AUTONOMIA DIFFERENZIATA DELLE REGIONI. LA RIBELLIONE DEL SUD ALLA SECESSIONE DEL RICCO NORD

AUTONOMIA DIFFERENZIATA DELLE REGIONI. LA RIBELLIONE DEL SUD ALLA SECESSIONE DEL RICCO NORD

DI PINO APRILEMeglio tardi che mai: c’è voluta la furia predatoria dell’Autonomia differenziata (ovvero: Secessione con rapina della cassa comune) per far scoprire ai presidenti ed ex delle Regioni del Sud la Questione Meridionale, quella vera, della sanità, delle strade, delle ferrovie, delle scuole, delle leggi penalizzanti per il Sud, passate con il silenzio dei rappresentanti del Sud, dei diritti inferiori per i meridionali, alla salute, all’istruzione, ai trasporti, a una cittadinanza vera, equa, alla pari.Certo, qualche battaglia seria è stata fatta e non è giusto dimenticarla, anche se i poteri nordcentrici hanno prevalso (vedi quella contro le trivelle e la devastazione delle coste, che costarono a Emiliano la guerra da dentro il Pd e dal governo renziani); ma il modo in cui si è arrivati all’Autonomia differenziata grida vendetta. Oggi Vendola rimprovera il silenzio, su questo, a Emiliano. E non ha torto. Ma la voce di Vendola sullo stesso argomento la sentiamo ora. All’epoca della sua presidenza, la Puglia fu l’unica Regione meridionale a tacere (nonostante le promesse vendoliane) sulla esclusione dei poeti e degli scrittori del Sud dai programmi di studio di Letteratura italiana del Novecento nei licei. Uno scempio che ancora non è stato rimosso. E ci fermiamo qui (Ilva e il resto…, you know?).Una cosa accomuna e spiega il comportamento non solo di Vendola ed Emiliano, ma di tutti i presidenti e quasi tutti i parlamentari e i politici del Sud: il timore di essere visti come rappresentanti del Mezzogiorno e non “nazionali”; timore che non sfiora minimamente i loro colleghi del Nord, che anzi si dichiarano e sono, anche con uso di razzismo, “territoriali”, addirittura sostenendo e trasferendo queste pretese in leggi e privilegi per il Nord, e che quello che conviene alle loro regioni è “nazionale”, fa bene al Paese; mentre quello che conviene a tutto il Paese è un danno; e quello che conviene al Sud è spreco e furto.L’ansia di non apparire “meridionali” dei nostri politici è una dimostrazione evidente della colonizzazione dei cervelli: se del Sud, sei meno… Se vuoi crescere politicamente, devi piacere al Nord, devi porti come garanzia che i privilegi cui sono abituati da un secolo e mezzo saranno tutelati.Ma la consapevolezza della colonizzazione ormai giunta alla ferocia (ti devi curare al Nord, devi studiare al Nord, devi emigrare al Nord per lavorare nelle grandi opere che con i soldi anche tuoi fanno solo al Nord…) è ormai dilagante a Sud. I nostri rappresentanti e la nostra classe dirigente in generale sono in ritardo mostruoso su questi temi; chiusi nei loro giochi e scontri di potere, non si accorgono che la popolazione è molto più avanti e avvertita di loro, come ha dimostrato (pur se tradita da tutti, ma non doma) con l’Ilva, con la Tap, con la Xylella, nella Terra dei Fuochi, con il Muos, contro le trivelle, con la creazione di economia innovativa dal basso, con quattro soldi, alla disperata e poca, ma viva; con le cooperative e le associazioni antimafia, con la riscoperta dei territori e dei suoi valori.Ci siamo asciugati la gola e consumati i polpastrelli, in tanti, per avvertire della mazzata indegna dell’Autonomia differenziata; abbiamo scoperto i trucchi, le leggi squlibrate, i documenti anti-costituzionali (ma possibile che un solo giornalista, Marco Esposito, abbia letto quelli delle vergognose Commissioni sul federalismo fiscale e costi standard? E i tanti “uffici studi” dei partiti, delle Regioni, fatta salva santa Svimez, che cazzo fanno?). Consentitemi un solo cenno alle decine di incontri che ho avuto, a tutti i livelli, i colloqui personali con presidenti di Regione, parlamentari, esponenti politici che ti dicevano “sì, è vero, hai ragione” e poi nulla (merita ricordare che, per fortuna, una non foltissima, ma agguerrita pattuglia di giovani, e qualcuno meno giovane, ma non meno motivato, si è messa al lavoro, nei territori e nelle istituzioni, su questo, e sta lavorando benissimo. E accidenti se si vede!). E con quale fatica, grazie anche all’appello contro la Secessione dei ricchi lanciata dal professor Gianfranco Viesti, siamo riusciti a far approdare un tema enorme, decisivo e devastante per il Paese, sulle pagine dei giornali e in qualche salotto televisivo!Poi (e a caval donato non si guarda in bocca), finalmente il baratro della Secessione dei ricchi diventa l’asse della politica italiana nel governo, fra Nord e Sud e all’interno dei partiti. Parte la Calabria con la diffida al governo, pena il ricorso alla Corte costituzionale; poche ore dopo, la Conferenza episcopale calabrese condivide; la mattina dopo, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si scaglia contro l’Autonomia; manco il tempo di finire di leggere la sua accusa su Repubblica, che 9 consiglieri regionali della Puglia, dal Pd all’Udc (silenzio di tomba il M5S) mettono il presidente in mora sull’Autonomia, ma quasi contemporaneamente, Emiliano dichiara di appoggiare i sindaci che chiedono alla magistratura la restituzione dei soldi rubati ai Comuni del Sud, dai Comuni ricchi del Nord, con le norme dichiaratamente incostituzionali varte dalla Commissione per il federalismo fiscale, con la complicità del Parlamento; mentre Vendola (lui!) accusa Emiliano di svendere la Puglia al Nord secessionista.Quante volte l’ho detto? Quello che non succede in cento anni succede in cento giorni.Ma dov’erano tutti questi anti-secessionisti dei ricchi quando le prove della porcata venivano raccolte, diffuse, discusse e ci chiamavano neoborbonici, nostalgici, e altre puzzette sotto il naso? Non è questa la domanda da fare: sai che puoi vincere, quando le tue idee diventano arma di chi non le ha mai condivise e magari osteggiate e fatte proprie dagli opportunisti. Se vuoi, consolati dicendo che l’opera è servita e li hai convinti (in alcuni casi, e non pochi, è vero, proprio così!), ma la regola è che quando gli opportunisti salgono a bordo, è perché hanno capito che puoi vincere.Prima di qualsiasi commento, rammentate le parole della guida morale della spedizione cristiana contro i mori di Granada, per liberare la Spagna. Il capo militare si accorge che i suoi soldati sono i peggiori: assassini, ladri, stupratori…, erano state svuotate le carceri. “Monsignore”, chiese al capo spirituale, “con questa gentaglia dobbiamo combattere in nome della croce?”. “Lei può scegliersi il nemico”, rispose quello, “non gli alleati”.E vinsero.