CARO PROF, CHE TI UCCIDI PER PAURA E VERGOGNA

DI CLAUDIA SABALo hanno trovato morto in casa, suicida, il professore del liceo “Giambattista Vico” di Napoli.Si trovava agli arresti domiciliari con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con due sue alunne, all’epoca dei fatti, ancora quindicenni.L’indagine era partita da una denuncia presentata dai genitori di una delle due studentesse e aveva portato la procura a chiedere anche l’ispezione dell’Ufficio scolastico regionale della Campania.Ma il professore si è tolto la vita con un colpo di pistola al cuore.Un colpo di spugna annullerà tutto e così anche le indagini che, a questo punto, saranno archiviate.I rapporti sessuali con le due ragazze sarebbero scritti tra messaggi in chat e sms.Ma lui si era sempre dichiarato innocente.I rapporti sarebbero stati consenzienti ma comunque punibili perché consumati con minori di 16 anni.Le due ragazze ricevevano gli sms direttamente dal tablet del professore che però, aveva sempre sostenuto di non essere stato lui a inviarli.Questi, i fatti.Oggi quel professore si è tolto la vita e non sapremo mai la verità.Da più parti, tutti acclamano la sua innocenza e piangono per lui.Studenti, professori, amici.Ma la morte non rende innocenti.La morte nasconde ma non cancella.E, personalmente, trovo illogico, da parte di chi si proclama innocente, cercare la morte.Soprattutto dopo l’assalto mediatico mosso nei suoi confronti.Lo trovo ingiusto nei confronti della sua famiglia, di quel figlio che non saprà mai se suo padre si fosse davvero macchiato di quel crimine oppure no.Lo trovo ingiusto nei confronti delle due studentesse e dei loro genitori, perché non vedranno mai giustizia per ciò che possono eventualmente aver subito da lui.Lo trovo ingiusto nei confronti di tutte le persone innocenti che, accusate, lottano fino allafine per dimostrare la propria innocenza.E infine, lo trovo ingiusto per la giustizia stessa che ancora una volta non trova spazio nelle storie torbide di abusi su minori.No, la morte non cancella ciò che è stato.La morte è il colpo di spugna che vuole “coprire”.Ma certi reati non possono restare chiusi tra i cassetti.La giustizia dovrebbe continuare il suo compito e, anche dopo la morte, aprire tutti i cassetti alla verità.