STORIA DI “ROBERTA”. VIOLENTATA DAL PATRIGNO E LA MADRE ZITTA

DI CLAUDIA SABAPotremmo chiamarla Roberta, ma non è il suo vero nome.I genitori si sono separati quando lei è solo una bambina.Il giudice, la affida alla madre che ora ha un nuovo compagno.Vanno a vivere tutti insieme e ilménage a tre sembra andare per il meglio.Il patrigno la tratta molto bene, la riempie di attenzioni e le dimostra l’affetto di un padre.Poi un giorno inizia a guardarla con occhi diversi.La molesta.Fino a quando, solo in casa con lei, la violenta.E continua a violentarla, a molestarla, a umiliarla davanti agli amici.Per anni.A scuola bambina.A casa puttana.Tiene tutto per se’ e alla mamma non dice nulla.Lui la violenta e lei resta impassibile.Si vergogna persino per quello che subisce dal patrigno.Gli anni passano sempre uguali, tra violenze, soprusi e umiliazioni.Poi la madre scopre tutto.Ma non muove un dito per lei.Non la salva.Continua a lasciarla sola in quella prigione che il mostro le ha costruito intorno.A sua figlia racconta che quello è solo un gioco.Da quel momento in poi inizieranno i turni.Un giorno a testa giocheranno con lei.Il patrigno e la madre.Un giorno giocherà lui, il giorno dopo lei.La ragazza cresce in mezzo alle fiamme dell’inferno.Ma quel gioco inizia a non piacerle più.Parla con i suoi amicie inizia a raccontare tutto quello che succede in casa.Anche a loro quel gioco pare assurdo.Decide di andare via da quella casa e si trasferisce da suo padre che non vede da quando aveva quattro anni.Lui, che nel frattempo si è sposato, è molto felice di tenerla con se’.Il primo anno trascorre serenamente.Poi lui inizia a guardarla in modo diverso. Inizia a toccarla, a molestarla, a cercare un contatto più intimo con lei.Lei cerca di respingere i cattivi pensieri che le ricordano, una condizione già vissuta.E intanto lo respinge.Ma lui continua, non si ferma.Un giorno la prende e la violenta.È suo padre.Torna lo stesso incubo, tornano i fantasmi dell’adolescenza.Torna lo sconforto.Anche l’insegnante si accorge che la ragazza èassente, poco partecipe alle attività di classe.Segno che qualcosa non va.Si avvicina al lei prova a parlarle.Lei, finalmente, racconta.Del patrigno, della mamma, del padre.Di tutte le violenze commesse su di lei fino allora.L’insegnante la porta in ospedale e i medici confermano la violenza.Ai carabinieri racconterà i suoi anni di violenza. E scatta la denuncia.Il patrigno e la mamma vengono arrestati per violenza sessuale su minore.Il padre segue la stessa sorte con l’accusa di violenza sessuale.La ragazza si trova ora, in una struttura protetta.Ma i mostri e gli orchi sono ovunque.Sempre più spesso, li ritroviamo tra le mura di casa.Persone all’apparenza normali, ma crudeli dentro.E la crudeltà non è mai una malattia.È depravazione, è la cultura del più forte che può tutto.È mancanza di valori, d’amore.È il non amore di una società che sta insegnando odio, indifferenza, freddezza.