IL NAUFRAGIO DEL COCORICÒ. DISCO SIMBOLO DELLA RIVIERA: LUCI, OMBRE, DROGA E GUAI

IL NAUFRAGIO DEL COCORICÒ. DISCO SIMBOLO DELLA RIVIERA: LUCI, OMBRE, DROGA E GUAI

Lo scorso 4 giugno il Tribunale di Rimini ha respinto la richiesta di concordato preventivo della discoteca Cocoricò ed ha accolto la richiesta di fallimento presentata dalla Agenzia delle Entrate per una cifra non ancora stabilita, ma di certo superiore agli 800 mila euro. Tramonta così l’epoca del gruppo Cocoricò a cui è inclusa la discoteca omonima, che ha contraddistinto l’anima trasgressiva delle notti degli anni ’90. E’ fissata al 25 ottobre 2019 la prima udienza fallimentare. Il curatore nominato è Francesco Bugli. Nell’udienza avverà la costituzione dei vari creditori, tra questi, naturalmente ci sarà lo stesso Comune di Riccione che ha in sospeso pagamenti relativi alla Tari, la tassa sui rifiuti che la discoteca non ha ancora onorato. Alcune vicende di carattere finanziario hanno interessato negli anni il gruppo Cocoricò, di proprietà di Fabrizio De Meis.Ad iniziare da quando la GdF, aveva aperto le indagini per evasione dell’Iva sui bilanci a partire dal 2012, fino alle più recenti problematiche relative a mancati pagamenti di artisti, come ad esempio il dj Gabri Ponte che ha chiesto il sequestro dei marchi Titilla e Memorabilia, legati alla discoteca.Sotto il coordinamento della Procura riminese, la Guardia di Finanza ha prodotto diversi fascicoli sugli amministratori delle società del gruppo, e da questi risulterebbero bilanci sempre in perdita (già prima del 2012) ma il reddito imponibile superava 10 milioni di euro all’anno. La famosa Piramide non viene inclusa nei beni interessati dal fallimento, perchè è da anni proprietà di una società di albergatori romagnoli. Il Cocoricò inizia ad essere una forte realtà nell’ambito della musica techno subito dopo la sua nascita, nel 1989.Nel Cocoricò saranno ospitati dj di fama nazionale e internazionale e riceveranno cachet che in taluni casi arriveranno anche a superare i 100 mila euro a serata. Con l’avvento della “moda” della trasgressione degli anni ’90 e grazie alle proposte innovative del privé “Titilla” che propone spettacoli con drag queen, ma anche grazie alla prima discoteca gay friendly, il locale diviene una delle maggiori discoteche di tendenza assoluta della riviera. Saranno gli anni 2000 che porteranno il declino della Disco romagnola, a causa dei molti giovani consumatori di droghe frequentatori del locale.Le cose iniziano a precipitare quando un giovane 19enne operaio della provincia di Macerata, muore a causa di un’overdose nel 2004.Nel 2011 a causa di un’intossicazione da droghe, sarà sottoposto a trapianto di fegato un ragazzo di appena 18 anni. Malgrado questi tragici episodi, il Cocoricò resta in ogni caso il locale di maggiore richiamo con le sue proposte artistiche d’avanguardia.A causa dell’eccessiva trasgressione e volontà di stupire, nel 2014 ci sarà l’intervento dei carabinieri nel corso di una serata di Memorabilia, perchè la compagnia ravennate “Fanny&Alexander” aveva disposto dei figuranti nudi all’ingresso, ed il pubblico era costretto a passare tra questi, sfiorandoli. Il caso finì in Tribunale. La discoteca vive la sua apoteosi in negativo quando un 16enne di Città di Castello muore a causa dell’ecstasy. Era il 2015 e con la morte di Lamberto Lucaccioni (questo il nome del sedicenne), il Cocoricò sarà chiuso per 120 giorni su decisione del questore di Rimini.In quell’anno la discoteca era amministrata dall’imprenditore romano De Meis che proveniva da un passato di allenatore di giovani della zona romana di Tor di Quinto. Fabrizio De Meis dopo il luttuoso episodio del ragazzino stroncato dalla droga, inizia una collaborazione con la comunità di recupero dei tossicodipendenti “San Patrignano”, non lontana dal Cocoricò. Insieme daranno vita ad una campagna di sensibilizzazione contro gli eccessi e naturalmente di monito contro gli effetti della droga. La fine del Cocoricò arriva nel 2018, quando il Comune di Riccione, il territorio dove sorge il locale, provvede ad emanare un dispositivo che di fatto sospende la licenza all’esercizio della discoteca a causa della mancata erogazione di oltre 100 mila euro per la Tari.