ITALIA A 5 STELLE, DIECI ANNI DOPO. UNA FESTA IN TONO DIMESSO

Le assenze pesano. La più importante, quella di Di Battista, è l’unica che ha una giustificazione. Ma l’unità di quello che dieci anni fa’ si presentò sulla scena politica come Movimento innovativo e anti-sistema, sembra essersi dissolta. Lo dice la cronaca, e non riesce a nasconderlo neppure Davide Casaleggio, che si lascia andare ad un “hanno sbagliato a non essere qui”, che la dice lunga sul modo di pensare del ristretto gruppo dirigente del maggior partito populista italiano. E’ rimasta forse la festa del piccolo Napoleone patenopeo, sempre sorridente e orgoglioso di quelli che chiama “risultati che nessuno avrebbe mai pensato di ottenere”. Cita nell’ordine il reddito di cittadinanza ed il ridimensionamento dei parlamentari. Siamo sinceri, ci aspettavamo almeno due parole che si avvicinassero ad un mea culpa, ad una piccola riflessione sulla parentesi negativa che ha visto lo stesso Movimento condividere un programma di governo con quello che è diventato il simbolo politico del sovranismo italiano, la Lega di Salvini. La “base” mormora e si fa sentire. I più noti, come abbiamo scritto sopra, disertano. Cosa possiamo dire se non che siamo in presenza di una fase involutiva di un partito che si è sicuramente allontanato (o forse è sempre stato così?) dal suo popolo. Una “base” che sta aprendo gli occhi e si sta accorgendo delle non poche forzature imposte da un piccolo nucleo operativo che fa e disfa. Cade il mito di Rosseau? Il piglio di Casaleggio sembra la spia rossa che si accende. Evidentemente non è più sufficiente manovrare sapientemente a livello telematico. Le assenze pesano, come abbiamo detto, ed un popolo politico che credeva nell’innovazione e nel cambiamento portato avanti con il contributo di tutti, si sta ora spazientendo.A quanto sembra è in procinto di decollare una struttura organizzativa che stride con i principi originari. E’ lo stesso Di Maio che annuncia di voler lanciare un nuovo modello organizzativo basato sull’apporto di 80/90 persone. Ma non sfugge a nessuno la sua smania di leaderismo. Ed è questo forse uno dei punti meno graditi dalla base.E’ una “Italia 5 stelle” in tono dimesso; dove il problema sembra essere quello di tenere alto l’umore. Cercano di farlo alcuni tra gli eletti più noti, soprattutto i ministri che si incontrano tra le agorà allestite con una scenografia molto più “dimessa”, anche se comunicativamente punta proprio sullo spazio aperto come simbolo di aggregazione; ma siamo ben lontani rispetto al passato o allo stesso clima dei vecchi riti caratteristici dei Vaffa’-day. Non è un caso che sia stato affidato proprio a personaggi noti, vedi Taverna, il compito di preparare la platea ad un cambio di pelle che in realtà è solo di facciata. Nei contenuti prevale sempre e comunque l’imprevedibilità e talvolta l’istintività.Non sfugge la premura con la quale Grillo stesso ha anticipato la sua presenza di un giorno. Si punta molto sulla serata dei “pochi (intimi) ma buoni”. Sul grande palco, in fondo all’arena, saliranno soltanto Grillo, Di Maio, Conte, Fico, e Davide casaleggio.In fondo sarà questo il leit motiv che terrà banco ed il momento dove l’interesse collettivo riverserà la propria attenzione, ma è diverso l’approccio così come l’atmosfera.Per il momento possiamo definirlo come un tranquillo week end senza infamia e senza lode.