DI MAIO E SPADAFORA. FUORI DALLA MISCHIA, MA DENTRO IL POTERE

DI MAIO E SPADAFORA. FUORI DALLA MISCHIA, MA DENTRO IL POTERE

Ci sono in particolare due posizioni nel nuovo Governo- tra quelle assegnate al Movimento 5 Stelle – che sono oggetto di perplessità., ma in realtà hanno contenuti da osservare attentamente. Innanzi tutto il Ministero degli Esteri affidato a Luigi Di Maio ,a parte le facili ironie, ha alcuni significati politici di rilevo. E’ sicuramente un risarcimento al m5s, a fronte dell’assegnazione dei due ministeri economici ( quelli che davvero contano) al Pd. E’ uno strumento di blindatura della figura di Di Maio, indispensabile in un momento di forti tensioni interne al Movimento. E’ la conferma che questo governo è imperniato nella figura di Conte, che sara’ il vero titolare dei rapporti con l’estero. E’ il segnale di una trasformazione del m5s, che con questo ministero si accredita formalmente presso il consesso internazionale, uscendo dall’isolamento del “partito strano” e proponendosi come forza politica all’attenzione degli altri Paesi. Insomma si prenota un posto nel salotto buono della politica internazionale. Pensare che M5s non abbia colto l’occasione di questo nuovo governo per fare un salto in avanti, è cosa miope. Il momento è certamente di trasformazione repentina, vissuta con il fiato sospeso soprattutto a livello locale , dove amministratori e consiglieri nelle regioni e nei comuni, ancora per un po’ rimarranno disorientati. In questo panorama Di Maio agli esteri potrebbe segnare, in realtà , un punto di svolta anche nello spazio politico da occupare. Di Maio non solo resta Capo Politico, malgrado gli scossoni interni che probabilmente gli hanno fatto rischiare la caduta, ( voci interne raccontano di momenti di vera tragedia e di clima da regolamento di conti) , ma esce dai confronti politici piu’ spinosi, dal problema di dover dimostrare discontinuità rispetto al governo con la Lega , senza prestare il fianco ai sospetti di “voltagabbanismo”, cosa molto fastidiosa, soprattutto a seguito del tardivo e scomodissimo endorsement da parte di Salvini. In questo sento, Il prestigio e il livello confortevolmente “alto” degli affari esteri sono una perfetta opportunità, una nicchia dorata che consente di mettersi a tavola con chi conta, lasciandosi alle spalle i coltelli che volavano e forse voleranno in cucina. C’è poi Vincenzo Spadafora, passato da sotto segretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità, a ministro per le politiche giovanili e lo sport. D’istinto i tanti sostenitori della necessità di un governo che abbia a cuore tematiche sociali, senza pregiudizi culturali e ideologici, hanno accolto il cambio di poltrona come un’occasione persa. In un’ottica di discontinuità rispetto al precedente esecutivo, l’incarico ideale sarebbe sembrato quello alla famiglia, in netta contrapposizione d’intenti con il precedente titolare, il leghista Fontana. Ma sarebbe stato un ministero di peso? Un incarico adeguato? Spadafora è persona dal profilo pubblico mite, quasi sottotono, ma i ben informati dicono che abbia in realtà una sua credibilità e influenza a livello istituzionale che l’ha reso al di sopra delle parti e addirittura – si dice – molto ascoltati dalle parti di Palazzo Chigi e perfino del Quirinale. La sua mitezza, nasconderebbe poi un peso nei vertici del Movimento 5 Stelle: anzi, avrebbe addirittura un ruolo di gestione dei vertici stessi. Qualcuno arriva addirittura a dire che dietro all’’investitura di Di Maio come capo politico del Movimento e alla sua permanenza in quel ruolo ,vi sia stato proprio lui. Possibile pensare che a un personaggio di tale reale rilevanza sia stato assegnato un ministero farlocco? No, infatti le sue attuali deleghe vanno lette con attenzione, nei loro risvolti meno evidenti. In termini di intervento sociale, quello delle“politiche giovanili” è un contenitore nel quale ci puo’ stare veramente di tutto: dalla lotta alla discriminazione di genere, a quella contro il bullismo ( quindi con un piede dentro l’ambito della pubblica istruzione), al contrasto alle dipendenze ( quindi, magari la politica verso le droghe leggere), fino alla formazione finalizzata al lavoro. Una delega , quindi – almeno potenzialmente – larghissima e destinataria di altrettanto larghe attenzioni, perfino economiche. Ed è a questo proposito che anche l’incarico allo sport puo’ assumere un significato insospettabile: i prossimi saranno anni di campionati mondiali e di avvicinamento a giochi olimpici, con tutto cio’ che ne consegue. Un ministro intelligente e scaltro potrebbe mettere le mani su una materia rilevante e anche potente sotto il profilo della comunicazione popolare: quanto puo’ essere un buon palcoscenico la marcia di avvicinamento all’Olimpiade?