BUON COMPLEANNO PUPI AVATI: SONO 80 (DI CUI 50 DI CINEMA)

BUON COMPLEANNO PUPI AVATI: SONO 80 (DI CUI 50 DI CINEMA)

Che non sia l’anagrafe a delineare i sogni e le ambizioni di un uomo lo dimostra Pupi Avati che oggi compie 80 anni e il suo motto resta sempre “The best is yet to come!”. Il regista pluripremiato quest’anno, oltre all’ottantesimo anno di vita, festeggia anche i cinquant’anni di carriera. Un grande maestro che ha contribuito a fare la storia del cinema italiano. Ottant’anni e non sentirli, impegnato nel prossimo film in uscita a marzo 2019, nel cassetto ne ha già altri tre. Un film con il quale tornerà alle origini. Un’ambientazione horror anni cinquanta, una storia talmente spaventosa il cui finale ha terrorizzato lo stesso Avati, confessa. Una pellicola nella quale è ben presente la linea sottile tra la catastrofe naturale e politica e che, tra superstizione e religione, permetterà al regista di rincontrare colui che senza timore ammette essere un suo compagno di viaggio. Il Diavolo. La carriera e la vita di Pupi Avati si sono spinte sempre al massimo. Nasce a Bologna nel 1938, città a cui è molto legato, tanto che numerosi suoi capolavori racchiudono in sé l’orgoglio provinciale. Inizialmente insegue il sogno di diventare un clarinettista jazz, stroncato poi dall’arrivo di un nuovo membro nell’orchestra, Lucio Dalla. Un meraviglioso colpo di fortuna: si può dire, qualche anno dopo, infatti viene folgorato dalla bellezza del Cinema grazie al film 8½ di Fellini. Il suo repertorio cinematografico è colmo di capolavori. Elencarli tutti trasformerebbe queste righe in una lista infinita e scegliere i più belli è molto difficile.Tra i più importanti però è giusto ricordare quelli che hanno reso così famoso il regista “La casa delle finestre che ridono” e “Una gita scolastica”. Nominato per dodici volte ai David di Donatello vince la Migliore sceneggiatura con il film “Storia di ragazzi e di ragazze” e Migliore regista con “Il cuore altrove”. Nel 2014, poi, la miglior sceneggiatura dell’anno viene assegnata a “Un ragazzo d’oro” con Riccardo Scamarcio e Sharon Stone presso il Montreal World Film Festival, in Canada.Sul mobiletto del salotto, comunque, c’è ancora spazio per ulteriori riconoscimenti. Oggi infatti ha ricevuto il premio internazionale per gli studi storici “Jacques Le Goff”.Un grande rapporto quello tra Pupi Avati e la Storia, che ha fatto da collante in tutta la sua filmografia, Un passato raccontato da lui. Veritiero, ma mescolato sempre con una particolare quotidianità che dona unicità ad ogni progetto. La ricetta della felicità è composta da piccoli attimi, particolari ingredienti che ognuno di noi aggiunge in quantità e maniera diversa al nostro quotidiano.Un altro aspetto di fondamentale importanza nella vita del regista è l’amore. Forse anche per riequilibrare lo scetticismo e il suo rapporto con la componente horror.Sposato da 54 anni con la moglie Nicola (battezzata così in onore del nonno) confessa essere una di quelle storie da film. Corteggiata per moltissimo tempo, “ha detto il grande sì per sfinimento” scherza sorridendo Pupi Avati. Una coppia che ha avuto il coraggio di sopravvivere e combattere. Sì, perché troppo spesso le storie d’amore finiscono per codardia. Lo spiegherà lui stesso in uno dei suoi prossimi film. Sarà intitolato “Lei mi parla ancora” e ci farà capire come valga la pena vivere per amore. “La vita va vissuta con la convinzione che il giorno più bello sia domani”. Altra pillola di saggezza del regista che ricordiamo nel 2011 fu colpito da un infarto dal quale riuscì fortunatamente a sopravvivere. Non perse mai la speranza e tutt’oggi si sente un ragazzino. Un “bambino” di ottant’anni che ha ancora molto da raccontare e insegnare.