LA CHIACCHIERATA CON ROBERTO VECCHIONI: UN SOGNO CHE SI REALIZZA

LA CHIACCHIERATA CON ROBERTO VECCHIONI: UN SOGNO CHE SI REALIZZA

Ieri pomeriggio ho realizzato uno dei sogni della mia vita. Chiacchierare un po’ con Roberto Vecchioni. E il bello è che non eravamo in un posto qualunque, in un bar o che so, ma in una sala della fiera del libro di Firenze, quella che si chiama Firenze libro aperto, e io ero dietro il tavolo con lui, a fargli le domande. E a un certo punto ha anche detto: “Ma digli come ti chiami, a questa gente” e mi ha fatto fare un applauso. Beh, grazie. Per le canzoni che hai fatto e che mi hanno fatto piangere, per quel punto di “Ninna nanna” in cui rivedo mia madre, per la viola d’inverno che non ho mai trovato un’immagine più bella e straziante per capire quanto si ama la vita, proprio quando si sa di stare per perderla; per le luci a San Siro dietro la nebbia, che ho visto anch’io anche se non c’ero, e a San Siro non ci sono stato mai. E per tutte le altre canzoni. Per “A te”, le cui parole una ragazza mi scrisse su un fogliettino, era il 1981, una notte che dormivamo insieme, trenta ragazzi, in un parco di Bologna, lei mi scrisse solo le parole di quella canzone e io mi innamorai perdutamente di lei. E per tutte le volte che mi hai fatto amare la vita, per Ninni che rivede i suoi genitori dentro un treno che non esiste, per quel modo semplice che hai di poetare e di cantare, come se fosse cantare ninne nanne a un bambino, per farlo sentire meno solo. Io sono quel bambino, uno dei tanti, e mi hai fatto sentire meno solo.