ANCORA A PROPOSITO DEL DECRETO SICUREZZA BIS

Dobbiamo certamente protestare contro il Decreto Sicurezza, far capire che è un provvedimento anti-democratico, che serve a rafforzare il potere di Salvini e delle classi dominanti e soprattutto che non riguarda solo i migranti e le ONG ma i lavoratori italiani e le comunità che lottano sui territori. PERO’ – non che voglia sempre vedere il buono per un’ottimismo di principio, ma noi siamo dialettici e quindi in ogni movimento individuiamo la contraddizione – dobbiamo anche ricordarci di due cose. 1. Se c’è questo provvedimento, è perché c’è chi ha lottato. Un provvedimento “repressivo” c’è perché c’è stato un movimento “espansivo”. Non siamo solo oggetti nella storia, ma anche soggetti. Anche oggi che sembra che niente si muova qualcuno ha portato avanti delle lotte che hanno ottenuto delle vittorie, o comunque costruito del consenso, che rende più difficile intervenire con “mezzi normali”, e quindi rende, se non necessaria, almeno conveniente la criminalizzazione. Che siano le ONG che hanno salvato vite in mare quando il Governo pensava che mettendo fine a Mare Nostrum e alle operazioni “search and rescue” era tutto risolto – fatto che ha sollevato un movimento di solidarietà che ha sostenuto questi gesti e ha posto per la prima volta da anni in modo chiaro il tema che la legalità non è la giustizia, e dunque della disobbedienza contro leggi che prevedono di lasciar morire la gente…Oppure che siano le pratiche di blocco stradale, di picchetto, usate dai facchini della logistica, che in questi anni hanno prodotto straordinarie vittorie.O ancora che siano i fumogeni, i fuochi d’artificio, i caschi protettivi che hanno accompagnato molte comunità in lotta, come il Movimento No Tav, con tutti i problemi che ha creato agli assetti di potere… Certo, la contraddizione, a questo livello ancora molto bassa, poteva ancora essere gestita con “mezzi normali”: non c’è necessità nella storia. Ma gli apparati repressivi sono apparati della “controrivoluzione preventiva” proprio perché vedono in ogni movimento che chiede giustizia sociale una minaccia globale in prospettiva. Dove la maggior parte delle persone vede solo una questione singolare, loro individuano il germe della destabilizzazione, e si predispongono da subito per il peggiore scenario. Non è una novità: se il potere politico e le forme giuridiche non intervengono per arginarli, questi apparati chiederanno sempre la massima libertà di azione. Quello che sta succedendo in Italia è proprio che, mentre le lotte permangono, quello che non tiene più è questo elemento di “freno” interno agli apparati pubblici e al corpo politico. Questa funzione l’avrebbero dovuta svolgere i 5 Stelle, ma il loro stesso impianto “né di destra né di sinistra” glielo rende impossibile, e poi c’è di mezzo la poltrona. La dovrebbero svolgere Mattarella, la magistratura, ma avete capito di chi stiamo parlando? Do you remember scandalo CSM? E il PD di Minniti, siamo sicuri che il Decreto Sicurezza non gli stia bene, almeno nella parte che sanziona le lotte sociali? 2. La conseguenza è che le lotte non smetteranno per un semplice intervento repressivo. Semmai cadrà qualche orpello “democratico”. Ma c’è un evidenza: puoi blindare il dibattito, puoi congelare per un po’ con la paura la normale dialettica sociale, ma troverai sempre dei pazzi che se ne fottono, persone che non hanno niente da perdere materialmente, gente che preferirà andare in galera piuttosto che cedere sui principi o vivere come schiavi. E’ stato così durante l’Italia di Bava Beccaris, è stato così durante il fascismo, è stato così sotto Scelba o in regime di Legge Reale e carceri speciali. O pensate che i diritti ci siano piovuti dal cielo e non siano intrisi del sangue di manifestanti morti per strada, carceri, confini, pestaggi? Noi siamo quei pazzi, ma non siamo soli. Di pazzi in giro ce ne sono molti di più di quanti pensiamo.Solo che non si conoscono. Solo che non sono organizzati. Solo che perdono ancora tempo appresso a scaramucce inutili, aspetti secondari, non vedendo la totalità del movimento. Il Decreto Sicurezza e in generale il “Governo Salvini”, nell’inasprire la repressione, potrebbe portare a un effetto paradossale. Quello di fare “selezione naturale” di persone e di atteggiamenti.Le persone che fanno politica per sport, per identità o convenienza personale, andranno via via a sparire, perché l’entità dell’impegno, dell’intelligenza richiesta, del rischio, sarà tale che solo su facebook o nel PD potranno restare. Gli atteggiamenti non utili alla sopravvivenza della specie andranno a spegnersi; perché per garantire la vita ci dovremo evolvere. Certo, i processi non sono mai meccanici e unidirezionali. Non c’è da adagiarsi. Però spesso la storia, quando sembrava chiudere una porta, ha socchiuso un portone.Sta a noi spingerlo.