LA MALEDIZIONE DELLA FIORENTINA CONTINUA: ANCHE CON L’ATALANTA NIENTE PIU’ CHE UN PAREGGIO
Ormai siamo entrati nel leggendario: la Fiorentina non riesce a vincere nemmeno oggi, neanche essendo avanti 2-0 a sette minuti dalla fine, neppure scavando una trincea nel tempo di recupero e venendo salvata dal Var con un gol annullato al 92esimo. Insomma se continua così tra qualche mese, davanti al fuoco, i nonni racconteranno ai nipotini di quella volta che videro la Fiorentina trionfare a Ferrara con la Spal (“No, dai nonno, non è vero”). Volendo vedere il lato positivo i miglioramenti ci sono, la squadra piano piano sta trovando una fisionomia, però solo con un modulo davvero particolare, che richiede un movimento continuo (e quindi sfiancante) di centrocampisti e attaccanti. Ed ora come ora Badelj e Pulgar se la cavano solo con il cuore, ma le gambe decisamente non sono al top e quindi si arriva alla fine con la spia della riserva sul rosso fisso. Questa volta la Fiorentina deve fare a meno di “babbo Rocco”, tornato in America col proverbiale sorriso stavolta un po’ a mezz’asta. E non per i risultati sul campo, sia pure non esaltanti pur con tutte le giustificazioni derivanti da un calendario difficile e una squadra terminata solo in corso d’opera, ma per “il frontale” traumatico avuto con la burocrazia italica e le vacue promesse degli amministratori locali. Una vita lavorativa negli Stati Uniti, piena di successi peraltro, aveva fatto dimenticare a Commisso le paludi del suo paese di origine in cui, immancabilmente, affondano tutte le migliori intenzioni. “Credevo fossimo più avanti” la misuratissima dichiarazione del presidente viola dopo aver esaminato le varie opzioni per la costruzione di un nuovo stadio (o anche il rifacimento del vecchio Franchi), ma con la faccia che faceva capire moltissimo della delusione provata. E certo non poteva tranquillizzarlo il “Possiamo farlo in cinque anni!” sparato dal sindaco Nardella. Una rapida ricerca, non particolarmente difficile al giorno d’oggi, ha mostrato allo staff del presidente viola come questa fosse già la seconda volta che il primo cittadino dava questa scadenza, tralasciando le altre dichiarazione ottimistiche ripetute nel corso dei lustri come un vecchio Lp incantato. Diciamo che poi uno, pur con tutta la buona volontà, tende a diffidare… E insomma senza il presidente e con la sensazione non piacevolissima dell’ultimo posto in classifica in solitaria (dopo la vittoria pomeridiana della Sampdoria) la viola va allo scontro con la bestia nera degli ultimi anni con la stessa formazione e lo stesso modulo della partita con la Juventus. “Squadra che pareggia non si cambia” avrà pensato Montella. Ok, sì, il detto parla di squadra che vince, ma l’ultima vittoria della Fiorentina in campionato risale al pleistocene e quindi non sottilizziamo. Undici di partenza uguale ma atteggiamento abbastanza diverso: molto più guardinga la viola nel primo tempo rispetto alla sfida con i bianconeri in cui era partita a petto in fuori e lancia in resta. Ma è stato un primo tempo strano, diviso in tre quarti d’ora ben distinti: di cui il primo e il terzo sono stati controllati dall’Atalanta e il secondo dalla Fiorentina. E però alla fine del primo tempo il risultato è Atalanta 0 Fiorentina 1. Come si diceva anche la settimana scorsa il calcio non è il pugilato: le vittorie ai punti contano niente. E tra l’altro il gol di Chiesa è di Chiesa solo per “la semplificazione” varata qualche anno fa: ma il tiro di Federico (peraltro in netto miglioramento di condizione) sarebbe finito tranquillamente tra le braccia di Gollini se non ci fosse stata l’improvvida deviazione di Palomino a mandarlo a morire nell’angolo. Quindi, una volta tanto, una discreta botta di fortuna per la Fiorentina. Certo l’Atalanta un minimo scossa per la “tranvata” presa a Zagabria è sembrata: non precisa in molte situazioni la squadra di Gasperini, e poco incisiva negli ultimi venti metri, con un Muriel sì brillante, ma uno Zapata invece decisamente sottotono. Per la Fiorentina invece ottime notizie da Milenkovic (sempre in anticipo), Castrovili (ormai una garanzia), ma soprattutto dal professor Ribery, il quale sembra divertirsi un mondo a fare da guida ai ragazzini che si trova in squadra e specialmente a seguire le indicazioni tattiche che Montella gli dà, le quali si possono sintetizzare in un: “Franck, vai un po’ dove ti pare”. Ma poi arriva la ripresa: all’inizio calma e tranquilla, poi però Gasperini decide che è il momento di abbandonare ogni prudenza e dopo un quarto d’ora getta in campo Gomez ed Ilicic a fare compagnia a Zapata. E la Fiorentina piano piano si ritira come il mare a Mont Saint Michel: cioè torna indietro di una quindicina di metri attestando la linea Maginot ai limiti dell’area. Non che l’Atalanta crei moltissimo, ma la sensazione è che così non possa durare a lungo, se non che… Se non che la premiata ditta Chiesa-Ribery si inventa un gol di bellezza rara, con Federico che ruba palla a metà campo e poi con un lancio millimetrico pesca il francese che al volo di sinistro infila nell’angolo della porta atalantina. Una partita normale potrebbe anche finire qui, ma la Fiorentina ormai normale non è più da mesi, e quindi come detto a sette minuti dalla fine prende il 2-1 su un tocco fatato di Ilicic servito da Gomez con un assist al bacio, e poi ormai stremata e con i giocatori schiacciati nella propria area (ma perché?) prende due gol, nel recupero: il primo annullato, il secondo no. E ciao tre punti. Complimenti all’Atalanta per il carattere, sia chiaro, però Montella bisogna che cominci trovare una soluzione a questa mancanza di carattere e di sicurezza. D’accordo che la squadra è giovane e quando sono usciti Ribery e Chiesa ha perso un po’ le coordinate, però non è accettabile vedere un quarto d’ora finale tipo prima guerra mondiale. Avanti Vincenzo, sveglia, altrimenti Rocco potrebbe anche perdere la pazienza.
