NO AL VERGOGNOSO RICATTO DI ARCELOR
Le immagini dei corpi di Oscar Alberto Martinez e di sua figlia di 23 mesi Angie Valeria indignano l’America, vengono mandate continuamente nei notiziari, provocano scandalo, lacrime, polemiche.Sono stati trasportati dalla corrente del fiume Rio Grande e rinvenuti nell’acqua fangosa. Uniti sotto la maglietta con cui il papà cercava di proteggere la piccola, e con il braccino di lei intorno alla schiena dell’uomo.Una delle tante, infinite tragedie di questa povera gente che cerca di entrare negli Stati Uniti aggirando il muro.Il fatto è che un conto è gridare «A casa loro!» stando tranquilli a casa propria, un altro conto è vedere, sapere le storie di ciascuno, riconoscere in questi “altri” persone esattamente come noi, solo più sfortunate. Vedere le loro facce.Ma di Alberto e Angie nemmeno le facce abbiamo potuto vedere. Solo quella maglietta, le scarpette della bambina ancora ai piedi, il braccino che non ha mai mollato la presa su colui che cercava di proteggerla.E adesso che si fa? Si continua come niente fosse? Le lacrime del coccodrillo?Macché, non siamo coccodrilli. Siamo raffinati cultori di realpolitik. Tiriamo fuori ragioni, dati, conteggi. Ci accaniamo contro i “buonisti”.Si chiamano “alibi”. E ci rendono peggiori dei coccodrilli, che agiscono guidati solo dal cervello rettiliano, solo per sopravvivere, e senza alibi.
