CAGLIARI – ROMA 2-2. UNA ROMA CHE SI DEVE VERGOGNARE

E’ imbarazzante ed allucinante quello che succede in quel di Cagliari. Allucinante per i tifosi del Cagliari, che in nove uomini e con l’allenatore cacciato rimontano da 0-2 a 2-2 in dieci minuti di finale giocato col fuoco dentro. Imbarazzante, anzi, umiliante la Roma, che inizia bene, passa in duplice vantaggio, e poi si fa dare una lezione di calcio dal Cagliari grande come una casa. E non solo una lezione di calcio. Una lezione di grinta, coraggio, tenacia. Un’umiliazione non calcistica, ma quasi umana. La Roma, come detto, inizia bene, dominando il primo tempo sul piano del possesso e passando in vantaggio prima con una sassata di Cristante dal limite, poi con la punizione deviata di Kolarov. Ma già nella prima metà, nascoste dalla superiorità tecnica, s’inteavedevano le voragini tattiche e mentali che la Roma ormai palesemente possiede. Il Cagliari fa paura sul primo pressing, mentre la Roma sbaglia una quantità di uscite e di movimenti difensivi che ci si potrebbe chiedere se avessero mai giocato insieme prima di oggi. E Olsen fa gli straordinari già dal finale del primo tempo. Di Francesco non può più essere considerato innocente, troppi i buchi, gli errori, le fragilità di questa squadra, che sembra mancare di un qualsivoglia riferimento. Il Cagliari esce tutto alla distanza: pericoloso nel finale di primo tempo, subisce sornione il vantaggio circa fino al ’70, quando un (inesistente) rigore reclamato per fallo di Kolarov sveglia gli isolani. Da lì, decide di pareggiarla, e lo fa. Pajac entra per Farias e regala fantasia all’attacco rossoblu, che da lì in avanti avrà il possesso del gioco. Fazio crea più problemi di quanti non ne risolva: la Roma gioca senza un centrale difensivo, e palesemente senza centravanti. Schick ormai fa tenerezza, ed è la peggior cosa possibile da dire su un calciatore. Girovaga per il campo ed oggi non gioca un singolo pallone bene. Il finale poi… è l’apoteosi del fallimento giallorosso. Prima accorcia Ionita, all’ottantaquattresimo minuto, con il Cagliari che martella e continua a martellare fino all’ultimo secondo. La gara si scalda, il pubblico incita selvaggio e per la Roma inizia un assedio, brivido dopo brivido, nella confusione totale delle truppe difensive. In conseguenza di un miracolo di Olsen, e di un fallo subito dallo stesso in seguito al miracolo, il Cagliari si ritrova improvvisamente, sul più bello, in nove. Ad essere espulso non è il giocatore che ha commesso il fallo sul portiere giallorosso, ma sono Srna e Ceppitelli, per proteste eccessive. Avranno pensato, i giallorossi, che fosse finita, ma è noto che nel Calcio non v’è mai nulla di scontato. Riparte improvvisamente Sau, trova la linea difensiva addormentata, e va in porta per il 2-2. I complimenti al Cagliari sono d’obbligo, ma la situazione della Roma è ormai arrivata ad un punto di non ritorno. Monchi è stato un disastro, un meteorite da Siviglia che ha scombinato completamente l’equilibrio tecnico giallorosso; una campagna acquisti folle ed incompatibile con il gioco di un tecnico che ormai non ha più il polso della situazione. Per aggravare un po’ il tutto, sbaglia la totalità dei cambi. Luca Pellegrini rileva Kluivert esterno alto, Pastore, che rileva Schick, non è presentabile su un campo di Serie A. Fossi il Presidente, aspetterei le dimissioni di entrambi. Ma un ultimo inciso è necessario farlo: avere la testa del tecnico o del direttore sportivo non deve né può sollevare i primi responsabili dal loro fallimento. I giocatori della Roma, comunque sia, non sono inferiori a quelli del Cagliari, dell’Udinese, del Chievo, della Spal. Schick non è inferiore a Cerri. Solamente che Cerri gioca, suda, spintona, vive, Schick no. E a proposito di Schick, gennaio è vicino, e pace alle minusvalenze. Ma è solo uno di tanti. Giocatori senza anima e senza voglia di sudare.