rompevamo con Paolo VI da sinistra, ci autoisolavamo”.Comunque in quel ’68 il dado è stato tratto.Il passaggio successivo ci trasferisce a Parma dove il 14 settembre viene affisso sul portale della Cattedrale uno striscione che annuncia: “La Cattedrale è occupata”.In un volantino gli occupanti spiegano: “Dalle ore 17 è iniziato il dibattito: tutti sono invitati a partecipare. Ci rivolgiamo particolarmente ai cattolici di Parma affinché si uniscano a noi per discutere i problemi della Chiesa e della Diocesi”.Firmato: I Protagonisti, alcuni cattolici del Mattei, alcuni cattolici di Parma.Chi sono i Protagonisti? Giovani cattolici organizzati intorno alla chiesa di Santa Maria della Pace in piazzale Pablo intorno a un giovane prete originario di Berceto, don Pino Setti.Il loro giornalino si chiama “Il Ponte”. Hanno deciso di occuparsi di “uomini veri, che abbiano dato una testimonianza”, così hanno assunto il nome di Protagonisti.Tra le loro imprese c’è stata anche una messa-beat nella loro chiesa. E’ stato allora che don Pino si è ritrovato di fronte all’aut aut del vescovo Amilcare Casini che gli ha intimato di separarsi da questi giovani, altrimenti l’avrebbe “secolarizzato”. Alternativa che il giovane parroco ha respinto al mittente.In un’altra occasione, per la morte di Luigi Tenco, hanno però subito l’allontanamento del cappellano che è stato mandato in montagna: sul giornalino parrocchiale avevano ospitato una lettera troppo sbilanciata sul gesto del cantante.Il 14 settembre dunque i Protagonisti si sono riuniti nella sede del circolo Vanoni per mettere a punto l’intervento e poi si sono diretti alla Cattedrale. Hanno trovato ad attenderli alcuni giornalisti e gli agenti della Squadra Politica. Segno che il loro intento era piuttosto noto…Superati cronisti e agenti, hanno appeso lo striscione dell’occupazione e poi entrati nella navata centrale hanno disposto in cerchio le sedie dando così inizio alla discussione.Parma vive una pagina nuova, unici precedenti, in quel momento, sono state alcune occupazioni francesi di chiese durante il Maggio e in Cile, a Santiago, una chiesa occupata l’11 agosto del 1967.In Italia, nella terra del Papa e del Vaticano, nessuno ha mai osato tanto.L’occupazione di Parma inizia con la lettura di alcuni documenti. Nel primo si dice in sostanza: “O la Chiesa è povera oppure non aiuta l’uomo ad incontrare Dio”. Questo concetto viene elaborato anche con testi più complessi.Inoltre gli occupanti chiedono che per la chiesa erigenda di Sant’Evasio le donazioni siano chiare, respingono spostamenti di clero senza che siano interpellati i fedeli, denunciano le ricchezze dei sacerdoti, censurano l’esistenza di un settimanale costoso e clerico-borghese della Curia, chiedono infine una riforma dei seminari.Al gruppo si è unito intanto proveniente da Milano uno dei leader del movimento dell’Università Cattolica, Francesco Schianchi.“La mattina – ricorda Schianchi – mi avevano chiamato dalla Curia di Parma. Attraverso di me cercavano di dissuadere il gruppo dal fare questa occupazione di cui si parlava pubblicamente da qualche giorno. E’ uno schiaffo alla Curia, mi dicevano…E io: non ce l’abbiamo col vescovo, venga a discutere con noi, sarà ben accetto. Noi vogliamo portare avanti una chiesa dei poveri…”.Quel pomeriggio il sagrestano si aggira preoccupatissimo intorno a questo strano concistoro. Più volte si avvicina per dire che alle 19,30 deve chiudere la Cattedrale.La Curia decide a chiamare la polizia, che è rimasta tutto il tempo sul sagrato in attesa degli eventi.Alle 19,30 la polizia entra e procede allo sgombero forzato degli occupanti, che in una trentina hanno appena assistito alla Messa celebrata nella cripta. I giovani cattolici sono trascinati fuori. Le ragazze portate a braccia dagli agenti cercano di rassettare le loro gonne scomposte. Una volta fuori gli ex occupanti discutono subito su un volantino da distribuire.Reazioni?La stampa conservatrice è pronta ad accusare. Il commento più soft riduce il tutto a “una bravata”. Gli ex occupanti, che hanno nel frattempo scritto al Papa, vengono denunciati per vilipendio alla religione di Stato. Anche Schianchi venuto da Milano viene denunciato.La loro azione però galvanizza il resto delle comunità del dissenso, da Presenza di Bologna al Bernanos di Milano. Per i Protagonisti si prepara lo scioglimento del gruppo che si trasforma l’anno successivo in Gruppo Ecclesiale Ecumenico di Parma. Ma il testimone è stato passato.La prima comunità a prendere posizione sull’occupazione e ad esprimere solidarietà è l’Isolotto di Firenze.E’ la comunità che sorge nell’omonimo quartiere operaio posto sulla sponda sinistra dell’Arno.Gente che rifiuta la prassi comune dei compensi per tenere battesimi e matrimoni, credenti che aprono la casa parrocchiale a orfani senza casa.Il 22 settembre dall’Isolotto scrivono: “Cari Amici, il vostro gesto è stato illustrato in Chiesa durante le messe domenicali…Gradiremmo molto conoscervi e approfondire di persona i tempi che ci accomunano”. Al vescovo di Parma e a sua Santità Paolo VI l’Isolotto ricorda poi di aver espresso “la propria solidarietà” con quel gesto di “darsi convegno nella Cattedrale di Parma per occuparla con l’Assemblea”. L’Isolotto infine concorda pienamente “con la necessità di chiedere una scelta discriminante tra coloro che sono dalla parte del Vangelo dei poveri e coloro che servono due padroni, Dio e il denaro…”.Parole che il 30 settembre scatenano l’intervento censorio dell’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ermenegildo Florit, che condanna la solidarietà e chiede le dimissioni da parroco di Don Mazzi.Intanto a Parma il 24 ottobre replicano, con una seconda occupazione del Duomo, questa volta per chiedere la partecipazione diretta dei parrocchiani al processo decisionale della Chiesa.Intanto a Firenze gli operai della Galileo votano una mozione di sostegno a don Mazzi, mentre la fabbrica Gover entra in sciopero per solidarietà.Il 31 ottobre Don Mazzi riceve una lettera di solidarietà da 93 colleghi sacerdoti.In novembre si assiste a Direnze a un denso movimento fatto di assemblee, ciclostilati, incontri di massa su cui piomba il 4 dicembre il decreto di rimozione per il prete ribelle firmato da Florit. La Comunità risponde: “E’ stato colpito il pastore per disperdere il gregge. Il gregge non si disperderà”.Il giorno dopo i ragazzi delle elementari e delle medie dell’Isolotto scioperano. I boy scouts si offrono di fare da baby sitter, nel pomeriggio un corteo si dirige sulla Curia. Un cartello dice:“Cos’è il popolo nella Chiesa? Tutto!Cosa conta? Nulla!Cosa vogliamo che conti? Qualcosa!”I fedeli dell’Isolotto recitano un Padre Nostro dinanzi alla cattedrale, poi si dirigono verso Santa Maria Novella gridando:“Si può rimuovere un prete, non un popolo!”.Il 7 dicembre l’assemblea dell’Isolotto chiede le dimissioni del cardinale. L’8 dicembre l’Immacolata viene celebrata con un nuovo corteo fino a Piazza del Duomo. Il 20 dicembre il Papa scrive a don Mazzi e gli chiede di riconciliarsi con Florit. Una delegazione viene ricevuta in Vaticano dal Segretario di Stato, Monsignor Bonelli. Don Mazzi incontra Florit ma il 24 dicembre i funzionari della Curia si presentano all’Isolotto vorrebbero farsi consegnare le chiavi della chiesa. Le chiavi non vengono consegnate. Il 29 dicembre, monsignor Alba inviato dal cardinale per celebrare la messa all’Isolotto, trova mille fedeli che gli voltano la schiena. Lui è accompagnato da una serie di persone in borghese, che risultano poi iscritti del Msi. La voce del monsignore è superata dal canto dei fedeli. Quello stesso giorno un funzionario del Msi si reca in tribunale a denunciare l’interruzione della messa.Lo scontro si protrae nell’anno nuovo, il ‘69. Il 4 gennaio, un gruppo che si definisce “Squadra d’azione fiorentina” strappa i manifesti della sinistra e ne affigge uno proprio sulla porta della chiesa. Dice: “Viva l’Esercito, Viva le Forze dell’ordine pubblico, Viva l’Italia”.Il 6 gennaio all’Isolotto arrivano gruppi di cattolici da tutta Italia. C’è da difenderlo da queste provocazioni fasciste. Cinque sacerdoti ricevono un mandato di comparizione, sono accusati di istigazione a delinquere.In marzo al corteo che si snoda dentro Firenze ci sono le parrocchie dell’Isolotto, di Casella e Vintone, i gruppi di Vandalino di Torino, Mounier di Verona, San Camillo di Genova, studenti della Cattolica di Milano, studenti di Venezia.Lo striscione dice: “La passione di Cristo continua nei poveri, negli sfruttati, negli oppressi”. Davanti al Duomo vengono letti passi di don Milani, Camilo Torres, José Maria Gonzalez-Ruiz. Viene dichiarato pieno appoggio alle operaie della Vittadello in lotta da due mesi. L’Isolotto è in piedi. E fa giustizia della repressione che in passato aveva colpito padre Ernesto Balducci fondatore di “Testimonianze”, allontanato nel 1959, così come della travagliata esperienza pastorale di don Milani che per i suoi testi sull’obiezione di coscienza era stato accusato di apologia di reato.L’Isolotto ormai si riunisce all’aperto, di fronte alla Chiesa. La normalizzazione dei rapporti con la Curia arriverà solo negli anni ‘80, col cardinale Silvano Piovanelli.
