QUELLE LUCI DI CASE IMMERSE NELLA CAMPAGNA

Amici, io ho la fortuna di vivere due vite. O anche di più, non so. Da una parte Roma, dove si ha la fortuna dell’anonimato e anche di conoscere tanta gente, ogni giorno non sai chi incontri. Dall’altra la Garfagnana, provincia di Lucca, terra bellissima e fuori dai riflettori (anche se c’è un’intensa attività culturale, per non parlare dell’arte e della natura). Ebbene, andando in treno verso la Garfagnana sabato sera ho pensato che la provincia, i piccoli centri, i mille e uno borghi italiani, la campagna, i casolari di cui si intravedono dal finestrino del treno le luci, insegnino molto. In città, nella capitale, caratterizzata da una grande frenesia, si può diventare preda di un delirio di onnipotenza. Si ha la sensazione di avere a disposizione tutto, di riuscire a far tutto, non ci sono limiti. Nè nel conoscere nè nel frequentare persone di ogni ambiente. I piccoli centri invece ti insegnano che esistono dei limiti e una vita forse più lenta. La campagna ti insegna che quello che conta è il cambio delle stagioni. Insomma, dovunque si vada, si impara qualcosa, altre priorità. L’importante è saper vedere e coglierle. Non essere sempre uguali, perchè il nostro io è fatto di tante sfaccettature, di tanti tasselli. Mai essere granitici, dire “io sono così e basta”. Pietà. La vera ricchezza è aprirsi a tante realtà e apprezzarle tutte. Quelle luci di case immerse nella campagna e viste dal finestrino del treno insegnano a essere umili. Quella è vita, di gente perbene e laboriosa.