IL SUFFRAGIO UNIVERSALE

L’aggettivo“universale”, un po’ ridondante visto che non è affatto certo che i terrestri siano gli unici abitatori del cosmo, appare in ogni testo e conversazione quasi sempre a corredo degli stessi tre vocaboli: diluvio, giudizio e suffragio. Lasciamo i primi due alle sacre scritture e occupiamoci del terzo, il“suffragio universale”. Mettere in discussione il diritto di voto a cui i paesi cosiddetti democratici sono arrivati attraverso lotte lunghe e sanguinose vuol dire andare in cerca di guai ed il minimo che possa capitare è di essere etichettati come fascisti o stalinisti e di sentirsi sbattere in faccia l’antica democrazia ateniese fondata sul voto del popolo. Balle, o meglio bufale come diciamo oggi. Nella città-stato di Atene il diritto di voto era limitato ad un decimo circa della popolazione, una minoranza accuratamente selezionata tra quelli che mostravano migliore preparazione e più acuta intelligenza. Osservando i sondaggi che danno la Lega in costante ascesa verso un possibile 40% si capisce il perchè delle perplessità dell’ateniese Pericle sul suffragio universale, ed un qualsiasi scambio di opinioni con l’elettore medio leghista trasforma quelle perplessità in certezze. Da un partito che riscuote tanto consenso sarebbe normale aspettarsi una piattaforma politica articolata che consideri i bisogni di tutti e che dia risposte credibili, e invece per quanto ci si possa sforzare altro non si trova che slogan rozzi ed intestinali del tipo“padrone a casa mia”e“chi mi tocca lo ammazzo”. Roba da ragazzini frustrati o peggio da bulletti arroganti e violenti, e l’idea di affidare lo sviluppo di una nazione ai portatori degli stessi valori di una banda di delinquentelli di periferia dovrebbe farci rizzare i capelli sulla testa. E’ triste e costa fatica ammetterlo, ma Pericle aveva ragione. Forse l’unica cosa universale a cui abbiamo davvero pieno diritto è proprio il diluvio.