SI PUO’ VIVERE COSI’?

SI PUO’ VIVERE COSI’?

Notte tra domenica e lunedì, non soffia un alito di vento, le finestre sono spalancate, si cerca di riposare. Un boato. Una bomba carta deflagra davanti a una palazzina a Miano, quartiere periferico e tristemente famoso di Napoli. Poco dopo, più di 50 colpi di pistola vengono esplosi in aria. La gente salta dal letto, si precipita a mettere al sicuro i figli. Non ci sono stati morti né feriti. Un fatto di “routine”, la notizia, quindi, non avrà grande eco. Un avvertimento. Un semplice avvertimento a qualcuno che sta infrangendo i patti. Un avvertimento che mette in allarme il rione e rende la vita invivibile alle famiglie. Da quanti anni Miano è sotto assedio? Da quanti anni le forze dell’ordine indagano su questi quartieri in balia della camorra? I fatti di cronaca, così simili, noiosi, non riescono più nemmeno a interessare i curiosi. Di novità, infatti, ce ne sono ben poche. La camorra comanda nelle sue enclavi, lo Stato non riesce a bonificare il territorio, la gente è costretta a convivere con questa anomalia. Gli inquirenti sanno nomi, cognomi, soprannomi dei vari clan e dei loro capi. Sanno degli equilibri, delle alleanze, dei disaccordi, delle velleità, delle fissazioni, delle vanità, della sete di potere e di ricchezze. Sanno che hanno a disposizione veri e propri eserciti armati non solo di pistole ma di armi pesanti. Due settimane fa a Caivano, alle spalle della mia parrocchia, durante una di queste maledette “stese”, sono stati esplosi colpi di kalashnikov. Tutti sanno tutto. Eppure poco o niente cambia. Perché? Se a una buona diagnosi non fa seguito una buona terapia, si muore lo stesso. I parroci della zona in un comunicato apparso poche ore dopo la sparatoria, esprimono tutto il loro sdegno: «Non si può che restare sgomenti e indignati per quanto sta accadendo in questi giorni per le strade del nostro quartiere di Miano. Un inizio di settimana con la paura, ci siamo svegliati prima con l’esplosione di una bomba e poi dagli spari esplosi. Ma si può vivere così? Può un Paese civile lasciare un popolo in balia di bande di criminali? Che interessa ai cittadini sapere qual è in questo momento il clan vincente e quale quello perdente? Che interessa loro conoscere la mappa della camorra e i nomi dei camorristi? Alla gente semplice, onesta, perbene, interessa solo vivere in pace. Ne ha tutto il diritto. Mentre allo Stato compete il dovere di assicurarlo». Il punto è proprio questo. Ai mali estremi occorre rispondere con rimedi altrettanto estremi. Non bastano più le volanti che arrivano dopo un fatto di sangue per i rilievi. È passato il tempo in cui la camorra riusciva a ingannare i cittadini fingendosi loro amica e benefattrice. È passato il tempo in cui potersi illudere quando le armi tacciano. Lo sappiamo bene, lo sappiamo tutti. La camorra, come un fiume carsico, continua a scorrere anche e soprattutto quando non emerge in superficie. Un torrente che, sotto i tuoi piedi, continua a scavare i suoi percorsi. E proprio mentre ti illudi che, chissà, forse possiamo anche abbassare la guardia, eccola, la vipera, riemergere, gettare la maschera, e mostrarti il suo vero volto. Un ghigno. Tu la guardi negli occhi, ne hai ribrezzo, ne hai paura. Ma continui a credere che lo Stato non ti lascerà solo; non può farlo, non lo farà. Continui a credere che non è possibile, che mentre le spiagge brulicano di bambini allegri e vocianti, che giocano, nuotano, si abbronzano, i tuoi bambini, a Miano, a Caivano, potrebbero rimanere uccisi da un momento all’altro. Il vero dramma è questo. Queste “stese” maledette sono un pericolo continuo. Camminiamo su un terreno minato. Se la “missione” è andata a vuoto, se la vittima designata non è stata uccisa, loro ritorneranno. Lo sanno tutti. A meno che le parti avverse non arriveranno a un accordo. Una “pace” sempre flebile, debole, dai confini incerti. Una “pace” che durerà solo pochi mesi. Hanno ragione i parroci di Miano e dintorni. Si può vivere così? No, non si può vivere così. Non si deve vivere così. L’ Italia, l’Europa non possono permettere che tanta gente onesta a Napoli è costretta a vivere così. La camorra non è un semplice nemico. È il nemico. Un nemico forte, potente, violento, sanguinario, vigliacco, strafottente, che non ama niente e nessuno. Un nemico da sconfiggere a tutti i costi.