PAURA E INDIFFERENZA NEL DRAMMA DI CARDITO. L’ATROCE AGONIA DI GIUSEPPE.

PAURA E INDIFFERENZA NEL DRAMMA DI CARDITO. L’ATROCE AGONIA DI GIUSEPPE.

DI CLAUDIA SABADai primi risultati dell’autopsia eseguita sul corpo di Giuseppe, 7 anni, ucciso di botte il 27 gennaio da Tony Essobti Badre, compagno della madre, a Cardito (Napoli), emergono le prime verità.Si parla di emorragia interna o frattura della base cranica.Sarebbero queste le cause che hanno portato alla morte il piccolo Giuseppe.Una morte che si sarebbe potuta evitare se qualcuno avesse chiamato in tempo i soccorsi.Invece Giuseppe è stato semplicemente spostato dal pavimento, dove era caduto per i colpi ricevuti, e adagiato dalla mamma sul divano, dove è rimasto inerte a piangere, stretto nel suo dolore fino alla fine.Non occorre parlare e descrivere nel dettaglio l’orrore che deve aver travolto il corpo di quel bimbo spaventato.Ma soprattutto il vuoto e la disperazione che hanno attraversato la sua piccola mente, nel sapersi disperatamente solo e abbandonato da chi avrebbe dovuto amarlo e proteggerlo.Nessuno di noi può essere in grado di comprenderlo.Noi, persone normali, che all’urlo di un bambino abbiamo voltato le spalle.Abbiamo giustificato, inveito contro i malvagi, il patrigno, la mamma, ma che nulla abbiamo fatto per fermare quell’orrore.Noi, pronti a parlare solo dopo, ma che quando abbiamo visto, abbiamo preferito nasconderlo ai nostri occhi.La dirigente scolastica aveva visto i lividi sul corpo di Giuseppe.I vicini, gli amici, i nonni, il padre, i parenti.La madre.Ma per Giuseppe non c’è stato nessuno.C’era solo il suo destino che lo attendeva domenica sull’unica cosa che lo ha tenuto abbracciato fino alla fine: un divano, insieme alla sponda di quel letto che aveva rotto giocando, acquistato con “tanti sacrifici” da chi lo ha ucciso.