QUANTO RESISTERÀ IL PD A DUE TESTE?
Orcro, figura mitologica, il cane a due teste (fratello di Cerbero, che ne aveva tre, come la destra-destra con tre capi: Salvini, Meloni, Berlusconi), padre incestuoso della Sfinge, madre di tutti gli enigmi, che paralizzava con domande insolubili chiunque la incontrasse. A questa creatura sofferente mi sembra somigliare oggi il PD, partito con un segretario e un contro-segretario. Come può ancora sopravvivere, e fare una politica credibile e coerente, una creatura simile che ha due linee politiche, due diverse strategie (o forse solo due tattiche momentanee) e due anime troppo diverse? Da una parte Zingaretti, che prova con la maggioranza del partito a tener vivi certi residui di valori e di regole come l’uguaglianza (almeno delle opportunità, nella versione veltroniana), la protezione sociale dei più deboli, i diritti del lavoro e dei lavoratori, la regolazione dei conflitti sociali attraverso l’azione dei corpi intermedi, un blando internazionalismo delle classi non abbienti; dall’altra Renzi con una riedizione (secondo me tardiva e fuori tempo) del blairismo che abbraccia con entusiamo l’iper neoliberismo, mostrando ogni possibile (secondo me acritico) entusiasmo per il nuovismo tecnologico-digitale visto come il nuovo orizzonte della storia, da assecondare più che da governare, in un’ottica che non mi sembra lontana da quella del capitalismo “compassionevole” di ascendenza USA. Che sia una creatura a due teste è di nuovo confermato dalla scelta di Renzi di indire una sua personale scuola politica e di organizzare una sua personale struttura di consenso, nella sostanza oppositiva alla segreteria Zingaretti e maggioritaria nei gruppi parlamentari PD usciti dalle liste elettorali del duo Renzi-Rosato. Quanto puó (soprav)vivere questa creatura non solo bicefala ma anche bi-anima? Non sarebbe meglio (e più onesto) che avesse luogo l’operazione chirurgica della separazione dei due gemelli politici siamesi imprigionati in uno stesso corpo/partito? Qui non si tratta di correnti e leader fra loro avversi (come nella DC, nel PCI, nel PSI) ma di anime politiche che pensano-sentono in modo inconciliabile all’interno di uno stesso partito. Nulla vieta che separandosi possano trovare anche accordo temporanei e collaborare su specifici programmi concordati, ma nella diversitá e nell’autonomia culturale di ciascuna delle due formazioni. Trovo personalmente insopportabile che Renzi crei una scuola politica al di fuori del partito di cui fa parte e credo che Zingaretti sia in grave ritardo nel non aver organizzato quella del PD che dirige da un anno ormai. Io penso che la separazione consensuale sia indifferibile. A crisi di governo in corso? (Non accetterò risposte che si riducano a battute ironiche, sarcastiche o sbrigative, che cancellerò da questo profilo. Se volete, rispondete con ragionamenti argomentati, che saranno graditi. Purchè non siano generici appelli emotivi all’unitá della sinistra, ecc. L’unità deve essere sostanziale, in sua mancanza si stipulano patti politici fra soggetti differenti.) PS. Credo che le elezioni siano purtroppo inevitabili… con tutto quello che ne conseguirá…
