NON FATEVI SCAPPARE QUEL RAGAZZO. PER TE CARLO DELLE PIANE

NON FATEVI SCAPPARE QUEL RAGAZZO. PER TE CARLO DELLE PIANE

Carlo Delle Piane era un artista vero.Tutti lo abbiamo amato per “Un americano Roma”, e per i tanti ruoli da caratterista.Io l’ho amato e scoperto come artista sopraffino grazie a Pupi Avati.Prima in tv, con “Jazz Band” . Poi al cinema, in “Una gita scolastica”, “Festa di laurea”, e soprattutto in “Regalo di Natale”, vero capolavoro di Avati, a mio modo di vedere. Lo incontrai proprio in quegli anni, come cliente. Comprò da me nel 1986 le Opere di Freud e di Jung (la mitica edizione Boringhieri). Arrivai a lui tramite passaparola, nientemeno che di Mario Monicelli, che invece aveva acquistato dei volumi di Paolo Spriano.Una persona educatissima, umile, cordiale, colta, sensibile. Direi dolce, anche se non è trendy, forse, in questa fase in cui se non dici cose da troglodita non fai colpo. Non era ancora uscito Regalo di Natale, uscì poco dopo averlo conosciuto. Lo vidi con Gladys, mi piacque da morire. Direi mi commosse.La capacità di disegnare col volto, con lo sguardo, e con le parole, la miseria umana, il talento efficace ma inutile del baro, la solitudine tristissima del vincitore di giochi d’azzardo.Una eccezionale metafora della vita, quel film. Allora non c’erano social, cellulari, mail. O telefonavi, o scrivevi una lettera, o una cartolina.Telefonai, lasciai un messaggio in segreteria telefonica. Quelle con la audiocassetta, che allora erano fantascienza.“Carlo sono Federico, quello che ti ha venduto la scorsa estate le Opere di Freud e Jung. Ho visto Regalo di Natale, sono rimasto stupefatto, mi hai commosso. Sei un grande artista, davvero”.Allora come oggi non davo del “lei” a nessuno, non mi viene proprio. Mi cercò alla sede della Ecolibri, la società per cui lavoravo vendendo libri (era la organizzazione di vendite rateali del Pci). Ovviamente non ero in sede, ci passavo una o due volte la settimana.Volle parlare col capo, Marco (credo fosse un funzionario del Pci, aveva sui 55 anni, somigliava molto a Antonio Tatò, sicuramente Fabio, Antonio, Claudio lo ricordano).Gli chiese di “ringraziare tantissimo per i complimenti immeritati quel ragazzo che mi ha venduto Freud e Jung, è veramente bravo, non fatevelo scappare”.Grazie a quella referenza casuale Marco mi spostò dai Castelli, che erano la zona assegnatami inizialmente, al centro storico di Roma. Lavorai altri sei mesi, guadagnai anche un bel po’ di soldi. A 23 anni, allora, un milione/un milione e duecentomila al mese era tantissimo.Non mi fecero scappare. Ma scappai da me, come ho fatto quasi sempre, con molti altri lavori. [Sono sempre stato orgoglioso di aver iniziato a lavorare impaginando a mano guide turistiche, e poi vendendo libri porta a porta.La strada è l’unica vera palestra, per capire come gira il mondo].