GIANCARLO GIANNINI: ” STAVOLTA VOGLIO FARE UN OMAGGIO AD ENNIO MORRICONE”.

GIANCARLO GIANNINI: ” STAVOLTA VOGLIO FARE UN OMAGGIO AD ENNIO MORRICONE”.

Giancarlo Giannini,  attore e doppiatore del cinema italiano. Ha lavorato con grandi registi italiani e stranieri. Protagonista di uno spettacolo, “Omaggio ad Ennio Morricone”, che tocca le città di Milano, Roma, Bologna, Bari, Montecatini Terme, insieme a Mauro Di Domenico, che è anche l’ideatore dello spettacolo ed è un autore di musiche di cinema, di teatro e di programmi televisivi, i solisti dell’Orchestra di Cinecittà e alla compagnia stabile di danza contemporanea del Teatro delle Celebrazioni di Bologna Oniin Dance Company, con le coreografie di Daniela Rapisarda ed Alessandro Vacca.Prima dello spettacolo, al Teatro Arcimboldi di Milano, Giannini concede un incontro per i lettori di Alganews nel suo camerino.Giancarlo, ci racconti di questo spettacolo dedicato al maestro Ennio Morricone. Le presentazioni parlano di uno spettacolo poliedrico nel quale si incrociano recitazione, musica e danza. Ma come nasce?E’ uno spettacolo che nasce da un’idea di Mauro Di Domenico, bravissimo chitarrista e amico di Morricone. Ho accettato con grande entusiasmo anche perché adoro Morricone. Trovo sia un genio del nostro tempo. Le musiche che ha composto per tantissime colonne sonore, “Mission”, “Uccellacci e uccellini”, “Per un pugno di dollari”, giusto per citarne alcune, sono dei capolavori di creatività. Ha dedicato la sua inventiva alla musica. Abbiamo realizzato con Di Domenico questo omaggio per lui senza esitazione e con tanto materiale emozionale su cui lavorare. Tra i miei ricordi personali più cari e particolari ricordo un Morricone che mi aiutò a preparare due canzoni per “Lo squarciagola”,  film per la TV del 1966.Ricordo che mi fece cantare a casa sua mentre mi accompagnava al pianoforte. Morricone è un musicista a 360°, conosciuto principalmente per la composizione di colonne sonore, senza dubbio bellissime, ma è anche un bravissimo compositore di musiche in generale. Ad ogni modo lo spettacolo è un omaggio alle sue composizioni per il cinema. E’ uno spettacolo misto tra musica e danza intercalato dai racconti, che leggerò, sulla realizzazione delle sue musiche e da poesie famose, tra le quali alcune d’amore anche di autori sconosciuti, che enfatizzeranno e sottolineeranno il sentimento delle sue sonorità. Attraverseremo le sue varie fasi, raccontando i film e i rapporti che ebbe con Sergio Leone, Tornatore, Pasolini. Ho cercato di cogliere i momenti più significativi. Ad esempio ricordiamo che Sergio Leone non iniziava a girare se prima non aveva le musiche del film. Ed in un certo senso i pezzi di Morricone possiedono in sé le immagini dei film che musicheranno. Sono le sue musiche ad ispirare l’architettura delle scene e non il contrario.– Qual è il suo rapporto con la musica?Come moltissima altra gente non posso vivere senza la musica. E invidio tantissimo i cantanti e i musicisti. La musica fa parte del linguaggio di Dio.– Quali sono le musiche di Ennio Morricone da lei preferite?E’ difficile rispondere. Sicuramente mi viene in mente quella di “Mission”.  E’  coinvolgente e mi colpisce particolarmente. Ma immagino anche le altre musiche e penso all’inventiva di quest’uomo che adoperò addirittura il marranzano, strumento tipico siciliano, per accompagnare le colonne sonore dei Western. Morricone è un uomo che non teme di sperimentare accostamenti inusuali e con risultati sorprendenti. Anche in ciò risiede la sua genialità.– Stasera la sua voce sarà protagonista rispetto alle sue capacità mimiche non verbali. Del resto a fianco alla sua professione di attore ha anche prestato la voce a tanti grandi attori di fama internazionale. Infatti è la voce di Al Pacino, Jack Nicholson, Michael Douglas, Gerard Depardieu, Dustin Hoffman e tanti altri. Si dice che i doppiatori italiani siano molto amati dalle star del cinema internazionale. Ma cosa si prova a vedere la propria voce nel corpo di un altro attore?Ho cominciato quando frequentavo l’Accademia d’arte drammatica. Per guadagnare qualcosa, di nascosto, mi prestavo a dei doppiaggi. Ho cominciato così, quindi non sono nato come doppiatore. Lo sono diventato col tempo, alternandolo al lavoro di attore. Quando doppio non penso al fatto di dare voce ad un personaggio che non sono io. Penso solo a dare il meglio di me. Ma, pur lavorando in doppiaggi di grande qualità e prestando la voce ad attori mirabili, trovo che sia una mostruosità far parlare un attore straniero in italiano o in qualunque altra lingua che non sia la sua originale. E’ impossibile riuscire a rendere bene una frase, una parola che in un altro paese ha un significato diverso dal nostro. Non si possono tradurre certe cose, certe caratteristiche straniere, rendere bene il senso tipico dell’ironia di una cultura diversa dalla nostra. Ciò nonostante i doppiatori italiani sono considerati tra i più bravi al mondo e spessissimo le loro voci sono di gran lunga più belle di quelle degli attori che vengono doppiati. E’ una professione ben precisa e con una dinamica tutta sua. Ad esempio ci sono attori italiani bravissimi che non sanno doppiare. Uno dei doppiatori italiani di professione tra i più bravi è Emilio Cigoli (N.B. tra i più noti doppiatori del periodo che va dagli anni 40 ai 60. Sua la voce di Clack Gable In “Via col vento”). Non nascondo che, pur non essendo la mia professione peculiare, mi è stata molto utile per crescere anche nell’arte recitativa. Del resto trovo che ogni esperienza possa essere utile a migliorarsi se la si sa adoperare nel modo giusto.– Qual è il personaggio interpretato che con più difficoltà è andato via?Non sono di quegli attori che interiorizzano i personaggi al punto da risentirne e da portarli con sé anche nei giorni successivi alla fine delle riprese. In realtà il personaggio che interpreti non esiste. E’ finzione. Quindi trovo che l’attore sia solamente un tramite. A volte c’è uno script, un canovaccio sul quale costruisci il personaggio. Altre volte ti ritrovi ad interpretare delle opere di Shakespeare e lì c’è un confronto ben preciso. Molto più complesso. E’ ovvio che l’impegno necessario sia ben diverso. In più ritengo che i veri attori siano il pubblico. E’ lui, in realtà, ad immedesimarsi nelle nostre interpretazioni. A ridere, a piangere, a gioire, a soffrire. A provare su di sé ciò che noi interpretiamo. Maria Antonietta Nocitra, intervista per Alganews Giancarlo Giannini L’incontro prosegue con un piacevole scambio di battute, tra le quali una disquisizione sull’importanza della mimica e del linguaggio non verbale negli attori, ma anche nelle persone comuni. Si percepisce subito, dietro una patina di semplicità e affabilità, la grande personalità e intelligenza di un uomo, oltre che un attore, che riesce, grazie alla sua invidiabile capacità oratoria, ad intercalare il ruolo di intervistato a quello di intervistatore con grande naturalezza. Tutto ciò sicuramente spinto dalla curiosità nei confronti delle personalità e caratteristiche altrui e dallo spirito di osservazione, che hanno agevolato l’abilità e la sensibilità di attore sia di film divertenti che di film molto impegnati, tanto da divenire uno degli attori italiani più apprezzati e richiesti dal cinema hollywoodiano.Successivamente, ad un paio d’ore dall’intervista, fa seguito lo spettacolo che viene idealmente suddiviso in alcune parti. Esso abbraccia buona parte della produzione di Morricone, attraverso varie chiavi di lettura: la musica, la danza, la lettura. Ogni fase è ricollegabile ad una parola specifica. Si comincia con i periodi iniziali delle trilogie western e americane, il sogno, poi il momento legato a “Nuovo Cinema Paradiso”, i ricordi, la fase dell’uscita di “Sacco e Vanzetti”, la rivoluzione, in fine quella di “Mission”, l’impegno sociale. Mauro Di Domenico “danza”, con la sua chitarra, grazie ai suoi virtuosismi che ben si raccordano con l’orchestra. Le musiche sono la costante del recital e amalgano i vari elementi composti dalla danza e dalla lettura. Le coreografie, con disegni di una dinamicità plastica e insieme atletica e armoniosa, esaltate dalle luci con colori intensi e dallo sfondo fatto di frammenti di film e immagini di registi che hanno incrociato la carriera e la vita di Morricone, sottolineano le parole che Giancarlo Giannini, vibrante di grazia seduttiva, dove la seduzione va letta nella sua accezione più nobile e letteraria del “condurre a sé”, e con timbro incisivo, legge durante lo spettacolo. I racconti e le poesie si snodano come il percorso di un cantastorie, graffiante di pathos, grazie al suo timbro e al suo tono vocale a volte vellutato a volte tempestoso. Tra le varie poesie lette alcune di Pablo Neruda e di Pier Paolo Pasolini. Nel cammino dello spettacolo Mauro Di Domenico esegue il brano inedito che Morricone ha scritto per lui e diverte il pubblico con un aneddoto sulla composizione dello stesso. Vi sono anche due incursioni di Paolo Jannacci, che delizia la platea col suono di una fisarmonica. L’insieme di danza, musica e recitazione regalano un unicum di colori e suoni, come se il pubblico percepisse una sensazione tattile, come se riuscisse ad entrare da protagonista dentro i film musicati da Morricone. Lo spettacolo termina con il “Tema d’amore” di “Nuovo Cinema Paradiso”, finale ideale che unisce performers e pubblico nel tripudio di una comune  sensazione di bellezza universale, al culmine di una dolcezza e malinconia che non vuole abbandonare lo spettatore. Ripensando all’idea di Giannini, che lo spettatore sia il vero strumento recitante di una performance, non si può non essere perfettamente d’accordo con lui. Più che un omaggio a Morricone lo spettacolo appare come un delicato ed affettuoso omaggio alla gente che ama Morricone e le sue musiche.