QUELLA CHIESA NEGATA RIPUDIA IL DOVERE ALLA PROMOZIONE UMANA
C’è sconcerto a Limbadi per quella Chiesa negata ai giovani che avrebbero voluto ricordare la memoria di Matteo Vinci, ucciso in un attentato mafioso lo scorso anno. Quel 9 aprile del 2018, a Limbadi una località nei pressi di Vibo Valentia, una auto bomba spazzò la vita di Matteo Vinci, di 42 anni e ferì gravemente il padre Francesco, 70 anni.Un segnale forte della ndrangheta che volle mettere in chiaro che non si può osare di mettere in discussione il suo predominio evidenziando che tutto il territorio è in mano aclan MancusoE nessun può e deve opporsi.Semplicemente perché Limbadi tutta è cosa dei Mancuso. Un atto di imperio spazzato via dalla reazione dello Stato con 6 fermi che furono eseguito dai carabinieri di Vibo Valentia e del Ros per ordine della procura antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri.In manette finirono Rosaria Mancuso e il genero Vito Barbara, considerati gli ideatori dell’attentato, ma agli arresti finirono anche Rosina e Lucia Di Grillo, figlie di Rosaria Mancuso, il marito della donna, Domenico Di Grillo, e il fratello, Salvatore Mancuso.Tutti furono accusati a vario titolo non solo di aver coperto il piano omicida messo a punto dalla matriarca, con la collaborazione del genero, ma anche di aver partecipato alla lunga serie di aggressioni e intimidazioni subite dalla famiglia Vinci per costringerla a cedere i suoi terreni, nonché di illecita detenzione di armi.“Ci troviamo dinanzi all’esternazione di un potere mafioso sul territorio, non è una semplice lite fra vicini – spiegò lapidario il procuratore Nicola Gratteri – Quel terreno doveva essere dei Mancuso, con le buone o con le cattive”.L’orrore per quell’attentato e la reazione dello Stato generò un profondo sentimento popolare di vicinanza alla famiglia Vinci.Un sentimento che ad un anno di distanza avrebbe permesso di riunire la comunità in una giornata tutta dedicata alla memoria di Matteo.E la comunità di Limbadi si sarebbe dovuta ritrovare nel cuore riconosciuto del paese, in quella chiesa di San Pantaleone che però, la scorsa settimana, è stata negata all’orchestra giovanile “Falcone Borsellino”.La Fondazione “La Città invisibile” di Catania, che gestisce l’ensemble musicale, ha espresso immediatamente, per mezzo della sua fondatrice Alfia Milazzo, tutto il suo disappunto per quel rifiuto, decisamente strano, opposto dal parroco Don Ottavio Scrugli alla richiesta dei giovani musicisti di usufruire del luogo sacro per un concerto in onore di Matteo Vinci, il 9 di aprile, primo anniversario della morte del giovane biologo assassinato con un’autobomba da mano mafiosa.Scavando solo un poco i giovani hanno scoperto che ildiniego non era causato da motivazioni generate dal sacerdote ma bensì da una direttiva impartita addirittura dal vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Monsignor Luigi Renzo. «Guardi, non so esattamente – ha premesso il presule – cosa sia accaduto a Limbadi, tuttavia le confermo che ho da anni impartito precise direttive sull’utilizzo delle chiese per i concerti, o altre manifestazioni simili. La chiesa è un luogo di culto, di preghiera – ha affermato Monsignor Renzo – e non di spettacolo. Tali direttive sono state emanate in ossequio a quanto stabilito da Giovanni Paolo II prima e da Benedetto XVI dopo, quindi nulla di nuovo».Pensare che Papa Francesco, lo scorso novembre aveva espresso un pensiero ben diverso nei confronti della musica definendola insieme al canto un vero strumento di evangelizzazione nella misura in cui rende testimoni della profondità della Parola di Dio, toccando il cuore delle persone e consentendo di trasformare i sentimenti umani in vera preghiera.Ma non solo, circa la necessità di farsi primi portatori della lotta alle mafie, lo stesso Pontefice, lo scorso settembre aveva fatto risuonare forte il suo monito sul lungomare di Palermo che accoglieva più di 100mila pellegrini per la Messa che Francesco celebrava in occasione del 25° anniversario della morte di padre Pino Puglisi.Francesco lo aveva fatto per quel primo martire della mafia dichiarato beato dalla Chiesa. Per quel “sacerdote di strada” che era stato ucciso dalla mafia perché aveva “tradotto” il Vangelo in promozione umana e riscatto sociale.
