AUTONOMIA DIFFERENZIATA E AUTOSTRADE: DUE “A” CHE FANNO TREMARE IL GOVERNO

AUTONOMIA DIFFERENZIATA E AUTOSTRADE:  DUE “A” CHE FANNO TREMARE IL GOVERNO

Al vertice di Palazzo Chigi di ieri sera, ennesima fumata nera.I temi sul tavolo di serrate trattative fra due coniugi, separati in casa,ma uniti per “farsa ” di conveniente ragione politica, sono davvero scottanti: autonomia differenziata e il destino di Autostrade con Atlantia, l’azienda della famiglia Benetton interessata all’affare Alitalia, direttamente coinvolta nella tragedia del Ponte Morandi a Genova. Dopo ogni successo, capitò anche dopo le elezioni europee, la Lega torna sempre a battere cassa. Così adesso, dopo avere scritto la fatidica parola ” fatto!” anche alle olimpiadi invernali che si terranno a Milano e a Cortina nel 2026, il Carroccio torna alla carica. E lo fa sempre con roboanti annunci mediatici. Il testo della bozza sulle autonomie, caro alle politiche leghiste,viene sempre propagandato come esaustivo, equo,esauriente, salvo poi non ottenere in sede di incontri pre consiglio dei ministri il placet del consesso. In realtà la fretta e l’accelerazione volute dalla Lega mal si conciliano, secondo l’alleato di governo, con l’importanza e la delicatezza dell’argomento che coinvolge il paese intero in una scelta che potrebbe rivelarsi destabilizzante per la tenuta democratica della nazione. Anche ieri sera, quindi, nell’ennesimo braccio di ferro di vertice di governo, dopo ore e ore di serrate trattative, non si è raggiunto l’accordo su un testo concertato e concordato da portare in Consiglio dei Ministri oggi e poi in Commissione legiferante per la traduzione in un disegno di legge. Lo stesso leader del Carroccio, invitato da Bianca Berlinguer alla trasmissione ” Cartabianca” ha lasciato il tavolo delle trattative e in sua vece ha proseguito il sottosegretario Giorgetti. Il cambio di interlocutore non ha cambiato,però, le sorti delle trattative, naufragate per la presa di posizione dei Cinque Stelle. Di Maio, infatti, chiede di consentire alle commissioni parlamentari di esaminare e correggere il provvedimento che,invece, per Salvini non avrebbe più bisogno di ritocco alcuno. Di Maio avrebbe portato sul tavolo la valutazione negativa sul testo data dai tecnici del Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi. E pare si sarebbe lasciato sfuggire un’affermazione ” questi vogliono la secessione” ( cfr Corriere della Sera). Scalpita la Lega, il suo ministro per gli Affari Regionali, Erika Stefani, e i governatori delle tre regioni nordiche che hanno elaborato le intese. Ben 23 materie quali Cultura, Sanità, rapporti internazionali, programmazione e gestione delle autorizzazioni per le fonti energetiche che rappresentano il cuore di uno Stato verrebbero devolute integralmente alle regioni. Autorevoli esperti parlano di vera e propria ” secessione mascherata” e non semplicemente di autonomia. Di Maio e company sono consapevoli che questo regionalismo differenziato coinvolge il Sapere nazionale, la Salute dei cittadini, e tanti altri nevralgici aspetti che fanno di uno Stato una nazione. Che i ragazzi a scuola, secondo la latitudine in cui vivono, potrebbero essere costretti a studiare chi solo Cavour e storia sabauda e chi solo Borboni o Pitagora. Che i medici o i professori o i vigili o i poliziotti dovrebbero avere atto di nascita e certificato di residenza nelle regioni virtuose. Di Maio e company sanno che il procedimento, una volta portato in Consiglio dei Ministri ha un iter speciale. La bozza di disegno di legge da sottoporre al VOTO e non al VAGLIO del Parlamento, trattandosi di una procedura rafforzata di approvazione delle intese, viene recepito dalla Commissione legiferante, trasformato in disegno di legge che poi le Camere dovranno approvare a maggioranza assoluta senza discussione. ” Rinforzata” significa, infatti, che il ruolo del Parlamento è di mero recepitore, un notaio atto a ratificare quanto già in altra sede stabilito. In gergo tecnico/popolare: la politica del prendere o lasciare!Come quella che starebbe proponendo in queste ore proprio la Lega. Di Maio e company sanno che nel caso di legge con procedimento di approvazione rinforzata quale quella richiesta in questo caso, la funzione del Parlamento sarebbe solo quella ” notarile”, dovendo solo ratificare quanto di fatto già formalizzato dal governo e poi dalla Commissione. Alcuni esperti costituzionalisti fra cui il prof. Andrea Patroni Griffi, tre presidenti emeriti della Corte costituzionale Francesco Amirante, Francesco Paolo Casavola e Giuseppe Tessuto e altri illustri docenti avevano persino sottoscritto un testo inviato al Presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato. In questo documento era dato leggere l’accorato appello alle Istituzioni destinatarie della missiva, affinché impedissero la delegittimazione del Parlamento che deriverebbe dall’iter che l’esecutivo al momento pare volere seguire. Di Maio e company sanno che una devoluzione di ben 23 materie metterebbe in discussione seriamente la tenuta dello Stato unitario e lo stesso perseguimento della “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni riguardanti i diritti sociali e civili”. Oggi in queste materie è prevista costituzionalmente la legiferazione concorrente Stato/Regione. I livelli essenziali delle prestazioni, furono presi in considerazione quando nel 2001 venne dato dai governi di centro sinistra il via libera alla modifica del titolo V della Costituzione, anzi al suo scempio. Essi devono per legge essere garantiti su tutto il territorio nazionale perché fondati sui princìpi inviolabili sanciti dalla Costituzione. Un dato importante che le Intese odierne pare non tengano in debita considerazione è che“la legge delega sul federalismo fiscale prevedeva che il finanziamento delle spese relative ai LEP dovesse essere commisurato a fabbisogni, la cui quantificazione doveva avvenire con riferimento ai costi standard associati alla loro erogazione in condizioni di efficienza e appropriatezza su tutto il territorio nazionale e non alla spesa storica.(cfr. enc. Treccani) Si comprende benissimo come i Lep siano un punto nodale da definirsi antecedentemente ad ogni discussione inerente le Intese . Invece, tanto il Ministro Stefani,in commissione bicamerale per le questioni regionali, quanto il sottosegretario Giorgetti in commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, hanno sostenuto che i Lep non saranno definiti prima delle Intese, che occorre procedere speditamente alla attribuzione di funzioni e poteri tenendo conto in questo momento della ” spesa storica” ( ribaltando il senso degli stessi lep). Si tace, però, sul fatto che la ” spesa storica” danneggia il Sud. Si omette di affermare che non considerare i Lep e predeterminarli significa glissare sul fatto che un vero welfare deve comportare per ragioni obiettive e non assistenziali una trasfusione di risorse da Nord a Sud. Si mistifica la realtà omettendo di considerare, o se considerandolo,non prendendolo come punto di partenza, che vi è iniquità nella distribuzione del fondo sanitario parametrata sull’ età a scapito del Sud. Tanti i nodi e tante le incognite in un contratto di governo sempre più capestro per i Cinque Stelle che per onorarlo stanno affrontando una emorragia inarrestabile di voti. Di Maio e company sanno di non potere fermare la corsa del Carroccio verso l’autonomismo, perché il contratto lo prevede, ma vogliono , almeno, far valere le ragioni del M5S.Invocano un comportamento responsabile che richiede tempo, il tempo che serve a tecnici, esperti e poi politici a sciogliere i nodi su ambiente, sanità, trasferimenti fiscali alle Regioni, scuola, trasporti, in poche parole : il cuore di una Nazione. Il vertice ha un altro argomento caldo: la revoca della concessione ad Autistrade la società a maggioranza gruppo Benetton , per i fatti di Genova riguardanti il crollo del ponte Morandi. Il Movimento Cinque Stelle compatto, con in testa il ministro Toninelli chiede la revoca della concessione ad Autostrade, mantenendo la posizione assunta sin dai primi giorni della tragedia. Su Facebook Di Maio ha dichiarato:”Per anni i concessionari delle autostrade hanno infatti solamente arricchito il proprio portafoglio, aumentando i pedaggi al casello, spesso senza garantire un’adeguata manutenzione. Grazie all’impegno del ministro Toninelli, stiamo per attuare un’autentica rivoluzione che ci consentirà da gennaio del prossimo anno di avere persino tariffe ridotte e recuperi di efficienza anche oltre il 20 per cento”.( cfr. Repubblica) Sul fronte opposto la Lega che teme che una eventuale revoca della concessione possa pregiudicare l’affare Alitalia in cui la società Atlantia della famiglia Benetton sarebbe impegnata rischiando di fare saltare la possibilità di salvataggio della compagnia di bandiera italiana. La mezzanotte ha posto fine al braccio di ferro. Nessun KO, nessun abbandono di posizioni. Un nulla di fatto. I temi sono scottanti e al limite della tenuta della compagine governativa e riserveranno sorprese e prove di forza fino a una riconciliazione della coppia o fino al definitivo suo divorzio. Ai sondaggi e agli algoritmi l’ardua sentenza.