FELLINI. UN GRANDE MAESTRO DEL PASSATO. E DEL PRESENTE

XXI Secolo. Siamo in piena era digital, della tecnologia, degli smartphone, e del “touch”. Della cosiddetta “modernità liquida” da cui quel Bauman ci aveva messi in guardia ma che ci siamo cascati lo stesso con tutte le scarpe, delle relazioni virtuali, del multitasking, della dittatura dei social network. Eppure, se qualcuno nomina “La dolce vita” ecco che quegli sguardi robotizzati dalle troppe ore davanti allo schermo assumono un’espressione di riverenza. Le fronti aggrottate si distendono, gli angoli della bocca accennano a sollevarsi, dagli occhi traspare un fugace bagliore. E quando si dice che l’arte ci rende umani, allora il nostro inchino lo dobbiamo riservare agli artisti, che quotidianamente contribuiscono a far sì che questo processo di disumanizzazione fallisca a ogni tramonto. E quando fra questi ci sono quelli che spiccano, che hanno creato quelle opere, che, pur non sposando i gusti di tutti, rimangono universalmente riconosciute, beh, a questi occorre riservare qualcosa di più che un inchino. Ed è sull’onda di questo universale riconoscimento che il Comune di Rimini ha organizzato una vera e propria rassegna interamente dedicata a uno dei più grandi registi di tutti i tempi. “Verso il 2020. 100 anni di Fellini”: il titolo non è casuale, perché per il 25° anniversario dalla sua morte, costoro hanno voluto fare davvero le cose in grande, in un susseguirsi di iniziative che culmineranno proprio nel 2020, anno in cui il maestro avrebbe compiuto 100 anni, con l’apertura del museo Fellini.E nel frattempo? Proiezioni, masterclas, convegni, dibattiti e perfino la riapertura del cinema Fulgor, quello stesso cinema dove, all’età di 5 anni, seduto sulle gambe del nonno, il futuro cineasta assisteva per la prima volta alla proiezione di un film. Fu la scoperta del cinema e oggi si può dire, probabilmente, anche di una parte di se stesso.L’iniziativa, dicevamo. Tre milioni il budget stanziato, attualmente al vaglio del Ministero dei Beni Culturali, una cifra senz’altro sostanziosa, ma non ancora sufficiente per saldare quel debito da parte del cinema italiano nei confronti del maestro, che negli ultimi anni di carriera ebbe serie difficoltà a trovare finanziamenti per i propri film. Non bastavano 12 candidature agli Oscar, culminate con quello alla carriera; non bastavano nemmeno due Festival di Mosca vinti, né tantomeno una Palma d’Oro a Cannes e un Leone d’Oro alla carriera. Eravamo a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90, e Fellini, probabilmente anche in seguito all’avvento della cosiddetta “Junk TV”, veniva percepito come un regista su cui non valeva più la pena investire. Un’indifferenza che perdura, come sottolinea l’attore Sergio Rubini, che in un’intervista al Messaggero afferma che “a differenza di Pasolini, che continua a essere celebrato e in parte strumentalizzato, Fellini non si schierò politicamente. Era un artista rinascimentale, un poeta che aveva come punto di riferimento la provincia e l’umanità delle persone”.Un’indifferenza, tuttavia, che rappresenta un vero e proprio affronto alla realtà delle cose, poiché il cinema di Fellini, che ci piaccia o no, è ormai entrato a far parte del nostro immaginario e, anzi, ha contribuito a costruirlo, in un susseguirsi di immagini che vanno dalla donna avvenente e misteriosa allo stesso tempo, all’italiano gaudente e anche un po’ mascalzone. Un cinema che ha creato immagini leggere e allo stesso tempo misteriose, allusive, ma sempre uniche, al punto da guadagnarsi l’aggettivo “felliniane” che ne racchiude in un’unica parola tutte le peculiarità.“Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lunsingato. Cosa intendano gli americani con felliniano posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto”. Un modo di fare immagini su cui egli stesso amava sorridere e che invitava ad affrontare con la stessa spontaneità con cui erano nate, senza stare a farci troppe tavole rotonde per comprenderle.Sono passati 25 anni dalla morte di Fellini. Il mondo è cambiato e tende a dimenticare. Ma quando qualcosa entra a far parte del nostro immaginario, pur tentando in tutti i modi di negarla, non possiamo fare come se non fosse mai esistita.