DI MAIO E L’AMICO PING

DI MAIO E L’AMICO PING

Di Maio è andato in Cina, sempre in seconda classe – sottolineiamolo che ci tiene – e parlando dal palco del Forum su Commercio e innovazione, di fronte a una moltitudine di capi di Stato e imprenditori tipo Bill Gates e Jack Ma, ha invitato i presenti a “investire sul futuro, sull’Italia”. Fin qui, nulla di male. C’è però un però: durante il discorso, per due volte si è rivolto al presidente cinese Xi Jinping chiamandolo ‘presidente Ping’. Cosa ci sarà mai di male, vi starete chiedendo, suppongo. C’è di male che in cinese Xi è il cognome e viene prima e Jinping è il nome, dunque chiamandolo presidente Ping è come se Di Maio si fosse rivolto a lui usando un diminutivo, un soprannome, il tutto si fronte al gotha mondiale. Un po’ come se un Putin venisse in Italia e chiamasse in pubblico Di Maio ‘ministro Giggino’ o Salvini ‘ministro Teo’. Mio consiglio spassionato: i soldi che risparmia volando in seconda classe potrebbe – anzi, dovrebbe – spenderli per pagare dei consulenti che gli spieghino queste cose, che possono pure sembrare di poco conto, ma fanno fare figure di palta davanti al mondo intero.