TED BUNDY. QUASI UN DOCU CON ZAC EFRON SERIAL KILLER

Liz Kloepfer lotta per accettare la realtà della natura criminale del suo ragazzo. Il filmTed Bundy, che ha inaugurato il 17 aprile il Lucca Film Festival, è tutto qui, nella trama riassunta in due righe su Wikipedia. Il punto di vista del film è quello della donna, interpretata da Lily Collins, e gli spettatori per un’ora e cinquanta minuti trepidano con lei, soffrono e si illudono (e spesso le danno della cretina per la sua dabbenaggine): noi non vedremo mai ciò che combina davvero Zac Efron nei panni di uno dei più famosi (presunti) serial killer statunitensi. Vedremo i referti medici, le foto in mano alla polizia, e ci sorbiremo come Liz-Lily la performance seduttiva che Ted-Zac intrattiene con lei e poi, amplificata di potenza, mano mano che la Volkswagen dell’assassino valica i confini degli stati e le vittime aumentano in maniera esponenziale, con gli investigatori, gli avvocati, i giudici, l’America dei media, l’America tutta, che si siede in prima fila per lo spettacolo. Ted Bundy, invece, si accomoda dopo un ultimo show sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989. Ma aspetto psicologico e rappresentazione sociale trovano un punto di contatto nella quasi maniacale ricostruzione storica di Joe Berlinger, regista e produttore, classe 1961, accostato non a caso alla scuola del cosiddetto Direct Cinema, da cui eredita pure una parvenza di povertà. Né è senza significato che nella scelta del punto di vista, allargabile da Liz-Lily a tutti i testimoni, risieda l’unico realismo praticabile, quello dell’evidenza. Noto per lavori comeBrother’s Keeper(1992) e la trilogia diParadise Lost(1996–2011), Berlinger conosce tutte le pieghe deltrue crime docue la prova del nove della sua abilità sta al termine, tra i titoli di coda: i filmati dell’autentico Bundy portano applausi al regista e al camaleontico Efron, mentre la Collins usa registri più interiori e il giudice John Malkovich è molto più gigione dell’originale. Nota a margine. Il cinema Usa ha una lunga storia in fatto di serial killer. DaIl silenzio degli innocentidi Jonathan Demme al Figlio di Sam di Spike Lee, è spesso stato in bilico tra film di genere e d’autore, con eccezioni di follia cinefila, comeHenry – Pioggia di sanguedi John McNaughton, maledetto per sempre da Nanni Moretti inAprile. QuestoTed Bundy – Fascino criminale, in originaleExtremely Wicked, Shockingly Evil and Vileè un’ulteriore evoluzione, che elimina il glam ma non la suspense. In questa evoluzione, ahimé, si inseriscono anche i sottoprodotti tv come il nostroAmore Criminale.