LUNGA VITA ALLA RIVALITÀ TRA SOFIA GOGGIA E FEDERICA BRIGNONE
Nel suo libro, intitolato ovviamente “La valanga azzurra”, scrive: «Ogni giorno crescevano le rivalità e l’antagonismo tra atleti. Nello sci, sport individuale in cui ognuno si batte contro il cronometro, la motivazione è rappresentata soprattutto dalla rivalità che si genera tra gliatletiche appartengono allo stesso team e che moltiplica la determinazione per battersi a vicenda. Questo a differenza deglisport di squadranei quali il risultato dipende dalla capacità dei singoli di fare sistema aiutandosi l’un l’altro da buoni amici o passandosi la palla, come nel calcio per esempio». Una lezione dipsicologiadello sport. Cotelli prosegue: «Difficile gestire un gruppo in cui gli atleti non sono “amici” ma concorrenti e dove la situazione di rivalità costante e continua funge da acceleratore per risultati sempre più importanti. Come dimostra la vera storia della Valanga Azzurra e soprattutto la forte rivalità agonistica dapprima tra i cuginiThoeni, Rolly e Gustavo, iniziata fin dalle prime gare da bambini, e poi tra Thoeni e Gros. Le più esaltanti performance di Gustavo, che non accettava di perdere nemmeno a briscola, sono state fortemente motivate dalla volontà di riuscire a sopravanzarePierino. Come quando Thoeni, dopo la prima manche chiusa all’ottavo posto (St. Moritz 1974 e Sun Valley 1975) con un distacco apparentemente incolmabile, oltre un secondo e 70 centesimi da un Pierino saldamente in testa, sfoderò nella seconda manche una prova magistrale motivata solo dalla determinazione di non farsi battere dal compagno di squadra». Sono poche righe eppure è una sorta di trattato. Vero negli anni Settanta. Vero negli anni Duemila, quasi cinquant’anni dopo. Stesso sport, losci alpino. Stavolta non si tratta di uomini. Sono due donne che nutrono una rivalità che le spinge a migliorarsi.Federica Brignone, figlia d’arte: sua madreNinna Quarioera una slalomista dei primi anni Ottanta, vinse quattro gare di Coppa del mondo. Un’atleta completa, molto tecnica ma che non disdegna la velocità. Stilisticamete ineccepibile. L’altra èSofia Goggiauna forza della natura, irruenta, spericolata, coraggiosa. Lindsey Vonn l’ha nominata sua erede. Un uragano che è esploso due anni fa mettendosi di prepotenza al centro della scena. Quella scena che in Italia aveva fondamentalmente una reginetta: Federica appunto. Inevitabile la nascita di una rivalità. Condita anche da qualche frase velenosa, apparentemente fuori luogo. Che invece rilevava l’umana sofferenza e anche lostimolo a migliorarsi, come scriveva Cotelli. Non c’è nulla di male nel punzecchiarsi, nel soffrire la compagna di squadra. Anzi. È e sarà una rivalità che farà bene allo sci italiano e ad entrambe le atlete. Ne abbiamo avuto dimostrazione anche nell’ultimo week-end aCrans Montana. Il sabato, Sofia Goggia ha vinto la discesa libera specialità nella quale lo scorso anno vinse una storica medaglia d’oro alleOlimpiadi. L’indomani Federica Brignone è arrivata prima nellacombinata. Non può essere un caso e infatti non lo è. Lacompetizioneinterna – più o meno sana, non è importante (nei limiti della sportività, ovviamente) – spinge a migliorarsi e ad andare oltre i propri limiti. L’Italia dello sci preservi questa conflittualità sportiva e non la trasformi mai in una melensa amicizia. Altrimenti addio vittorie.Cotelli docet.
