GLI INSEGNANTI DEI FIGLI DI VALENTINA CERCANO SOLO DI COPRIRSI

DI CLAUDIA SABANella sala del commissariato di Afragola, le maestre della scuola frequentata dai figli di Valentina Casa, parlano, confabulano.Ridono tra loro.Giuseppe Dorice è appena morto e la sorellina è salva per miracolo.Loro … ridono.Si confrontano su ciò che dovranno dire agli investigatori.Il giudice li ha definiti “frenetici ed ignobili tentativi di reciproca copertura”.È tutto scritto nelle intercettazioni.L’omertà, l’ipocrisia, la paura di essere coinvolte in una indagine.Insegnanti che non hanno fatto nulla per salvare due bambini.Un intero istituto che non poteva non sapere.I bambini entravano in classe con labbra gonfie, lividi, orecchie sfregiate e capelli staccati dal cuoio capelluto.Eppure quelle insegnanti sedute nella sala d’attesa del commissariato … ridono.Ridono del dolore bambino, del loro vivere di stenti, prigionieri di una realtà che non hanno cercato.Ridono…Preoccupate del loro io e della loro onorabilità.Tanto, alla fine del mese, percepiranno comunque uno stipendio per aver fatto bene il loro “dovere”.Ridono, giudicano, chiacchierano.Di quella mamma “puttana” che si è messa con un uomo amorale solo per sesso.Di quella mamma egoista che ha pensato solo a se stessa e non ai propri figli.Ma che brave queste insegnanti.Queste persone perbene, lavate, stirate, impettite, queste insegnanti che giudicano senza voler mai essere giudicate.Ma che brave queste persone per bene che, sedute in quella sala d’attesa pensano a salvare la loro pelle, incuranti della pelle di un bambino “stropicciata” dalla loro indifferenza.Che belle queste persone che insegnano ai nostri figli tante teorie senza metterne in pratica nemmeno una.Così brave da correre subito ai ripari quando Giuseppe muore.Complottano, nascondono, si accordano.Qual è la differenza tra loro e chi non ha permesso a Giuseppe di vivere?Qual è la differenza tra chi ha agito e chi non ha fatto nulla per fermare quell’agito?Quel vissuto fatto di violenze lasciate passare inosservate.Le insegnanti, rileva il giudice, avevano visto tutto.Ma: “ silenzio, e dopo la sua morte, solo l’insistita ricerca di impunità”.La sorellina di Giuseppe arrivò in classe con l’orecchio fasciato.Si era spostata i capelli.Per farsi vedere, sperando che qualcuno l’aiutasse.Ma oltre una nota trasmessa alla dirigente nel gennaio del2019, null’altro è stato fatto.Nessuna denuncia.Nella sala d’aspetto del commissariato di Afragola, il giudice, attraverso le intercettazioni, rileva l’indifferenza delle insegnanti e poi, ridendo, le loro risposte arroganti, fingendo di non sapere nulla.Appena saputo della morte di un bambino di Cardito, le insegnanti si telefonano a vicenda.Hanno capito tutto, sanno già che si tratta di quella famiglia e di quei bambini.Sanno che proprio lì c’è un bambino di 7 anni che conoscono bene, che arriva in classe con il volto pieno di livdi perché il convivente della madre lo “ammazzava di palate”.E sanno anche di essersi limitate a segnalarlo alla preside, senza aver mai denunciato alle forze dell’ordine.Raccontano, si rammaricano, parlano di una morte annunciata, di tutte le volte che hanno visto il bambino “graffiato”, ammaccato.E invece di accusare, si limitano a tenere ben protetto il loro orticello.Concordano una linea di difesa comune.Dire che i bambini avevano riferito di essere caduti e loro non avevano alcun motivo per dubitare.Si limitano a questo.Fino a quella sala d’aspetto in cui non sanno di essere intercettate e parlano, giudicano, ridono, della morte di un bambino.Si svelano per ciò che sono.Maschere e niente altro.“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.Le incontriamo ogni giorno senza saperlo e, solo in certi momenti, si rivelano.