ZINGARETTI NON PERDA TEMPO CON LE MINORANZE DEL PD
Matteo Renzie i suoi boys e girls dovrebbero imparare daRoberto Speranzaand company che, a furia di battersi all’arma bianca dentro unpartito, perdendo sempre e alludendo ascissioniche, una volta realizzate, si rivelano un buco nell’acqua, è meglio cambiarestrategia. L’ex premier, con la sua nota credibilità, dice aNicola Zingarettidi stare sereno, ma una parte della suacorrente, da cui si sono sfilatiLuca LottieMaria Elena Boschi, minaccia sfracelli e descrive il cambio disegreteriacon un linguaggio che sta fra il vecchioSilvio BerlusconieMatteo Salvini. Il buonIvan Scalfarottoteme la presenza del giovaneMarco Furfaro, quel ragazzo che avrebbe dovuto sedere alparlamento europeocon la lista pro-TsiprasseBarbara Spinellinon avesse tenuto per sé il posto, mancando all’impegno dato di dimettersi dopo il voto.Roberto Giachettiha la fortuna cheMarco Pannellanon c’è più perché il vecchioleaderdi fronte alle battaglie di corrente e alle ambizioni piccine-piccine di un uomo che accaparra posti di rappresentanza dovunque li vede, gli toglierebbe la definizione di exradicale. E ci sono gli altri, tutti gli altri, sconfitti non dalcongresso, ma dal voto popolare del 4 marzo. La mia opinione è che queste figurette dellapoliticae leminoranzetutte assieme non vadano tenute in gran conto. Nessun alibi al vittimismo. Ma soprattutto nessuna concessione alla loro cultura politica. InItalianon c’è alcun rischio dicomunismo, non c’è neppure alcun rischio diradicalismo di sinistra,il massimo del rischio (che spero ardentemente si corra) è che una parte delPdvenga buttato nel lavoro di base e trovi il modo per dare una mano alsegretario della Cgil. Anche il facondoCarlo Calenda, che pure ha numeri nella sua bisaccia,dovrebbe perdere meno tempo conMichele Emilianoe con il rischio che torni alPartito democraticoquel ragazzotto mite di Speranza. La fine dell’antirenzismonon sta solo nel fatto che ilde cuiuse i suoi possano vivere a loro agio nel Pd ma anche che nessuna delle loro trovate mediatiche possa essere riportata a galla. Larottamazionegli è cascata sulla testa o un po’ più giù e il fiorentino si è perso. Scrive libri e già lo vedo insidiare i primati diSusanna Tamaro. Il tema del Pd, quindi, non è l’alchimia fra le correnti. Mi viene la pelle d’oca leggendo nomi di persone che sono state a servizio daPiero Fassinoin poi di tutti i segretari. Ma chissenefrega. Quella parte dielettoratochesi sta spostando lentamente dalM5sal Pd, lo fa perché crede che alla faccia serena di Zingaretti corrisponderà un partito largo, una politica attenta ai bisogni, una aggregazioneanti-xenofoba, una roba che non ci fa vergognare dell’Italia all’estero. Poi seAnna AscanieMarina Serenie i loro tanti colleghi maschi fingeranno di contare qualcosa, pazienza. Nessuno farà caso a loro. Il problema re sta definire il campo largo in cui il partito dovrà muoversi come promotore instancabile e la definizione dell’avversario. Leggo che si dice che l’avversario è Salvini. È vero l’avversario è il leader dellaLega, ma senzaLuigi Di Maionon va molto lontano, può prendere moltivotima si gonfierà come un otre e poi s’ammoscerà. Vedete come nelle ultime settimane, aparte le fiammateanti-immigratidi queste ore, abbia perso la parola. Non è un uomo digoverno. Né c’è da fare sconti a Di Maio. Quel signore è intrinsecamente legato alladestra xenofoba, non ha mai cercato di smarcarsi, di contenerla sembra quel personaggio di Checco Zalone che sfidava il mondo per mantenere il posto fisso, in questo caso unseggioe unincarico al governo. Il Pd è alternativo a tutti e due. Non sono ossessionato daicinque stelle. Ho paura della politica politicante per cui si immaginano alleanze rischiose per fregare l’avversario più forte e poi si resta prigionieri delle proprie contraddizioni.Emanuele Macalusoha detto alla bravaMonica Guerzoniche il limite dellaclasse dirigentepost comunista è stato quello di essere ossessionato dall’idea di portare al governo una forza che non c’era mai stata e di non aver mai sviluppato un progetto sul che fare una volta arrivati lì. Il tema per Zingaretti è che deve battere i due facinorosi dicendo che cosa farebbe una volta chePaolo Gentilonidiventerà premier. Il resto non conta.
