NON È SOLO CATTIVERIA. È UN SISTEMA. DA DOVE VIENE FUORI L’ORRORE?

NON È SOLO CATTIVERIA. È UN SISTEMA. DA DOVE VIENE FUORI L’ORRORE?

Sono rimasto sconvolto, come molti immagino, dai fatti di Reggio Emilia. Una barbarie allucinante. Penso a quanto avranno sofferto quei bambini a cui è stato fatto il lavaggio del cervello per fargli credere di essere stati violentati dai genitori, penso ai genitori che hanno visto i figli strappati dalle loro braccia, penso a quei bambini cresciuti in affidamenti più che dubbi e che ora hanno problemi di autolesionismo e tossicodipendenza… Verrebbe voglia di distogliere lo sguardo da quest’orrore. Ma no, non possiamo ignorarlo, perché non è il frutto di un’astratta cattiveria. Non arriva a caso – e non solo perché fatti simili sono già successi venti anni fa, ma perché è il frutto di un percorso, di certe scelte, qualcosa che cova nel nostro paese. E che dobbiamo affrontare. Perché accade una cosa così orribile? Da dove esce fuori? Certo, dallo schifo dei soldi. Il business degli affidamenti retribuiti fruttava decine di migliaia di euro. La ONLUS di Torino, già coinvolta in scandali precedenti, pare abbia incassato negli anni oltre 2 milioni di euro. I soldi si moltiplicavano nei modi più impensabili, a danno del pubblico. La cosa più assurda è che professionisti che sulla carta non ne avevano disperato bisogno, come spesso accade, erano disposti a imbrogliare pur di averne sempre di più… Contano qui anche le differenze di classe. I rapporti malati di questo paese, i legami di amicizia e di potere. Sembra di capire dai giornali che molte delle famiglie a cui venivano dati i bambini erano famiglie che avevano la possibilità di spendere, che erano ben ammanicate. E quelle a cui i bambini erano tolti avevano meno possibilità di difendersi legalmente o farsi sentire. Soldi, differenze di classe. Ma anche una delle più terribili logiche proprietarie: quella di volere un figlio a tutti i costi. Anche a costo di prenderlo dagli altri. Se c’era mercato, infatti, è anche perché c’era domanda. Le famiglie affidatarie non potevano avere un figlio, ma lo volevano lo stesso. Come accade in tantissimi casi in cui sempre di più si assiste a un vero “mercato delle adozioni”, in cui le famiglie dell’Occidente vanno sui cataloghi a scegliere i bambini dei paesi poveri. Perché in una società sempre meno collettiva, sempre più in guerra, con sempre meno tempo, il figlio è l’ultima occasione di sentirsi importante per qualcuno, di avere attenzione, di avere qualcuno che magari un giorno si prenderà cura di noi. Ma c’è ancora un altro fattore da considerare. La corruzione che investe questo paese non nasce oggi, certo. Ma possiamo dire che l’apertura dei servizi pubblici a logiche di esternalizzazione e di affidamento al Terzo Settore ha creato molte più occasioni? Lo dimostra anche il caso recente dell’ospedale napoletano San Giovanni Bosco. Le esternalizzazioni dei servizi producono una giungla di contratti, di scambi, che rendono più difficile il controllo e peggiore il servizio. Così come l’abbandono di certe attività da parte del pubblico ha aperto ad associazioni spesso senza scrupoli, ONLUS per finta. Che non devono risolvere un problema, ma vendere un prodotto, che è cosa ben diversa. Nel pubblico è più facile trovare un lavoratore che, avendo più diritti, vede e denuncia. In questo sistema a metà fra clientelismo, lusinghe, eterno ricatto, lo troveremo più difficilmente. E il bubbone crescerà per anni. C’è della follia nei fatti di Reggio Emilia. Ma la follia ha una sua logica: un paese che marcisce non può che produrre, come diceva Gramsci, “fenomeni morbosi”. Non voltiamo la testa altrove. Non è solo cattiveria, è un sistema. Smantelliamolo pezzo per pezzo, nella sua materialità e nella sua ideologia.